Dopo aver letto l’ultimo intervento di Mario Draghi tenutosi al Forex di Verona il 28 Febbraio, l’aggettivo sprecata mi è sembrato il più adeguato.
Sprecata perché ci ritroviamo il 30% dei giovani senza un lavoro, i salari d’ingresso nel mondo del lavoro totalmente immobili e la totale precarietà onnipresente.
Questo quadro intristisce pensando al potenziale di cui il nostro paese evidentemente non approfitta, forse perché troppo impegnato a badare ad escort o a scandali giudiziari altrui, ma non è questo ciò di cui si vuol parlare.
Tale problematica mi ha spinto a guardare la piaga della disoccupazione giovanile sotto un’altra ottica, spesso trascurata e ritengo che indirettamente essa possa essere una delle cause indirette di quanto scritto prima, ovvero di quanto i giovani delle ultime generazioni non abbiano l’umiltà necessaria e che ci sia troppa voglia di accelerare le tappe saltando la cara e vecchia gavetta pretendo ruoli di “prestigio” nei vari posti di lavoro. Ovviamente non ho intenzione di fare di tutta l’erba un fascio ma guardandomi intorno in molti casi questo è il pensiero che balza in testa.
Ha ragione Draghi asserendo la dipendenza dei figli dal reddito dei genitori è un fattore di “forte iniquità sociale” ma allora perché poi si legge in una nota ANSA di pochi giorni fa che un recente bando di offerta di posti per pasticceri il quale prevedeva un salario pari a 1200 € mensili e un contratto a tempo indeterminato, abbia visto una risposta pari solo alla metà dei posti offerti?
E’ chiaro ormai che molti lavori, del tutto rispettabili (panettiere,pasticcere, artigiano etc) siano visti e trattati con una sorta di snobbismo culturale dai giovani, i quali non vedono in essi una soddisfacente ricompensa per il percorso di studio che magari hanno fatto. Allora diventa più facile accontentarsi magari di contratti della durata di 3 mesi cambiando ogni volta posto di lavoro, solo perché magari si vede la possibilità di fare subito carriera e non ” perdere tempo” a fare la gavetta.
Troppi fattori hanno determinato questa nostra situazione attuale e non è facile porvi rimedio. Ma anche se ci troviamo in un periodo così difficile da affrontare e pieno di incognite dobbiamo continuare a seguire i nostri valori senza avere timore di mostrarli agli altri e avendo degli ideali da non abbandonare. (Qui non sapevo come mettere giu questo concetto, provate magari voi a scriverlo in forma migliore.)
In conclusione dico soltanto che il lavoro è un valore anzi, uno dei valori su cui è fondato il nostro paese e la nostra costituzione e come tale deve essere rispettato.
Strategie politiche volte all’interesse del paese e non di privati, una ventata culturale di novità e di miglioramento e la nostra buona volontà, queste credo siano le cose da perseguire. Non saranno la panacea di tutti i nostri mali ma di una buona parte di essi penso proprio di si.
(Era un tema un po’ complicato per me, credo soprattutto per la mia poca esperienza in materia. Sono certo che riuscirete a trascriverlo in forma migliore. Scusate se vi ho fatto attendere così tanto!)
Giulio
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