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nov 08

20121107-folcherinida www.avvenire.it del 7 novembre 2012

 Odoardo Focherini

Un beato giusto (di Antonio Airò)

​Beato per la Chiesa. Giusto delle nazioni per Israele. Questi è Odoardo Focherini. Ancora una volta la santità imbocca strade impreviste e, anche, imprevedibili. Ma non certo estranee a chi ha fatto del Vangelo la sua regola di vita e l’ha percorsa fino in fondo credendo che contassero «preghiera, azione, sacrificio», tre parole spesso considerate con sarcasmo da una generazione che si affidava ai valori dello Stato etico proclamato dal Duce.

Preghiera, azione, sacrificio che hanno invece segnato in profondità, negli anni tragici della guerra, la vita di non pochi laici cattolici che non hanno esitato - e hanno pagato per questo - a dare testimonianza di fede. Odoardo Focherini è uno di loro. Un uomo libero che ha concluso la sua esistenza nel dicembre 1944 nella tetra prigionìa del lager di Hersbruck, ultima tappa di una serie di trasferimenti in vari campi di concentramento, avendo accanto a sé Teresio Olivelli.

Un uomo “normale”, lo si potrebbe definire. Con una splendida e amatissima famiglia, moglie e sette figli. Con una professione di prestigio nel mondo delle assicurazioni e dell’editoria che lo avrebbe portato ad assumere anche la carica di amministratore del quotidiano cattolico bolognese L’Avvenire d’Italia accanto al direttore Raimondo Manzini.

Con una ininterrotta serie di incarichi dirigenziali nell’Azione cattolica della sua diocesi di Carpi, dove operava tra gli altri un sacerdote “singolare”, don Zeno Saltini. Un laico impegnato nella Chiesa e nella società del suo tempo, Focherini, sorretto - come emerge dai suoi scritti (era riuscito a inviarli anche dai lager dove era stato rinchiuso) - da un’intensa spiritualità familiare ed ecclesiale. «Se dovrà tacere la penna, - scriverà alla moglie nel luglio 1944 dal campo di concentramento di Fossoli, dove era detenuto per essersi prodigato instancabilmente a favore degli ebrei braccati dai nazifascisti dopo l’8 settembre - nulla e niente impedirà alla preghiera e al cuore di tenerci sempre in più che affettuosa comunicazione. Il Signore è con noi e noi fidiamo in lui».

Con la guerra, la preghiera e l’azione - che la Chiesa non si stancava di richiamare nei fedeli laici, in una stagione drammatica dove sarebbe sempre più emerso che “pietà l’è morta” - si completano a vicenda. E producono in Focherini la scelta, consapevole, di dare se necessario anche la vita per aiutare i «fratelli ebrei». E lo farà con una capacità organizzativa notevole, che gli consentirà di riuscire a salvare più di cento persone, nascoste e accompagnate alla frontiera con la Svizzera grazie a falsi documenti e salvacondotti.

Un impegno sfibrante e rischioso, sempre affrontato - come avrebbe poi ricordato uno dei sopravvissuti - con serenità. «Metteva buon umore; era un giullare di Dio, trovava sempre la parola buona, giusta per ogni occasione». Ma Focherini era mosso soprattutto da quella compassione evangelica che avrebbe animato non pochi laici e religiosi - a Carpi, come in altre realtà ecclesiali dell’Italia del Nord sconvolta dalla guerra e dalle rappresaglie - a farsi concretamente solidali con quanti erano esclusi e perseguitati per ragioni di razza o di diversa religione. Le scelte di Focherini - è doveroso sottolinearlo - non sono isolate. Ma piuttosto si inseriscono in comportamenti diffusi, che giustamente ora la Chiesa riconosce: è il Vangelo di Gesù vissuto fino in fondo, quello di Focherini.

Ma già la moglie di uno degli ebrei da lui salvati lo aveva colto e confidato. «Odoardo è un santo speciale… un santo sereno… Noi tutti siamo i miracolati di Odoardo». Un santo sereno, a cui guardare con fiducia in tempi di difficile serenità. Un beato giusto.

 Antonio Airò

© riproduzione riservata

 

VIVERE IL VANGELO

 Focherini sarà beatificato il prossimo 15 giugno

 Sarà beatificato a Carpi il prossimo 15 giugno 2013, con una celebrazione presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il venerabile Odoardo Focherini, esponente dell’Azione cattolica e amministratore de L’Avvenire d’Italia, morto martire in odium fidei, nel 1944, presso il campo di concentramento di Hersbruck, in Germania, per aver salvato più di cento ebrei dalla deportazione.

La notizia è stata data dal vescovo di Carpi, Francesco Cavina, anche tramite un videomessaggio su youtube e subito condiviso tramite i principali social media. La fede cristiana vissuta, l’apertura alla solidarietà, la partecipazione attiva agli ideali di un cristianesimo coerente così come erano proposti dall’associazionismo cattolico del suo tempo sono le caratteristiche di Odoardo Focherini, uomo normale-marito, padre di famiglia, assicuratore di professione e giornalista per passione, da sempre impegnato nella realtà ecclesiale e sociale del territorio - che dopo l’8 settembre 1943 si sentì chiamato ad una carità tanto radicale da portarlo, insieme all’amico e sacerdote carpigiano don Dante Sala, a costruire per gli ebrei perseguitati una rete di fuga verso la Svizzera.

Una «missione», ebbe a dire lo stesso don Sala, «che sentiva di dover compiere senza alcun tentennamento. Era la parola chiara di Cristo che suonava nel suo cuore tanto generoso. Il suo operare - prosegue il sacerdote - era tutto il Vangelo vissuto nella sua vita personale, familiare, sociale, ecclesiale, era una testimonianza completa di come dovrebbe essere la vita di chiunque si professi cristiano». Nella primavera del ‘44 l’arresto, la reclusione a Bologna e poi a Fossoli di Carpi: qui conosce Teresio Olivelli, un altro martire della resistenza cattolica. Transitando per Gries di Bolzano, in settembre Focherini giunge a Hersbruck, trovandovi la morte il 27 dicembre 1944, a soli 37 anni, per una grave setticemia alla gamba.

Di quei terribili mesi, vissuti, come tutto il resto della sua esistenza, con una carica di serenità e fiducia pur nella tribolazione, rimane una testimonianza preziosa: il corpus delle lettere che Odoardo, clandestinamente e non, ha fatto pervenire alla mamma, agli amici più cari e soprattutto alla moglie Maria Marchesi, intensamente e profondamente amata; il pensiero fisso sui sette figli che sa di avere lasciato in un momento difficile ed incerto. Documenti che restituiscono il ritratto di un laico cristiano pienamente inserito nella storia del suo tempo e con lo sguardo fisso su Gesù.

Solo a guerra ultimata, il 6 giugno del 1945, la triste notizia della morte di Odoardo arriva a Maria. Da quel giorno in poi le attestazioni di stima non si sono mai fermate. Tra i vari riconoscimenti ricevuti, la Medaglia d’oro delle Comunità Israelitiche (Milano, 1955), il titolo di «Giusto fra le genti» (Gerusalemme, 1969) e la Medaglia d’oro al Merito Civile (Roma, 2007). È dell’inizio del 2012 la prima biografia, a cura dello storico Giorgio Vecchio, dal titolo Un «Giusto fra le Nazioni». Odoardo Focherini (1907-1944). Dall’Azione cattolica ai lager nazisti (Edizioni Edb, Bologna 2012), che ne ricostruisce il profilo e le scelte di vita.

«Questa beatificazione - ha commentato il vescovo Francesco Cavina - è una notizia che suscita grande gioia in me, in tutta la comunità diocesana di Carpi e non solo; Focherini è segno indiscusso della fecondità della Chiesa locale: la sua capacità di amare il Signore e mettersi a servizio dei fratelli è per noi un dono e una responsabilità, un forte richiamo a non lasciare inaridire la nostra fede. Perfetta imitazione di Cristo, Odoardo Focherini - ha concluso il vescovo di Carpi - è arrivato davvero a mettere in pratica il Vangelo».

 Benedetta Bellocchio

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