da www.avvenire.it del 29 settembre 2013
Al suono dei violini
Forse perché di tutti i suoni quello del violino è quello che più mi somiglia al suono della nostalgia, mi tocca maggiormente la storia del raccoglitore di violini perduti, quel ricercatore che raccoglie e che con pazienza e amore restaura i violini appartenuti ai musicisti scomparsi nella Shoah: strumenti venduti, perduti, sequestrati, finiti in qualche magazzino, tutti amorosamente recuperati e rimessi in grado di suonare, strumenti di valore e strumenti modesti, strumenti di grandi violinisti e di dilettanti senza presunzione. Che il violino sia uno strumento prediletto dagli ebrei, è noto a tutti. Chagall lo colloca in tanti suoi quadri, a rappresentar in qualche misura l’allegoria stessa della musica. E il wiz ci spiega la predilezione degli ebrei con una battuta amara: avete mai provato a fuggire con un pianoforte in spalla? Mi domando quale sia il suono di questi violini, ora che hanno ripreso a suonare. Se esso porti le tracce della loro storia, se evochi i loro antichi possessori scomparsi nei campi, se suoni più drammatico o più nostalgico per essere passato attraverso la soglia della morte. Se le sue corde risuscitate traggano suoni al di là dell’umano, da sembrare forse i violini degli angeli.
Anna Foa
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