E’ morto Lucio Dalla “Domeniche senza lavoro”
mar 02

20120209-tiburio-150x1501In questa rubrica intendiamo trattare argomenti o fatti passati e presenti della nostra città. Vi saremmo grati se ci fornirete idee e materiale.


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8 Marzo 2012

Perchè è la Festa dalla Donna?

Nell’inverno del 1908, a New York , le operaie dell’industria tessile Cotton scioperarono chiedendo migliori condizioni di lavoro. Lo sciopero durò alcuni giorni, finché l’8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte dell’opificio e imprigionò le scioperanti nella fabbrica alla quale venne appiccato il fuoco. Tra loro vi erano molte immigrate, tra cui anche delle italiane, donne che cercavano di affrancarsi dalla miseria con il lavoro.

Fu Clara Zetkin, leader socialista tedesca e direttrice del giornale socialdemocratico tedesco Gleichheit, a proporre che l’8 marzo sia osservato, ogni anno, come la Giornata Internazionale delle Donne i come giornata di lotta internazionale per ricordare il tributo di sangue pagato dalle donne nella lotta contro lo sfruttamento e per l’emancipazione sociale, per diffondere, sostenere e trasmettere di generazione in generazione in tutto il mondo il grande ideale dell’emancipazione della donna.

“Schiavo del capitale, l’uomo, corrotto dalla sua stessa schiavitù, cerca di prendere la rivincita soggiogando la donna, sfruttandola e martirizzandola. Estenuato da un lavoro senza gioia e senza ideale, l’uomo cerca oblio nell’alcol, nella crapula; la donna, custode del focolare, ne è sempre la vittima. E’ la donna che prepara la carne da cannone, la carne da sfruttare, la carne da piacere. La donna non diventerà libera che quando l’uomo sarà libero”. ( Camilla Ravera, 1921 )


Come mai si usa la mimosa alla Festa delle Donne?


L’UDI (Unione Donne Italiane) preparando il primo “8 marzo” del Dopoguerra, si pose il problema di trovare un fiore che potesse caratterizzare questa Giornata femminile. La scelta cadde sui bellissimi fiori gialli che fiorivano proprio in quel periodo ed erano di facile reperibilità, inoltre il loro colore giallo era quello che meglio esprimeva vitalità e gioia.
Così la mimosa da allora divenne il fiore simbolo delle donne e dell’8 marzo.

L’acacia appartiene alla famiglia delle mimosacee originaria dell’America del Sud.
Il fiore giallo, che incarna il passaggio dalla morte alla vita, ricorda la rivoluzione di tutte quelle donne che si sacrificarono per rinascere in un mondo “giusto”.

Fu una scelta indovinata, un’idea di grande successo, visto che è rimasta stabile fino ai nostri giorni. Si offre alle ragazze, alle mogli e alle amiche, alle impiegate nei luoghi di lavoro e alle mamme. E’ un dono che viene fatto non solo dagli uomini, ma si usa regalarsela anche fra donne. E oltre ad essere un fiore profumatissimo e durevole, lo si trova l’8 marzo come “logo” di tanti manifesti, cartoline e copertine di giornali.

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Abbiamo chiesto al mondo femminile della nostra città di scrivere qualche  riflessione, che volentieri pubblichiamo

Una donna della nostra Associazione

20120305-mimosa1DONNE…….DONNE…….NELL’UNIVERSO FEMMINILE

In questi tempi di vera crisi, sia economica che di valori, noi donne ci presentiamo sempre più preparate e con tanta voglia di fare, attive e presenti nella società contemporanea.

Noi donne lavoriamo e contemporaneamente  cresciamo figli e nipoti, siamo sia operaie che “donne in carriera”, studiamo, insegniamo e alla fine di una vita lavorativa continuiamo ad occuparci della famiglia da pensionate, ma, purtroppo siamo anche disoccupate o cassaintegrate e, in alcuni casi, ai margini della società consumistica.

Sarebbe indubbiamente bello che ci dessero, o ci prendessimo, più spazio ed occasioni per esprimerci.

Tuttavia fa anche parte del ruolo di noi donne operare spesso in silenzio, a casa da buone mamme o in giro per il mondo da volontarie del bene, sia da religiose che da laiche.

La nostra indipendenza si confronta con la nostra femminilità sia nel posto di lavoro che nella famiglia, affermandole nostre idee e aspirazioni di liberti una società di cui questo non appare essere all’ordine del giorno.

La bellezza estetica è un bel biglietto da visita e  sicuramente dà a molte di noi più possibilità. Ma è dimostrato che per fare strada e rimanere ai vertici, ci vuole anche talento, arte, cultura.

Poche di noi si sono riconosciute nel modello femminile così esasperatamente esibito nello spacco vertiginoso, accessoriato di farfalla tatuata, di Belen sul palcoscenico di Sanremo.

Credo che non serva testimoniarla dignità delle donne una volta all’anno ma che lo si debba fare nella vita quotidiana.

Un abbraccio a tutte…

Silvana

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LE CASALINGHE DI VOGHERA E L’8 MARZO

SCUSATECI SE ANCHE NOI, CASALIGNHE DI VOGHERA CI PERMETTIAMO DI “PRENDERE LA PAROLA” IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA DONNA.

COME SAPETE DI NOI DICONO CHE IN TESTA ABBIAMO MOLTI BIGODINI E POCHI NEURONI

PER QUANTO RIGUARDA I BIGODINI, CHI DI NOI NUTRE QUESTA OPINIONE POTREBBE ANCHE AVERE RAGIONE: DAL PARRUCCHIERE CI ANDIAMO POCO PER RISPARMIARE E LA MESSA IN PIEGA CE LA FACCIAMO DA SOLE , CON I BIGODINI APPUNTO, QUANTO AI NEURONI , CHE CI SIA CONCESSO ALMENO IL BENEFICIO DEL DUBBIO…

DUNQUE: ANCHE QUEST’ ANNO LE DONNE RICEVERANNO QUALCHE RAMETTO DI MIMOSA, PIU’ STRIMINZITO DI QUELLO DELL’ANNO PASSATO PERCHE’ LA CRISI MORDE E LE MIMOSE, SI SA , IN QUESTO GIORNO, SONO PAGATE DIECI VOLTE IL LORO PREZZO REALE. CHE SIANO CONTENTI ALMENO I FIORISTI!

MA NON SAREBBE ORA DI FINIRLA CON LE MIMOSE, LE CENE IN GIALLO, LE PAROLE DI AUGURIO DELLE AUTORITA’ E TUTTE LE ALTRE AMENITA’ CHE LASCIANO IL TEMPO CHE TROVANO, ANZI , A VOLTE , LASCIANO SOLO L’AMARO SAPORE DI UN’ INUTILE PRESA IN GIRO?

PERCHE’ INVECE DELLE MIMOSE NON REGALIAMO A TUTTE LE DONNE , MA PROPRIO A TUTTE SOLO E SOLTANTO UN’ORA DI TEMPO TUTTA PER LORO?

UN’ORA IN CUI POTER PENSARE IN SILENZIO E SENZA ESSERE DISTURBATE DA NULLA E DA NESSUNO A SE STESSE, ALLE LORO FIGLIE, ALLE LORO MADRI, ALLE LORO NONNE E MAGARI ALLE LORO BISNONNE. PENSARE PER CAPIRE COSA E’ CAMBIATO O NON E’ CAMBIATO NELLE LORO VITE, COSA DOVREBBE O POTREBBE CAMBIARE O RESTARE COSI’ COM’ E ?

ALLE DONNE SI CHIEDE DI ESSERE DI NON ESSERE, DI FARE E DI NON FARE, DI DIRE E DI NON DIRE, SI CHIEDE DI CORRERE E DI FERMARSI, SI CHIEDE SEMPRE TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO. UN IMPEGNO COSTANTE E CONTINUO CHE NON AMMETTE CEDIMENTI E SBAGLI, IN UN DELIRANTE FURORE DI PERFEZIONISMO.

PER FAVORE, ALMENO OGGI 8 MARZO LASCIATECI ESSERE DONNE :CON LE NOSTRE PAURE, LE NOSTRE FRAGILITA’, LE NOSTRE STANCHEZZE , I NOSTRI SOGNI E LE NOSTRE PASSIONI , I NOSTRI DOLORI NON DETTI, LE NOSTRE GIOIE SEGRETE.

SOLO LE DONNE SANNO COME ESSERE DONNE E LO SAPREBBERO FARE BENE SE NON FOSSIMO CONTINUAMENTE SOLLECITATE A ESSERE E FARE QUELLO CHE GLI ALTRI PRESUMONO SAREBBE GIUSTO FARE E ESSERE.

E QUANDO DICIAMO “GLI ALTRI” INTENDIAMO QUEGLI UOMINI CHE NON CAPISCONO( CE NE SONO ANCHE QUELLI CHE CAPISCONO ) MA ANCHE QUELLE DONNE , TANTE PURTROPPO, A CUI SFUGGE UN PARTICOLARE: LE DONNE NON DOVRANNO MAI DIVENTARE “UOMINI” : E’ NEL DIFENDERE LA LORO DIVERSITA’, LA LORA UNICITA’ CHE STA IL SIGNIFICATO PIU’ PROFONDO,INIMITABILE E INCOMMENSURABILE DELLA FEMMINILITA’. GRAZIE PER AVERCI ASCOLTATE.

LE CASALINGHE DI VOGHERA

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TESTIMONIANZE DEL GENIO FEMMINILE

DUE DONNE AL SERVIZIO PER LA VITA

Quest’anno, nella ricorrenza dell’8 marzo, vorrei ricordare due donne straordinarie, umili, docili, silenziose, ma attivissime nell’amore per la vita, verso gli ultimi e verso tutti, in quell’amore radicato in quella grande fede tipica dei santi, di chi sa vedere in tutti un’altro da rispettare e da amare.

Donne che alla cultura della morte, hanno risposto con la cultura della vita, dando esempio e testimonianza autentica a molti giovani che nel mondo le hanno seguite, credendo a quel Vangelo sempre vivo, capace di rigenerare “l’uomo vecchio” a vita nuova.

Unite per l’umanità nei rispettivi carismi, unite per quei diritti fondamentali che rispettano la vita e la dignità umana.

Ancora oggi si ricorda “il diritto alla vita”, come primo e fondamentale fra tutti i diritti umani, anche attraverso il premio europeo del Movimento per la vita, intitolato a Madre Teresa, ed assegnato nel 2011 in memoria di Chiara Lubich per il contributo dato dai Focolari in tutto il mondo alla causa per la vita.

Giunto alla terza edizione, il premio è stato istituito nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, firmata il 10 dicembre del 1948. Assegnato per la prima volta a Strasburgo alla memoria del grande genetista il prof. Jerome Lejeune – è un riconoscimento a chi ha reso una testimonianza particolarmente generosa ed efficace alla dignità umana, all’amore e alla vita, e che perciò ha contribuito in maniera esemplare a costruire una vera cultura dei diritti umani.

Sono tante le pagine della storia di Chiara che potremmo ricordare oggi, ma il premio, intitolato a Madre Teresa, ci rimanda a quel 17 maggio 1986, quando queste due straordinarie donne si sono trovate insieme, a Firenze, proprio al Convegno del Movimento per la vita, a parlare della vita, a valorizzare ogni vita, mostrandoci come essa è sempre degna di essere vissuta e lanciando un appello attraverso la loro testimonianza.

Ma non posso non pensare anche all’impegno personale di Chiara, iniziato dagli anni ‘70, quando auspicava e incoraggiava la costituzione di un movimento per la vita, sentendolo necessario per suscitare iniziative specifiche in questo ambito, sia sul piano culturale, che

politico, o sociale.

Proprio da questa spinta di Chiara è nata in tutta l’Italia la collaborazione, spesso silenziosa e discreta ma sempre preziosa e costruttiva, da parte di membri del Movimento dei Focolari al Movimento per la Vita e ai Centri di Aiuto alla Vita.

Mi auguro che quei principi che hanno caratterizzato allora la nascita del Movimento per la Vita siano sempre vivi e fonte di luce e di continua ispirazione per l’avanzare di tale nobile necessaria e più che mai impegnativa iniziativa.

Il 10 dicembre in Campidoglio a Roma, il premio è stato consegnato a Maria Voce, nuova presidente del Movimento dei Focolari succeduta a Chiara Llubich.

Possiamo chiederci: cosa ha mosso la giovanissima maestra di Trento, Chiara, durante la seconda guerra mondiale, a dar vita, quasi senza rendersene conto, ad un vasto Movimento che ormai ha raggiunto uomini e donne delle più diverse nazioni, culture, fedi?

L’amore. L’amore verso Dio e l’amore verso l’uomo, ogni uomo.

Il Vangelo vissuto, Parola per Parola, ha fatto scoppiare nella piccola realtà trentina una vera rivoluzione:

“Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Lo scoprire il volto di Gesù in ogni persona ha elevato l’uomo alla sua vera dignità, e ha spinto Chiara e le sue compagne a quell’amore pronto anche a dare la vita per i fratelli. Il Movimento dei Focolari, nato nel 1943, sembra quasi precorrere la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948), che all’articolo 1 afferma:

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

Antonella  CIF e Focolari

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20120304-mimosaSe io fossi il vento
ti accarezzerei i capelli

Se io fossi il mare
ti bacerei con le onde
Se io fossi il sole
scalderei il tuo corpo
Se io fossi la luna
ti veglierei mentre dormi

Ma io non sono vento
non sono mare
non sono sole
non sono luna
Ma tutto questo ti dono
con il mio amore

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www. Avvenire.it del 8 marzo 2012

Nascere donna: voci da Sud Sudan e Pakistan

Sono milioni nel mondo le donne che vivono in condizioni di estrema povertà. In occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, l’agenzia Fides ha raccolto esperienze di aiuto alle donne in Paesi difficili, quali il Sudan del Sud e il Pakistan. Tra queste, la “voce delle donne” di Radio Sudan, rete cattolica coordinata dai missionari comboniani e sostenuta dall’organizzazione cattolica spagnola Manos Unidas. Tra i suoi obiettivi c’è quello di promuovere i valori di convivenza pacifica tra uomini e donne in un Paese devastato da decenni di guerra, attraverso informazione, formazione e intrattenimento. Nell’ultimo anno si è aggiunta Radio Good News, che trasmette dalla città di Rumbek e offre informazioni locali e generali, programmi culturali ed educativi, oltre all’opportunità di esprimere le proprie opinioni. “Radio Good News – scrive Fides - è impegnata a raggiungere migliaia di donne della regione che vivono tagliate fuori non solo a causa della povertà ma anche perché non sanno né leggere né scrivere. Sono previsti 52 programmi settimanali, rivolti a queste donne emarginate, nel corso dei quali potranno raccontare problemi e inquietudini. Si calcola che ne saranno intervistate almeno 400. Si parlerà dei problemi che ogni giorno devono affrontare, della disuguaglianza nel lavoro e nell’ambito familiare, del matrimonio precoce, del matrimonio forzato, di poligamia, discriminazione, educazione delle bambine e di altri relazionati con il loro ruolo nei conflitti armati”. Secondo i dati diffusi dal governo del Sudan del Sud, l’anno scorso l’80% delle donne risultava analfabeta. Inoltre nel Paese si registra un alto tasso di mortalità materna e di violenza. Le bambine di 13 o 14 anni vengono costrette a sposarsi, restando tagliate fuori dall’istruzione e dal lavoro.
Difficile anche in Pakistan la condizione delle donne, specialmente se appartenenti a comunità religiose di minoranze. Sono spesso abusate e molestate, costrette a conversioni forzate e con un basso livello di istruzione. A far luce sulla condizione femminile in Pakistan è un
Rapporto della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale del Pakistan, frutto di interviste a oltre 1.000 donne indù e cristiane realizzate in 8 distretti del Punjab e in 18 distretti Sindh, dove vive il 95% delle minoranze religiose. Come riferito a Fides da Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione, “sono emerse disparità giuridica, pregiudizi, conversioni forzate e la mancanza di attenzione politica”, che impongono “l’urgenza di ripensare leggi che toccano la sfera religiosa e la parità di genere”.
Secondo il Rapporto, il 43% delle donne appartenenti alle minoranze ha subito discriminazione religiosa sul posto di lavoro, in istituzioni educative e sociali. Il 76%, inoltre, ha subito molestie sessuali sul lavoro, che spesso è lavoro domestico in case di ricchi borghesi.
Un fenomeno preoccupante è quello delle conversioni forzate, un migliaio di casi denunciati ogni anno.
La condizione di subalternità, povertà ed emarginazione delle donne cristiane e indù si riflette anche sui bambini: 314 morti infantili su 3.050 nascite l’anno, con un tasso di mortalità pari al 10,3% (il tasso nazionale è dell’8,7%). Inoltre “la maggior parte dei bambini delle minoranze sono costretti a frequentare gli studi islamici per mancanza di alternative appropriate”, nota il testo, toccando una questione, quella dell’istruzione, che resta cruciale per il miglioramento della vita delle minoranze religiose.

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