da www.avvenire.it del 31 ottobre 2012
CAMERA
L’aula della Camera dei Deputati ha approvato definitivamente il disegno di legge anticorruzione. Il provvedimento è ora legge dello Stato. Ha votato contro l’Idv mentre la Lega Nord, pur avendo ieri votato no alla fiducia al governo, oggi si è espressa a favore delle nuove norme. Si sono astenuti i Radicali e Alfredo Mantovano (Pdl).
Basta con i condannati seduti sugli scranni del Parlamento. È questo uno dei punti qualificanti della nuova
legge, ancora più significativo considerando gli scandali, gli episodi di malaffare che hanno investito negli ultimi tempi più di un uomo politico. Con una delega al governo, da varare entro un anno dall’entrata in vigore della legge, verrà stabilita l’incandidabilità per tutti gli incarichi elettivi (alla Camera, al Senato, sul territorio e all’Europarlamento) e di governo. Saranno incandidabili i condannati in via definitiva per reati gravi come quelli di mafia e quelli contro la pubblica amministrazione (concussione, corruzione, etc.). Per gli altri reati l’incandidabilità ha come riferimento le condanne oltre i tre anni.
C’è poi una stretta decisa ai magistrati fuori ruolo, il via libera all’Autorità nazionale anticorruzione, che sostituisce la Civit (Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche), la modifica dei reati di concussione e corruzione, con l’introduzione di nuove fattispacie di reato come il traffico di influenze illecite e la corruzione tra privati, c’è più trasparenza su incarichi e pubblici appalti. Insomma la lista delle novità introdotte con il ddl anticorruzione è lunga e rappresenta sicuramente un salto di qualità per il nostro Paese.
Nel capitolo corruzione e concussione si introducono le fattispecie di traffico di influenze illecite (punito con il carcere da 1 a 3 anni) previste per chi sfrutta le sue relazioni con il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio per farsi dare o promettere denaro o altro vantaggio patrimoniale quale contropartita della mediazione illecita o per remunerare il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio. La corruzione tra privati è punita con il carcere da 1 a 3 anni e riguarda i vertici di società che compiendo o omettendo obblighi connessi ai propri obblighi, arrecano danno alla società stessa. È prevista la procedibilità per querela dell’offeso salvo che dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nell’acquisizione di beni o servizì, quando si procede d’ufficio.
I reati contro la pubblica amministrazione vedono una riformulazione delle pene: per il peculato quella minima passa da 3 a 4 anni; per la concussione, che ora si può riferire solo al pubblico ufficiale che costringe a dare o a promettere, dai 4 ai 6 anni (mentre la massima sale a 12). La corruzione per l’esercizio della funzione da parte del pubblico ufficiale che prende o riceve denaro o altra utilità prevde una pena da 1 a 5 anni.
Aumentano le pene per la corruzione in atti giudiziari (da 3-8 a 4-10 anni), per la corruzione propria (da 2-5 a 4-8), per l’abuso d’ufficio (da 6 mesi-3 anni a 1-4 anni). L’induzione indebita a dare o promettere utilità ricalca la concussione per induzione, con una riduzione di pena rispetto all’attuale concussione (3-8 anni rispetto ai 4-12 attuali) ma viene coinvolto anche il privato.
Sempre in tema di Pubblica amministrazione la norma stabilisce il divieto per tutti i dipendenti pubblici di chiedere o accettare, a qualsiasi titolo, compensi, regali o altre utilità, in connessione con l’espletamento delle proprie funzioni o dei compiti affidati, fatti salvi i regali d’uso, purchè di modico valore e nei limiti delle normali relazioni.
Si stabilisce poi la trasparenza delle attribuzioni affidate a esterni per le posizioni dirigenziali, nella pubblica amministrazione (quelli scelti cioè non attraverso un concorso). Si impone alle amministrazioni pubbliche di
comunicare al dipartimento della Funzione pubblica tutti i dati (compresi curricula e titoli) sui dirigenti individuati discrezionalmente dall’organo di indirizzo politico senza procedure pubbliche di selezione. Le informazioni fornite saranno trasmesse alla Autorità nazionale anticorruzione.
C’è anche il codice di comportamento per i dipendenti della pubblica amministrazione. Per chi non lo rispetta scatteranno sanzioni fino al licenziamento per i casi di violazioni più gravi. La norma stabilisce che chi reca danni patrimoniali alla P.A., violando le regole di comportamento, pagherà di tasca propria.
La nuova Authority anticorruzione avrà poteri ispettivi e sanzionatori e approverà il piano nazionale anticorruzione predisposto dal dipartimento della Funzione pubblica. L’autorità, tra le altre cose, esercita la vigilanza e il controllo sull’effettiva applicazione e sull’efficacia delle misure adottate dalle pubbliche amministrazioni sul rispetto delle regole sulla trasparenza dell’attività amministrativa. Mette poi a punto un piano di prevenzione della corruzione che fornisce una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici. Tra i suoi compiti anche il monitoraggio dei rapporti tra l’amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di
vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell’amministrazione.
Ogni istituzione avrà un indirizzo di posta elettronica per comunicare con i cittadini e pubblicherà ruoli, incarichi, retribuzioni ma anche procedimenti amministrativi, costi di opere e servizi. Chi ha svolto ruoli dirigenziali nella P.A non potrà per tre anni svolgere ruoli analoghi in enti privati che lavorano con la PA. Il dipendente che denuncerà malversazioni sarà tutelato.
Nel capitolo dei magistrati fuori ruolo si introduce l’obbligo per i giudici (ordinari e amministrativi) con funzioni apicali di dichiararsi fuori ruolo. Per tutti gli altri casi sarà il governo attraverso una delega a stabilire entro 4 mesi quali saranno le altre fattispecie. Fissata in 10 anni la durata massima delle attività extra, fatta
eccezione per chi ha incarichi elettivi presso gli organi costituzionali o internazionali. Per chi svolge funzioni di supporto resta il termine di 10 anni che scatterà dall’entrata in vigore della legge; per chi ha un incarico in corso si attenderà la fine naturale di quest’ultimo.
Per quanto riguarda gli arbitrati questi saranno vietati ai magistrati (ordinari, amministrativi, contabili o militari) e agli avvocati dello Stato così come ai componenti le commissioni tributarie. Le pubbliche amministrazioni potranno continuare a ricorrere agli arbitrati per le controversie relative a lavori, servizi, forniture, concorsi di progettazione e idee, purchè ci sia un’autorizzazione motivata da parte dell’organo di governo dell’amministrazione, pena la nullità.
Le norme valgono anche per le società controllate o pubbliche (in questo caso il via libera motivato deve essere del rappresentante legale). Contro il rischio mafia, in ogni prefettura saranno esposte liste di imprese virtuose (entro due mesi dall’ok al ddl il governo varerà un decreto sul certificato antimafia), mentre chi è condannato per reati gravi come corruzione e mafia non potrà più concorrere ad appalti con la P.A..
© riproduzione riservata
Commenti recenti