E Pio XII abbracciò Roma ferita
Settant’anni fa, il 19 luglio 1943, l’aviazione statunitense bombardava Roma: 9.125 bombe da 690 aerei per 930,30 tonnellate di esplosivo; circa 1800 i morti. Egidio Picucci firma per noi la cronaca di quel lunedì di settant’anni fa.
“Lo scenario che si presentò ai cittadini a esplosioni finite, quando il rombo degli aerei che, in ondate successive avevano sconvolto tutto, si stava smorzando, suscitò un’incredulità generale. I muri rimasti in piedi sembravano quinte slabbrate di un palcoscenico portato via dal vento. Il morale della popolazione era a terra: nessuno s’aspettava un attacco del genere e tutti si aggiravano smarriti e silenziosi per le strade polverose e ingombre di macerie. Roma, la città eterna, non c’era più. A sollevare la gente dall’angoscia che l’opprimeva, arrivò la provvidenziale notizia che il Papa avrebbe fatto una visita a San Lorenzo nel pomeriggio, verso le 17,30. A quell’ora ci fu un corri corri generale verso la basilica, di fronte alla quale la gente si strinse attorno a lui, parlando più con gli occhi e le lacrime che con le parole. Pio XII, visibilmente commosso, allargò le braccia come per stringere tutti a sé e non lasciarli più″.
Per ricordare il tragico evento, ripubblichiamo anche le toccanti cronache che “L’Osservatore Romano” scrisse raccontando le due visite che il Papa fece alla città ferita dopo i due bombardamenti (il secondo avvenne il successivo 13 agosto). “In forma privatissima, senza alcuna scorta, (…) accompagnato soltanto da S. E. Rev.ma Monsignor Giovanni Battista Montini, Sostituto della Segreteria di Stato, l’Augusto Pontefice alle 17,20, appena ricevute le prime informazioni sull’entità della sciagura, ha lasciato il Vaticano per recarsi al più presto a portare di persona sollievo ai sinistrati. Dinanzi ai tanti tristi spettacoli delle devastazioni il Santo Padre faceva sostare a lungo la macchina, e chiedeva notizie sulle vittime e sull’entità dei danni. Il volto pallidissimo accennava all’interno dolore. (…) A stento, di fronte al diroccato pronao del Tempio, Sua Santità poté discendere, mentre l’onda della acclamazione erompeva da tutti i cuori. Incurante del terreno impraticabile per le rovine (…) genufletteva (…) invitando tutti alla cristiana preghiera per le lacrimate vittime”.
Le bombe provocarono anche danni inestimabili al patrimonio storico-religioso della città, danneggiando in particolare il cimitero del Verano (fu colpita anche la tomba di famiglia di Papa Pacelli) e la basilica di San Lorenzo. Fabrizio Bisconti ci racconta i lavori di ricostruzione della basilica, iniziati nel 1946 e resi possibili grazie all’impegno, in quegli anni così difficili, di Giovanni Battista Montini, Richard Krautheimer e padre Antonio Ferrua.
(©L’Osservatore Romano 19 luglio 2013)
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