C’è una Giornata che vale una vita
DI CARLO CASINI
La Giornata per la vita 2015 (1° febbraio) è particolarmente importante, perché, è collocata all’inizio dell’anno in cui sarà celebrato il 20° anniversario della enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II, (25 marzo 1995), e che si concluderà con il Sinodo ordinario sulla famiglia e con il V° Convegno nazionale della Chiesa italiana con il tema del «Nuovo umanesimo».
«La Chiesa non si rassegna e non si rassegnerà mai»: sono le parole che accompagnarono l’istituzione della Giornata per la vita all’indomani dell’approvazione della legge 22 maggio 1978, che legalizzò l’aborto.
L’Evangelium vitae declina organicamente tutti gli aspetti teorici e operativi di tale impegno. Da essa estraggo l’invito a una «mobilitazione generale in vista di una nuova cultura della vita» (n.95). La Giornata è un’occasione straordinaria per determinare una «mobilitazione generale». L’auspicio è che sia celebrata in ogni parrocchia, in ogni momento liturgico, in ogni istituzione o gruppo della comunità cristiana. «Tutti insieme - insiste Papa Wojtyla - dobbiamo costruire una nuova cultura della vita» (n.95). Tutti? Sì, proprio tutti. Ma cosa possono fare ‘tutti’? In primo luogo c’è la preghiera per la vita dei bambini, per il coraggio delle madri e delle famiglie, per il perdono a milioni di donne (e di uomini!) che hanno attraversato il dramma dell’aborto. Poi c’è la solidarietà concreta, quale, ad esempio, può attuarsi attraverso il «Progetto Gemma: aiuta una mamma, salva il suo bambino» e attraverso una partecipazione, o almeno una vicinanza, che faccia dei Cav «l’espressione di una intera comunità che accoglie». Infine c’è l’approfondimento culturale che è preludio di un dialogo convincente con i ‘lontani’. Mi piace suggerire la rilettura dell’Evangelium vitae, ricordando l’utilità dell’abbonamento al mensile del Movimento per la vita Sì alla vita.
Il documento preparatorio del Sinodo ci domanda: «Come la Chiesa combatte la piaga dell’aborto promuovendo una efficace cultura della vita?» (n.44). La Giornata del 1° febbraio è un’occasione per cominciare a elaborare una risposta. La quale parte, inevitabilmente, dal riconoscere il concepito come membro della famiglia, anzi la ragione stessa della famiglia, la cui identità è definita dal Creatore come il luogo per garantire insieme a Lui il succedersi delle generazioni. Della famiglia il figlio è il membro più fragile e aggredito. Ce l’ha ricordato Papa Francesco nel suo discorso di Natale Urbi et Orbi, collocando tra i bambini «uccisi e massacrati» anche «quelli che lo sono prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita». Particolarmente a loro, oltre che ai già nati abusati, sfollati, uccisi, si riferisce il severo giudizio del Papa: «Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode».
Spesso ci sentiamo obiettare: «La vita è tutta la vita». È vero. Coerenza vuole che l’amore per i non ancora nati si estenda a ogni prossimo, specie se povero, debole, oppresso, minacciato di morte.
Ma ci sia almeno un giorno dell’anno tutto dedicato a lui: il piccolo-grande dimenticato. L’affermazione che «la vita è tutta la vita» non deve diluire o deviare lo sguardo della mente e del cuore della ’strage degli innocenti’ ma deve spingere alla coerenza nei riguardi di ogni emarginazione e sofferenza umana. Anzi: l’attenzione «al numero sconfinato di bambini a cui viene impedito di nascere» (così si esprime l’Evangelium vitae, nella sua preghiera finale «A Maria aurora di un mondo nuovo», elencando poi «i poveri cui è reso difficile vivere, gli uomini vittime di disumana violenza, gli anziani e malati uccisi dall’indifferenza o da una presunta pietà») deve essere la prima, perché la diversità rispetto alle altre categorie di poveri e di vittime è data da un generale rifiuto dello sguardo, una censura talora resa obbligatoria: che almeno nella Giornata per la vita essi non siano dimenticati.
Le parole conclusive del messaggio dei Vescovi italiani per la Giornata 2015 ci ricorda questo primato della riflessione sul concepito per costruire «Un nuovo umanesimo: la vera sfida che ci attende e che parte dal sì alla vita». È evidente l’allusione al Convegno ecclesiale di novembre, a Firenze, «In Cristo un nuovo umanesimo». Che oggi occorra un nuovo slancio nel campo culturale, civile, sociale, politico è evidente. Si deve ripartire dalla dignità umana riconosciuta sempre e ovunque, come ha ben detto Papa Francesco al Parlamento europeo. Anche in questa direzione la Giornata ormai imminente può dare un contributo indicando la prima pietra del rinnovamento «per costruire insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell’amore, lode e gloria di Dio creatore e amante della vita» (parole finali dell’Evangelium vitae).
Una «mobilitazione generale in vista di una nuova cultura»: a questo chiama la Giornata per la vita di domenica 1° febbraio, a pochi giorni dalla riflessione di Papa Francesco sui bambini «uccisi prima di vedere la luce», a vent’anni dalla «Evangelium vitae» di Giovanni Paolo II e nell’anno del Convegno ecclesiale di Firenze sul nuovo umanesimo
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