16^ GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE RASSEGNA STAMPA - 16 novembre 2012
nov 15

  La Conferenza Episcopale Italiana, aderendo alla iniziativa di alcune associazioni di operatori del commercio, ha deciso di sostenere la raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare relativa alle aperture domenicali dei negozi e per restituire alle regioni potere decisionale al riguardo.  L’evento è programmato per Domenica 25 novembre e va ad aggiungersi alle diverse riflessioni  avviate da più parti con un momento particolarmente significativo in Lombardia con l’incontro mondiale delle famiglie del giugno scorso.

Occorre ricordare che dal primo gennaio è scattata la “liberalizzazione” degli orari per la totalità degli esercizi commerciali: negozi, bar, ristoranti, supermercati, discoteche che potranno restare aperti 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, senza alcun riguardo a domeniche o festività.   Il nuovo regime non ha mancato di suscitare valutazioni discordanti in particolare da parte dei commercianti che, affermano, rischiano di perdere decine di migliaia di posti di lavoro nei loro negozi.  Effettivamente il provvedimento pare  favorire la grande distribuzione a scapito dei piccoli negozi con il loro ruolo di presidio significativo di socialità comunitaria; ma non è tutto oro ciò che luccica visto che anche i grandi complessi non hanno vita facile con conseguente ricaduta sull’ occupazione (che diminuisce) e sulla qualità del lavoro e della vita dei dipendenti.  Ci si chiede a chi può giovare un provvedimento simile visto che, probabilmente, i consumi saliranno solo se si arriverà a più occupazione e tutelando il potere d’acquisto di salari e pensioni:  queste sono le urgenze!    La questione dell’apertura domenicale degli esercizi commerciali è di vecchia data tanto che MCL promosse, qualche anno fa, una raccolta di firme che arrivò a 430.000 sottoscrizioni in poche settimane.  La campagna, denominata “La Domenica è festa!” (sostenuta anche da Cisl, Acli, Panificatori e altre associazioni), arrivò alla Camera e lì si arenò mentre in Regione Lombardia ottenne il risultato di bloccare la situazione esistente senza ulteriori aperture.

La difesa del carattere festivo della Domenica e la salvaguardia dei giorni di festa sembrano essere temi strettamente cattolici.  Niente di più sbagliato anche se sappiamo bene che l’Eucarestia è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa: centralità ribadita in più documenti.  Basterebbe rileggere il catechismo della Chiesa cattolica (2184-2195) per verificare come la Domenica e la Festa siano primariamente giorno del Signore ma anche che l’istituzione della Domenica contribuisce a dare a tutti la possibilità di godere di sufficiente riposo e tempo libero che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa. Dunque una festa con diversi aspetti e per tutti, dal valore anche laico, proponibile a chiunque senza  che ci possa essere alcuna accusa di bigottismo.    Una riflessione su ciò che intendiamo per festa si estende a quale progetto di uomo e di società vogliamo e che senso diamo al tempo o, ancor meglio, alla qualità del nostro tempo. Se la prospettiva che è offerta ai giovani è l’apertura indiscriminata di bar e discoteche, e a famiglie e pensionati di frequentare quei nuovi templi che sono i centri commerciali passando lì i momenti di festa, davvero una valutazione va fatta in particolare per capire se la società abbia ancora principi e valori su cui poggiare il proprio cammino.   Vengono alla mente le espressioni di Giovanni Paolo II° che nella Dies Domini nota …nel contesto attuale le circostanze rendono precaria la possibilità per i cristiani di vivere pienamente la Domenica come giorno dell’incontro con il Signore….. Se la Domenica fosse privata del suo significato originario e in essa non fosse possibile dare spazio adeguato alla preghiera, al riposo, alla comunione e alla gioia potrebbe succedere che l’uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente più di vedere il cielo.  Allora, per quanto vestito a festa, diventa intimamente incapace di fare festa.  E senza la dimensione della festa, la Speranza non troverebbe una casa dove abitare.

MCL di Lombardia rinnova il suo impegno affinché la Domenica sia giorno ordinario di riposo dal lavoro, giorno di festa per la famiglia, giorno nel quale la comunità si ritrova e rinnova i legami di coesione. 

 

Hanno detto……..

 

La Domenica deve restare festiva per dare a tutti la possibilità di riflettere sul senso della vita. La Domenica è, nella Chiesa, anche la festa settimanale della creazione, la festa della gratitudine e della gioia per la creazione di Dio.  La Domenica nelle nostre civiltà occidentali si è mutata in un fine settimana, in tempo libero che certamente nella fretta del mondo moderno è certamente cosa bella e necessaria.  Ma se il tempo libero non ha un centro interiore da cui proviene un orientamento per l’insieme, esso finisce per essere tempo vuoto che non ci rinforza e ricrea.    Il tempo libero necessita di un centro: l’incontro con Colui che è la nostra origine e la nostra meta.  Il rischio è che l’irrequieta brama di vita che oggi non da pace agli uomini finisca nel vuoto di una vita persa.

Benedetto XVI° - Visita a Vienna

 

Il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa. La Sacra Scrittura (cfr Gen 1-2) ci dice che famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana……

Ai nostri giorni, purtroppo, l’organizzazione del lavoro, pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico.

Occorre perciò promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà.

Benedetto XVI° - Lettera di indizione Incontro mondiale: “la Famiglia, il Lavoro, la Festa” - Milano maggio/giugno 2012

 

L’uomo, l’apice della creazione, viene creato nel sesto giorno, il numero dell’imperfezione, che significa il limite, la caducità e la mortalità.  Il settimo giorno l’uomo esce dalla ferialità ed entra nella dimensione del canto, del riposo, del culto, della pienezza della festa.    Solo così, cioè entrando e vivendo la festa, l’uomo diventa veramente uomo, segno visibile di pienezza.  Se perdiamo la festa restiamo imprigionati nel sesto giorno, cioè dell’incompletezza e quindi nell’infelicità.

La festa è essenziale per l’esperienza della famiglia perché quando celebrano la liturgia festiva, l’uomo e la donna entrano nel tempo/tempio divino.   Pertanto la festa autentica non è né un orizzonte vuoto e inerte, né un mero week-end, ma è segno di una trascendenza resa disponibile alla creatura, un’opportunità unica con la quale umanizzare il tempo.

Card. Gianfranco Ravasi – Convegno internazionale Family2012 - Milano

 

Dopo la settimana di lavoro dove bisogna trovare spazi adeguati per la famiglia, (le imprese potrebbero fare molto….), ….finalmente c’è la Domenica.  Molto importante la Domenica perché è giorno del Signore e, proprio in quanto tale, anche giorno dell’uomo perché siamo liberi.  Questa era nel racconto della Creazione l’intenzione originale del Creatore: un giorno tutti siano liberi.  In questa libertà dell’uomo per l’altro, per se stessi, si è liberi per Dio.  E così penso che possiamo difendere la libertà dell’uomo difendendo la Domenica e le feste come giorni di Dio e così giorni per l’uomo.

Benedetto XVI° - Risposta ad una domanda alla Veglia del 2.6.2012 – Bresso/Milano

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