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Assisi - Sacro Convento, 18 giugno 2012
Convegno Economia/I frati «Un nuovo dizionario per vincere la battaglia»
«Va redatto un nuovo dizionario, ricco di lemmi in risposta alla crisi: Uomo, Fraternità, Povertà, Mestieri, Lavoro, Fedeltà, Devozione e Preghierra, Onestà, Sobrietà, Solidarietà, Sussidiarietà». Lo ha affermato il custode del convento di Assisi, padre Giuseppe Piemontese al convegno «Un contributo francescano al superamento della crisi».
Il MCL vuole riportare il seguente intervento:
“E io lavoro con le mie mani e voglio lavorare….voglio che tutti lavorino”
Carissimi , ringrazio di cuore i frati del sacro Convento per avermi dato l’opportunità di raccontare la mia esperienza.
Mi chiamo Luigi Bozzi sono sposato con Piera da 31 anni e abbiamo 4 figli Stefano di 29,Giacomo26, Anna 23 e Giovanni 17 anni e dirigo l’attività commerciale di una divisione di una grande società di impianti di telecomunicazioni e infrastrutturali.
Io e Piera siamo francescani secolari cioè laici appartenenti alla grande famiglia francescana e negli anni scorsi ho ricoperto ruoli significativi nell’ambito dell’Ordine sia a livello regionale che nazionale.
La mia esperienza professionale ,nei diversi ruoli di responsabilità ricoperti nelle varie aziende in cui ho lavorato, è sempre stata nell’ambito dell’attività commerciale.
Ho notato però anno dopo anno un lento ma costante deterioramento dei rapporti di lavoro dovuto anche alle varie crisi economiche avvenute.
Questa ultima che stiamo ancora vivendo penso però sia la più drammatica per le conseguenze e per l’impatto sulle famiglie. Non vorrei essere troppo superficiale nel dire che una tra le tante delle cause principali di questa situazione è dato dalla gestione finanziaria e non più industriale delle aziende. Ho visto fior di società crollare sotto il peso di indebitamenti verso le banche a causa della distribuzione di dividendi tra azionisti desiderosi solo di realizzare e monetizzare un investimento in breve tempo e dopo la spartizione del “bottino” dichiarare lo stato di crisi aziendale che solitamente comporta un taglio dei costi e i primi ad essere tagliati sono proprio coloro che hanno contribuito a realizzare fino a poco tempo prima gli utili. Insomma a pagare spesso sono gli ultimi e di questo le cronache ci danno quotidiana evidenza.
Così come è verità il fatto che si fa sempre più netta la distanza tra la ricchezza di pochi e la fatica di molti.
L’altro aspetto è che la mancanza di lavoro e la pratica spesso usata delle trattative al massimo ribasso porta le aziende , pur di prendere il lavoro, a offrire prezzi non remunerativi con il risultato che il committente realizza un guadagno immediato che alla lunga poi si tramuta in un costo aggiunto per via del fatto che le aziende falliscono o lasciano i lavori incompiuti per mancanza di risorse.
Anche le relazioni interpersonali spesso si tramutano in relazioni di convenienza e quindi a volte false e non connotate da sentimenti più umani di stima reciproca e trasparenza e a volte connotate dal disinteresse nel momento del bisogno qualunque esso sia.
Pur vivendo in questa situazione mi sono chiesto se la vita di ognuno di noi sia giusto che debba essere regolata solo in funzione di cosa guadagno in termini di denaro da una certa operazione o da una certa conoscenza e se questo porta una felicità ed un entusiasmo verso la vita. Tutti dicono che il denaro non è tutto ma che è comunque necessario per andare avanti a vivere in una società così improntata, ma nello stesso tempo tutti condividono che vivere relazioni sane sia arricchente e fondamentale per una convivenza serena e di equilibrio anche psichico.
Ripenso allora alla mia esperienza di vita.
Quando da bambino vivevo nel cortile di un caseggiato popolare alla periferia di Milano ricordo come il bisogno di una famiglia fosse condiviso dai vicini nelle piccole cose come nelle grandi: un senso di solidarietà univa le persone e ci si aiutava reciprocamente indipendentemente dal guadagno che se ne poteva ottenere.
Così ripenso anche a quando ci sposammo: andammo a vivere in una frazione di un comune alle porte di Milano in una nuova palazzina abitata tutta da giovani coppie , con gli stessi problemi e le stesse ristrettezze economiche. Ricordo , per esempio, che la gestione del condominio era svolta dalle persone residenti che mettevano in comune le loro capacità e professionalità per risparmiare ed essere più parsimoniosi per necessità e non forse per scelta. Ma anche se era solo la necessità il motore di questo virtuosismo si assaporava la gioia dello stare insieme e del condividere anche parte della vita e questo era per tutti arricchente e fonte di armonia e di star bene insieme .
Poi migliorando le condizioni economiche di tutti qualcuno ha pensato che fare le pulizie era troppo faticoso e che un’impresa di pulizie avrebbe risolto questo problema. In effetti lo risolse ma tolse la possibilità agli inquilini ,che a turno si trovavano a pulire, di incontrarsi e intrattenere quei rapporti così necessari al vivere comune. Fu così che a furia di pagare i servizi a lungo andare non si ci vedeva quasi più se non a questionare alle riunioni di condominio dove un amministratore stipendiato aveva sostituito uno di noi che il servizio lo faceva gratuitamente.
Ritengo, allora, che sia possibile considerare verosimilmente altri modi di vivere l’economia e il rapporto umano oltre quello basato sul guadagno sfrenato e l’opportunismo
E’ partita allora una riflessione che parte dal concetto che tutto quello che abbiamo non è solo frutto di una nostra capacità di tipo economica ma ci è anche stato donato .
Il dono è gratuito e non sta in una compensazione concreta che viene a seguito di una azione commerciale , ma in una compensazione spirituale che si attua immediatamente. Nella famiglia per esempio il benessere dell’ altro si riflette in benessere proprio ed è quello che i miei genitori mi hanno insegnato: vivere felice nel sapersi accontentare, nella solidarietà , nella condivisione, nell’accoglienza gratuita e nel mettere a disposizione le proprie doti umane e professionali.
E’ partita dalla gioia dello sperimentare questo modo di essere che anche nella mia famiglia è sorto il desiderio profondo di vivere secondo questo stile e di mettere in pratica per quel poco che riuscivamo questa utopia.
Abbiamo dialogato molte volte su quali doni noi avessimo da offrire e mettere in comune
E dopo molto ricercare aiutati dall’amicizia di un frate che ci ha seguiti spiritualmente nel nostro cammino di vita abbiamo cercato di trovare una via nostra di realizzazione di un sogno per cui valesse la pena mettersi in gioco e dedicare la nostra vita
Ecco allora in sintesi la nostra storia più recente.
Abbiamo vissuto per 25 anni in una piccola frazione del comune di san Giuliano Milanese maturando nel cuore il desiderio di restituire al Signore tutti quei doni che Egli ci ha profuso: prima tra tutti una bella famiglia, dei figli splendidi entusiasti della vita , un bel dialogo tra tutti noi e il lavoro che non è mai mancato e ci ha permesso di vivere sempre con dignità. Il Signore noi non l’abbiamo mai visto ma abbiamo pensato che un buon metodo di restituzione fosse quello di metterci al servizio dei più piccoli. Dopo aver collaborato in un progetto missionario con i frati minori in Congo Brazzaville e riflettendo sul fatto che molta “Africa” ci fosse anche sotto casa nostra abbiamo avuto l’opportunità di realizzare il nostro sogno a Milano in zona Garibaldi dove ora viviamo da 8 anni in un ex oratorio ,che era abbandonato, e dopo averlo ristrutturato coinvolgendo amici, volontari e francescani, ora abbiamo fatto rivivere.
Appena trasferiti il nostro pensiero era di conoscere il nostro nuovo quartiere, lavorare per renderlo più vivace , portare gioia nella vita locale e lavorare a favore di persone bisognose o socialmente escluse. Viviamo come detto in Via Farini , zona Garibaldi , in pieno centro e vicino alle vie della moda e dei divertimenti serali e notturni come Corso Como. Un quartiere ricco di contraddizioni dove accanto ai locali del divertimento di divi e calciatori molte famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese e molti ragazzi sono per strada perché non accolti in famiglia o appartenenti a famiglie disgregate. Noi abbiamo visto in loro il Signore a cui restituire i doni ricevuti e così oggi il nostro progetto che si chiama Qiqajon, nome in ebraico della pianta che diede sollievo al profeta Giona nel suo viaggio verso Ninive, vede in questa struttura diverse attività. Un micronido che accoglie 10 bambini da 1 a 3 anni , 2 centri diurni che ogni giorno accolgono 25 ragazzi delle scuole medie inferiori e 15 adolescenti delle scuole medie superiori. Ed è qui che volevo arrivare perché tutte queste attività ,che danno lavoro a 5 dipendenti della nostra associazione, sono completamente gratuite per chi ne usufruisce. Abbiamo desiderato cioè restituire in modo gratuito e non far diventare questa azione sociale un mezzo di sostentamento economico.
Credo voi sappiate cosa costi a Milano un posto al nido: siamo dalle 450 alle 600 € mese.
Al micronido il Germoglio, così l’abbiamo chiamato, non si paga e le 2 educatrici addette accolgono bimbi provenienti da famiglie che non avrebbero in alcun modo potuto accedere a un servizio analogo :
stranieri senza permesso di soggiorno , bimbi di ragazze madri senza più la presenza del padre, bimbi di famiglie senza possibilità economiche. Sono solo 10 i nostri bambini ma rappresentano il mondo e gli italiani non sono esclusi. Così anche i 2 centri diurni che vedono ragazzi accolti da 3 operatori fissi e numerosi volontari che li aiutano non solo a fare i compiti ma anche a condividere con loro un tratto della loro vita.
Piera è la direttrice di tutto questo e lavora a tempo pieno nell’organizzare e programmare le attività e lo fa volontariamente senza percepire salario , io , lavorando per mantenere la famiglia, mi occupo della gestione e delle relazioni . Insieme e con l’aiuto di un frate assistente cerchiamo di tenere alta la motivazione e i valori per i quali abbiamo deciso di metterci in gioco:l’accoglienza, la solidarietà, la sobrietà,la gioia.
Si proprio la gioia poiché ci impegniamo con fatica a volte a vivere una fede più coerente e quindi più aderente all’insegnamento del Vangelo.
Si può anche insegnare matematica con il muso lungo; ma certo non possiamo insegnare il vangelo. Se il vangelo non riesce a renderci gioiosi e affabili, che vangelo è? Se siamo continuamente nervosi, irritabili, insoddisfatti, risentiti, come facciamo a dire che Dio è amore, che abbiamo incontrato l’amore di Dio?
Qualcuno può obiettare che la gioia non si produce a piacere; che dipende da fattori di cui non abbiamo un pieno controllo; che siamo determinati anche dalle esperienze della nostra infanzia; tutto vero. Ma aggiungo subito che la si può favorire, e in modo sostanziale, perché la gioia è il sottoprodotto di un’esistenza vissuta bene. La regola è: metti in ordine la tua vita; fa’ ogni cosa con attenzione e con passione; unisci indissolubilmente quello che pensi, quello che dici e quello che fai. Al contrario: non è
possibile condurre una vita disordinata e sperare di riuscire a essere contenti; non è possibile non fare quello che diciamo di fare agli altri ed essere soddisfatti di noi stessi. siamo noi a decidere della nostra vita; dare la colpa a qualcosa di esterno è solo un modo per giustificare noi stessi, per non assumerci la responsabilità di rettificare la nostra vita.
I nostri figli indipendentemente dalle loro professioni, partecipano al nostro sogno donando parte del loro tempo a favore dei più piccoli o partecipando ai piccoli lavori di gestione sempre necessari in una struttura importante.
Come è possibile tutto ciò: da soli non riusciremmo a sostenere un impatto economico di tale natura , ma con l’aiuto di volontari e altre famiglie che condividono con noi questa impostazione ciò diventa realtà. I lavori di gestione della struttura: pulizie, manutenzioni degli impianti e della struttura sono a costo zero perché fatti a titolo gratuito da volontari affascinati da questa esperienza. Le luci sono a basso consumo energetico. I bisogni sono gestiti con sobrietà . Gli acquisti gestiti con oculatezza. Abbiamo per esempio un accordo con Siticibo associazione che raccoglie alimenti avanzati da mense o prodotti in via di scadenza da supermercati che risolvono il problema delle merende dei bimbi. L’aiuto di Padre Maurizio e dei frati che ci garantiscono attraverso la gestione delle loro mense il cibo per il nostro Centro estivo che vede la partecipazione di 70 ragazzi ogni giorno .Convenzioni con Università Cattolica e Università Statale ci consentono di usufruire di stagisti che alimentano il numero di volontari e perché molte volte anche a fine stage ritornano in tale veste poiché trovano nell’insieme un calore e un ambiente di famiglia.
La collaborazione con l’Associazione Medici Volontari ci da la possibilità di offrire anche una prevenzione pediatrica ai nostri bimbi .
Insomma la collaborazione con altre istituzioni o associazioni, la relazioni umane instauratesi con i volontari , le gestione sobria e oculata attenta a non consumare oltre il dovuto e l’utilizzo del riciclo
unite ad operazioni di autofinanziamento come cene di solidarietà e partecipazione a bandi pubblici a favore di progetti analoghi ai nostri ed operazioni rivolte ai nostri fratelli secolari francescani come l’iniziativa intitolata “adozione a vicinanza” adotta un bimbo del micronido e segui costantemente la sua crescita visto che è a Milano nel posto che si conosce e si può venirlo a trovare ,ci danno l’opportunità di realizzare concretamente quel sogno di venire incontro ai più piccoli in modo completamente gratuito.
Il tempo che ci rimane di raccontare questa esperienza non è molto. Ma quando ci chiamano a fare qualche testimonianza nelle parrocchie conosciute, ma anche e soprattutto nelle istituzioni che ormai ci conoscono tutti rimangono a bocca aperta, ma anche per noi è sempre una meraviglia lo scoprire che sia considerato straordinario quanto a noi sembra così naturale e bello e che da senso alla nostra vita.
Nella nostra scelta quando decidemmo di lasciare la nostra casa per metterci completamente in gioco in un avventura nuova e fidandoci completamente nel Signore che sarebbe stato a nostro fianco , e lo è stato veramente, speravamo che tutte le famiglie francescane non aspettassero altro che qualcuno iniziasse per poi aggregarsi. Così non è stato perché poi a volte le paure sovrastano i sogni.
Sono in accordo allora con chi sostiene che il valore pedagogico dei buoni esempi è forte, ma non scatta automaticamente.
Dovremmo cercare di essere molto più umili e non perdere il contatto con il mare grande dentro cui è immersa l’umanità. Per “diventare maggioranza” (e solo così, in realtà, potremmo sperare di salvarci) dovremmo comprendere le ragioni profonde che portano gli esseri umani a farsi schiavi inconsapevoli, ma più spesso volontari, di un sistema che produce dosi sempre maggiori di infelicità, angoscia, insicurezza, precarietà, psicopatie. Lo scorso anno, nel pieno della crisi economica ancora in corso , sono diminuiti i consumi di frutta e verdura, ma non quelli per i telefonini. Per le famiglie diventa più “facile” risparmiare sul “necessario” che non sul “superfluo”.
Ma questa è materia dei sociologi.
A noi giunti alla sera delle nostre fatiche non è la stanchezza a sorprenderci, ma la gioia di aver compiuto umilmente il comandamento evangelico che Gesù, dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, consegna ai discepoli di allora e di sempre: Quello che ho fatto a voi, voi fatelo ai vostri fratelli” appagati solo da una certezza, anch’essa evangelica che accompagna chi si è messo sul serio a seguire Gesù: aver fatto semplicemente quello che dovevamo fare.
Io penso inoltre che noi francescani secolari dovremmo avere più coraggio nel proporre ciò che facciamo e nell’allargare il cerchio delle solidarietà, più consapevolezza del fatto che quello che facciamo è importante davvero e rappresenta l’unica via di uscita dalla decadenza e dalla crisi di civiltà che attraversiamo. Dovremmo riuscire a mettere tutti i nostri piccoli, malformati, incasinati ma coloratissimi e trasparenti frammenti di buone pratiche dentro un frullatore e farli girare in continuazione offrendo al mondo immagini meravigliose di futuro.
Grazie dell’attenzione
Luigi Bozzi - Ordine Francescano Secolare
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