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20120911-primo-giorno-di-scuolaDa www.avenire.it del 11 settembre 2012

RAPPORTO OCSE

In Italia, la percentuale di laureati resta tra le più basse dell’area Ocse, ed è cresciuta lentamente nell’arco degli ultimo 30 anni.
Secondo i dati del rapporto Education at a glance, pubblicato oggi, il 15% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha un titolo di studio universitario o di livello equivalente, contro una media Ocse del 31% e una media dell’Ue a 21 del 28%. In Francia, la quota è del 28%, in Gran Bretagna del 38% e in Germania del 27%.

La percentuale di laureati nella fascia d’età 25-34, inoltre, è superiore di soli 10 punti a quella registrata nella
fascia 55-64, 21% contro 11%, cosa che indica un incremento lento della quota di persone che terminano gli studi universitari. Tale differenza è invece, per esempio, di 25 punti percentuali in Francia (18% contro 43%) e di 21 in Spagna (18% contro 39%); in media, nei Paesi Ocse, il divario è di 15 punti percentuali, 38% contro 23%.

Ciononostante, il nostro Paese resta tra i migliori nell’Europa continentale per l’accesso all’insegnamento universitario dei giovani con genitori dal basso livello di istruzione: 11/a tra i membri Ocse, davanti a Germania, Austria, Francia e Belgio, ha un rapporto tra le due quote di 0.46, con una percentuale di accesso del 27%, a fronte di un 58% di famiglie con genitori poco istruiti.

I NEET: NE’ STUDIO NE’ LAVORO
Non studiano né lavorano. Sono i giovani cosiddetti Neet (”Not in education, employment or training”) che
in Italia rappresentanto il 23% dei 15-29enni. Un dato che colloca l’Italia al quinto posto fra i paesi Ocse. È quanto emerge dal Rapporto 2012 sull’Educazione dell’organizzazione.

Siamo ben al di sopra della media Ocse del 16%. Quello dei Neet da noi è un fenomeno che ritorna, sottolinea l’Ocse che chiede ai governi di “farsi carico del problema”: erano il 26% nel 1998, sono scesi al 19% nel 2003. Poi i Neet in Italia sono cresciuti rapidamente “a causa della recessione globale che ha
colpito il paese nel 2008″. Oggi sono appunto a quota 23%.

SPESA PER ISTRUZIONE AL 4,7% DEL PIL, LA MEDIA OCSE E’ AL 5,8%
Se in generale la spesa annua per studente in Italia è sostanzialmente in linea con la media Ocse (9.055 dollari a fronte di 9.249), passando dall’asilo all’università i livelli di spesa nel nostro Paese cambiano
parecchio. La spesa per studente, infatti, è addirittura sopra la media Ocse dall’asilo alle elementari (e anzi è una tra le più alte se riferita ai bambini di tre/quattro anni, 93 e 97% contro rispettivamente 66 e 81%), la spesa per studente salendo nei livelli di studio non aumenta così come negli altri Paesi: il risultato è che all’università scende di parecchio sotto la media Ocse attestandosi a 9.562 euro a fronte di 13.728.

Il rapporto Ocse sottolinea anche che nel 2009 la spesa per l’istruzione in Italia è stata pari al 4,7% del Pil a fronte di una media Ocse del 5,8%. Rispetto al totale della spesa pubblica, quella per l’istruzione in Italia (9%) è la seconda più bassa (al primo posto si piazza il Giappone).

IN ITALIA I PRO PIU’ ANZIANI D’EUROPA
L’Italia ha i professori più anziani dell’area Ocse. Secondo il rapporto Education at a glance, nel nostro Paese il 58% dei docenti di scuola secondaria ha più di 50 anni, e solo il 10% ne ha meno di 40. “È difficile trovare una causa, probabilmente a un certo momento c’è stato un problema nel ricambio - ha spiegato Eric
Charbonnier, della direzione educazione dell’Ocse - È però chiaro che è una situazione urgente, su cui bisogna agire, altrimenti causerà problemi per il futuro”.

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