da www.avvenire.it del 24 giugno 2013
RICERCA MEDICA
Speranza staminali
Una svolta per la Sla?
I primi esiti lasciano ben sperare. E soprattutto non hanno mostrato “controindicazioni” importanti. Anzi. I risultati clinici sono «significativamente migliori» della sperimentazione parallela avviata negli Stati Uniti. Un piccolo passo in avanti nella cura della Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla), che ha convinto l’Istituto Superiore di Sanità e l’Agenzia Italiana del Farmaco ad autorizzare anche la fase due della sperimentazione con cellule staminali celebrali umane, prelevate da aborti spontanei, avviata da Neurothon Onlus e diretta da Angelo Vescovi. Dunque, si andrà avanti trapiantando tessuti neuronali su altri sei pazienti, ma in zone più alte del midollo spinale rispetto alla consueta area lombare, all’altezza della regione cervicale.
La prima parte dei test, iniziata il 25 giugno dello scorso anno con il primo trapianto al mondo di questo genere e conclusa a marzo scorso, ha consentito di valutare la sicurezza della procedura sull’uomo. E i dati, illustrati ieri a Roma dall’associazione presieduta dall’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia, presule emerito di Terni, non solo mostrano che la tecnica utilizzata non ha complicazioni post operatorie e danni al tessuto spinale, ma anche che i pazienti vengono dimessi in media dopo solo dieci giorni e avviati alla riabilitazione.
Troppo presto per cantar vittoria, però. La ricerca comunque è unica nel suo genere, innanzitutto perché promossa da una rete di tante realtà del territorio, laiche ed ecclesiastiche. Ma è anche una sperimentazione, ha esordito Paglia, che alla speranza di dare in futuro una cura a chi soffre, «unisce la certezza e la trasparenza delle procedure, senza scorciatoie». Fede e scienza non devono essere messi sempre agli antipodi, dice così l’arcivescovo Paglia, perché «quando si riconoscono in cammino e si incontrano portano a straordinari progressi». Tuttavia la prima grande medicina per un paziente, ha aggiunto, resta «l’amore della famiglia, lei dà la forza per affrontare ogni male, senza di lei nella malattia tutto è più difficile».
Nessuna cura miracolosa, ci tengono difatti subito a precisare i ricercatori, le cellule prodotte dalla banca delle staminali di Terni sono innocue e non rigettate dall’organismo dei malati. È appunto l’assenza di «eventi avversi» a rendere positivi i risultati e aprire nuove frontiere nella terapia della Sla. Il prossimo obiettivo sarà appunto aumentare il numero dei pazienti trattati e la frequenza degli interventi che, eseguiti in una regione del midollo importante per il decorso della malattia, potrebbero dare numeri più promettenti. Già i primi segnali «non sono solo incoraggianti» per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ma «danno certezze». L’approccio è quello giusto, visto che non s’illudono le persone con false speranze senza evidenze scientifiche. In più, dimostra la «capacità della ricerca italiana» assolutamente all’avanguardia, sostiene il capo del dicastero, la «sussidiarietà del reperimento fondi» per far andare avanti sulle proprie gambe progetti credibili e la certezza che si sta «facendo un passo avanti nella cura delle malattie neurovegetative».
Le staminali hanno già dimostrato sugli animali di poter bloccare, o quanto meno rallentare, alcune patologia degenerative. Per questo sono spesso alla base del «turismo terapeutico» verso protocolli che non hanno criteri chiari e che «vendono speranza». Noi non vendiamo nulla, ha spiegato il coordinatore del progetto no profit Angelo Vescovi.
Alessia Guerrieri
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