Riceviamo dagli amici del CAV RASSEGNA STAMPA 5-6 febbraio 2013
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Da www.avvenire.it del 4 febbraio 2013

 

PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

 

C’è il matrimonio che ha “una tradizione chiara nel diritto”, e c’è poi “l’arcipelago delle altre convivenze non familiari”, per le quali “è bene che si cerchino soluzioni nel diritto privato e soluzioni patrimoniali, un terreno che la politica dovrebbe cominciare a percorrere”. A ribadirlo è stato mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, rispondendo questa mattina alle domande dei giornalisti nella sala stampa della Santa Sede dove ha presentato gli atti dell’Incontro mondiale della famiglia. È la prima conferenza stampa di monsignor Paglia nella sua nuova veste.

“Il crocevia dello Stato e della società è l’intreccio delle generazioni”, ha affermato il vescovo, secondo il quale “non dobbiamo pensare che il matrimonio sia giustificato solo dall’affetto: l’autosufficienza del sentimento non giustifica il matrimonio”. Il matrimonio, infatti, “è giustificato certo dall’amore, ma ha una struttura pubblica che non può essere allentata. Che poi ci siano diritti individuali da garantire, è bene che si percorra anche questa strada”. “L’uomo e la donna - ha aggiunto mons. Paglia - sono per la famiglia. Gli altri affetti non giustificano il matrimonio, perché quest’ultimo implica un amore coniugale e quindi la generatività. Se per matrimonio intendiamo qualunque affetto, allora abbiamo distrutto tutto e abbiamo perso tutti”.

“La famiglia c’è, al di là dei catastrofismi”. Ha assicurato monsignor Paglia. “Anche se non si vede - ha detto il vescovo - la stragrande maggioranza delle nostre famiglie vive una condizione di difficoltà, anche economica, e tuttavia resta un sostegno. Se oggi, in Italia e altrove non ci fossero le famiglie, non so i giovani che non trovano lavoro dove andrebbero”.

In Italia, ha ricordato mons. Paglia riferendosi ad una ricerca fatta in occasione dell’incontro mondiale delle Famiglie a Milano, circa l’80% dei giovani dichiarano di preferire il matrimonio, civile o religioso che sia, mentre solo il 20% opta per la convivenza. In Francia, “i sondaggi rilevano che il 77% desidera costruire la propria vita di famiglia, rimanendo con la stessa persona per tutta la vita”. Questo vuol dire, ha commentato mons. Paglia, che “la famiglia è ancora una buona notizia per il mondo di oggi”, come ha detto il Papa a Milano. Eppure, “il desiderio di famiglia - l’analisi del presule - oggi è stroncato da una cultura che privilegia l’individuo alla società, l’io al noi, i diritti dell’individuo a quelli della famiglia”.

“Attenzione a non mettersi su piani inclinati per dare risposte a ragioni che non siano quelle di una civiltà matura e responsabile”. Così mons. Paglia ha risposto al dibattito suscitato in Francia sulla legge relativa al matrimonio gay. “Se un’importante autorità governativa - ha commentato il presule - dice che con questa legge si vuole cambiare la civiltà, con una legge approvata dalla maggioranza, è evidente che si nasconde qualcos’altro”. “Onore, dunque, ai vescovi francesi” che hanno avuto “il coraggio di aprire un dibattito e sono a loro volta rimasti sorpresi dalle adesioni di altri, compreso il Gran Rabbino, uomini di cultura per nulla credenti, i rappresentanti dei luterani e dei musulmani francesi. È questa la via: dobbiamo tornare a pesare, prima di decidere per altri motivi”. Per i cristiani, infatti, “la vittoria è nella verità“, ha ricordato mons. Paglia che ad una domanda sulle unioni omosessuali ha citato Giorgio Gaber: “L’universo sa soltanto che senza due corpi differenti e due persone differenti non c’è futuro”. “Il rispetto per la verità - ha precisato il vescovo - non richiede l’abolizione delle differenze: esiste una pari dignità tra tutti i figli di Dio, l’uguaglianza è nella dignità, che è intoccabile”. Ciò che per la Chiesa non è accettabile è “quell’ugualitarismo malato che abolisce ogni differenza”. ​

 

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