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lug 08

20120708-focolari

«A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha» (Mt 13,12)

Con queste parole Gesù risponde ai suoi discepoli che gli avevano chiesto perché parlasse in parabole. Egli spiega che non a tutti è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma solo alle persone ben disposte, a quelle che accolgono le sue parole e le vivono.
Fra i suoi ascoltatori ci sono, infatti, alcuni che chiudono volontariamente occhi e orecchie per cui “pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono”[1]. Sono coloro che vedono e ascoltano Gesù, ma, pensando di conoscere già tutta la verità, non credono alle sue parole e ai fatti che le confermano. E così finiscono per perdere anche quel poco che hanno.

«A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha».

Quale è dunque il significato di questa frase di Gesù? Egli ci invita ad aprire il nostro cuore alla Parola che è venuto ad annunciarci, e di cui ci chiederà conto alla fine della vita. Gli scritti evangelici ci mostrano come l’annuncio di questa Parola sia al centro di tutti i desideri e di tutta l’attività di Gesù. Noi lo vediamo recarsi di villaggio in villaggio, per le strade, per le piazze, per le campagne, nelle case, nelle sinagoghe ad annunciare il messaggio della salvezza, rivolgendosi a tutti, ma specialmente ai poveri, agli umili, a quelli che erano stati emarginati. Egli paragona la sua Parola alla luce, al sale, al lievito, ad una rete calata in mare, al seme gettato nel campo; e darà la vita perché il fuoco, che la Parola contiene, divampi.

«A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha».

Dalla Parola, che egli ha annunciato, Gesù si aspetta la trasformazione del mondo. Di conseguenza, egli non accetta che di fronte a questo annuncio si possa restare neutrali o tiepidi o indifferenti. Non ammette che un dono così grande, una volta ricevuto, possa rimanere inoperoso.

E per sottolineare questa sua esigenza, Gesù riafferma qui una sua legge che sta alla base di tutta la vita spirituale: se uno mette in pratica la sua Parola, egli lo introdurrà sempre più nelle ricchezze e nelle gioie incomparabili del suo regno; al contrario, se uno trascura questa Parola, Gesù gliela toglierà e l’affiderà ad altri per farla fruttificare.

«A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha».

Questa Parola di vita ci mette in guardia quindi contro una grave mancanza in cui  potremmo cadere: quella di accogliere il Vangelo, facendolo magari solo oggetto di studio, di ammirazione, di discussione, ma senza metterlo in pratica.

Gesù invece si aspetta da noi che accogliamo la Parola e che la incarniamo dentro di noi, facendola diventare quella forza che informa tutte le nostre attività e così, attraverso la testimonianza della nostra vita, sia quella luce, quel sale, quel lievito che a poco a poco trasforma la società.

Prendiamo allora in evidenza durante questo mese una fra le tante Parole di vita del Vangelo e mettiamola in pratica. Arricchiremo la nostra gioia con altra gioia.

Chiara Lubich

Pubblicata nel 1996,  in Città Nuova, 1996/12, pp.32-33.

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