Il popolo e i potenti, l’omelia di Re, gli applausi: i funerali di Francesco
Mimmo Muolo, Roma -da www.avvenire.it - sabato 26 aprile 2025
Da tutto il mondo per l’addio al Papa. Oltre 250mila i fedeli a San Pietro, con 170 delegazioni e 40 rappresentanze religiose. «Sempre vicino a poveri e migranti. Denunciò gli orrori della guerra»
Quando tutto è finito e l’ultimo applauso si è spento, con la bara di papa Francesco ormai riportata in Basilica, sulla piazza gremita, su via della Conciliazione e su tutto il centro di Roma che si preparava a veder sfilare il feretro fino a Santa Maria Maggiore, è sceso un silenzio strano. Come la sospensione di un attimo. Prima che tutto si rimettesse in moto. E che giungessero dall’interno di San Pietro le immagini, fino a poche ore prima inimmaginabili, dell’incontro tra Trump e Zelensky. Un segno di pace, propiziato in qualche modo dal Pontefice che ha sempre ricordato al mondo, come la guerra sia per tutti «una dolorosa e tragica sconfitta».
Il funerale di papa Jorge Mario Bergoglio è stato anche questo. Un nuovo inizio, l’apertura di un processo, più che la chiusura di una vita. Proprio come sarebbe piaciuto al Pontefice che - l’ha sottolineato anche il cardinale Giovanni Battista Re nell’omelia - ha «toccato le menti ed i cuori» di tutti. Pastore fino all’ultimo «con forza e serenità, vicino al suo gregge».
Nella memoria di questa giornata già rimbalzata dalla cronaca alla storia, molte fotografie rimarranno impresse. E prima tra tutte quella della grande partecipazione popolare, 140mila fedeli alle 8,30, poi 200mila durante alla Messa e infine 250mila secondo i dati della Questura (più altri 150mila lungo il tragitto da San Pietro a Santa Maria Maggiore). Ma di certo resteranno anche le parole del cardinale decano , che del Papa e dell’uomo ha tracciato un profilo a tutto tondo, non scevro persino di qualche indicazione per coloro che dovranno eleggerne il successore (il cardinale Re ha 91 anni e dunque non entrerà in Conclave).
Dell’uomo Bergoglio, ad esempio, ha detto: «Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati». Un uomo che «aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa».
Quanto invece al suo pontificato, il cardinale decano non ha avuto dubbi: «Misericordia e gioia del Vangelo sono due parole chiave di Papa Francesco». E soprattutto «il primato dell’evangelizzazione è stato la guida del suo Pontificato». Francesco, infatti, ha diffuso con «una chiara impronta missionaria, la gioia del Vangelo, che è stata il titolo della sua prima Esortazione apostolica Evangelii gaudium. Una gioia che colma di fiducia e speranza il cuore di tutti coloro che si affidano a Dio». E perciò, ha fatto notare il porporato probabilmente con un occhio al Conclave, «sarà questo il compito costante di Pietro e dei suoi successori, un servizio di amore sulla scia del Maestro e Signore Cristo che “non era venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti”».
Il cardinale Re incensa la bara del Papa, mentre il vento sfoglia le pagine del Vangelo (un’immagine che ha rievocato in tutti le immagini del funerale di Giovanni Paolo II) - Ansa
Secondo Re, «filo conduttore della sua missione è stata anche la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte». Il decano del collegio cardinalizio ha ricordato a tal proposito «l’immagine della Chiesa come “ospedale da campo” dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa - ha sottolineato - desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite. Innumerevoli sono i suoi gesti e le sue esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi».
Il feretro di Papa Francesco - Ipa
Costante «è stata anche l’insistenza nell’operare a favore dei poveri». Perciò Re ha citato i viaggi a Lampedusa e a Lesbo, oltre alla Messa celebrata al confine tra Stati Uniti e Messico. Passaggi dell’omelia sottolineati dall’applauso dei presenti. Papa Francesco, ha rilevato ancora il cardinale decano, «ha sempre messo al centro il Vangelo della misericordia, sottolineando ripetutamente che Dio non si stanca di perdonarci: Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via». Per questo motivo «volle il Giubileo Straordinario della Misericordia, mettendo in luce che la misericordia è “il cuore del Vangelo”».
In altri passaggi il cardinale ha ricordato l’importanza della Fratelli tutti. E ha sottolineato come il Papa «in contrasto con quella che ha definito “la cultura dello scarto”, ha parlato della cultura dell’incontro e della solidarietà. Il tema della fraternità ha attraversato tutto il suo Pontificato con toni vibranti». La prova sta ad esempio nel documento sulla “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune”, che richiama la comune paternità di Dio. Fondamentale è stata anche l’enciclica Laudato si’, che «ha richiamato l’attenzione sui doveri e sulla corresponsabilità nei riguardi della casa comune. Nessuno si salva da solo». Inoltre, ha aggiunto Re, «di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili».
I cardinali seduti sul sagrato durante la Messa: tra loro c’è il già nuovo Papa - marco iacobucci / ipa-agency.net
Tra i 47 viaggi il cardinale decano ha citato anche quello in Iraq «compiuto sfidando ogni rischio. Quella difficile visita apostolica è stata un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’Isis. È stato questo un viaggio importante anche per il dialogo interreligioso - ha rimarcato Re -, un’altra dimensione rilevante della sua opera pastorale». Il decano ha concluso l’omelia rivolgendosi direttamente al Pontefice defunto: «Caro papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza».
La vista dall’alto di piazza San Pietro - .
La Messa esequiale è stata concelebrata da 220 cardinali, 750 tra vescovi e arcivescovi e 4mila sacerdoti. Sulla bara del Pontefice, portata a spalle dai sediari, e adagiata davanti all’altare è stato posto il libro del Vangelo aperto. E il vento a tratti lo ha sfogliato, richiamando alla mente l’analoga circostanza avvenuta durante le esequie di san Giovanni Paolo II, vent’anni fa. Il vento dello Spirito Santo al quale papa Francesco spesso faceva riferimento, anche come fonte di ispirazione per le sue scelte pastorali. Vento che tra qualche giorno soffierà anche nella Cappella Sistina. Per un nuovo inizio.
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