Il Papa prega in Basilica e a Pasqua vorrebbe esserci
Mimmo Muolo - da www.avvenire.it - sabato 19 aprile 2025
Francesco, fa sapere la Sala Stampa, ha espresso l’auspicio di presenziare alla benedizione Urbi et Orbi. Nell’omelia della Veglia ha scritto: «Il Risorto è la svolta definitiva della storia umana»
Il Papa desidera essere presente nel giorno di Pasqua, almeno al momento della Benedizione Urbi et Orbi, Lo ha riferito la Sala Stampa vaticana. Ma intanto nel pomeriggio di oggi, Sabato santo 19 aprile, Francesco si è recato brevemente in Basilica per pregare ed essere vicino ai fedeli che avrebbero partecipato alla Veglia Pasquale. Veglia per la quale ha preparato l’omelia, letta dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, delegato dallo stesso Pontefice a presiederla. «Papa Francesco è spiritualmente con noi»., ha detto il porporato. «A tutti portiamo la gioia della Pasqua», ha scritto il Pontefice. «Il risorto è la svolta definitiva della storia umana».
Papa Bergoglio, arrivato in San Pietro intorno alle 17,40 sulla sua sedia a rotelle spinta dall’infermiere personale, Massimiliano Strappetti, si è fermato a pregare davanti alla tomba di san Pietro. Alcuni fedeli lo hanno visto poi vicino all’ascensore che porta alla Loggia o al Palazzo Apostolico (da dove si dà la benedizione Urbi et Orbi), nella zona vicina alla Pietà di Michelangelo. Il Pontefice ha quindi attraversato nuovamente la Basilica, accolto dal grande affetto dei molti pellegrini presenti in quel momento in San Pietro, ed è tornato a Casa Santa Marta attraverso la Porta della Preghiera (da cui era entrato), la più vicina alla sua residenza dove sta trascorrendo la convalescenza.
Continuano dunque le apparizioni in pubblico di Francesco, che del resto uscendo dal carcere di Regina Coeli, dove giovedì scorso aveva incontrato una settantina di detenuti, ha detto ai giornalisti: «Vivrò la Pasqua come potrò». Naturalmente tutti si augurano di poterlo vedere nuovamente di persona anche oggi, come era successo nelle due domeniche precedenti, quando aveva fatto brevi saluti ai fedeli riuniti per il Giubileo del mondo della salute e poi per la Domenica delle Palme. La breve uscita di ieri, sommata a quella del Giovedì Santo nella casa circondariale romana, fa ben sperare. Ma anche se non ha potuto presenziare ai riti del Triduo Paquale, non si può dire che il Papa non abbia assicurato una forma di presenza spirituale e paterna anche nel Venerdì e nel Sabato Santo. Nel giorno della morte di Gesù ha fatto diffondere le meditazioni scritte di suo pugno della Via Crucis al Colosseo. Oggi invece la Sala Stampa ha diffuso con embargo il testo dell’omelia della Veglia Pasquale.
l testo è un grande inno alla speranza. «Facciamo germogliare la speranza della Pasqua nella nostra vita e nel mondo», esorta il Pontefice, il quale però non si esime da uno sguardo realistico della situazione del mondo. E invita a una «a fede umile, priva di ogni trionfalismo». La Pasqua del Signore infatti «non è un evento spettacolare con cui Dio afferma sé stesso e obbliga a credere in Lui». Questo “stile” di Dio «ci libera da una religiosità astratta, illusa dal pensare che la risurrezione del Signore risolva tutto in maniera magica. Tutt’altro. «Non possiamo celebrare la Pasqua senza continuare a fare i conti con le notti che portiamo nel cuore e con le ombre di morte che spesso si addensano sul mondo. Cristo ha vinto il peccato e ha distrutto la morte ma, nella nostra storia terrena, la potenza della sua Risurrezione si sta ancora compiendo». Per questo, sottolinea il Papa, «quando sentiamo ancora il peso della morte dentro il nostro cuore, quando vediamo le ombre del male continuare la loro marcia rumorosa sul mondo, quando sentiamo bruciare nella nostra carne e nella nostra società le ferite dell’egoismo o della violenza, non perdiamoci d’animo, ritorniamo all’annuncio di questa notte: la luce lentamente risplende anche se siamo nelle tenebre; la speranza di una vita nuova e di un mondo finalmente liberato ci attende; un nuovo inizio può sorprenderci benché a volte ci sembri impossibile, perché Cristo ha vinto la morte».
Francesco riparte da una certezza. Che «in Gesù Risorto la nostra storia personale e il cammino dell’umanità, pur immersi ancora in una notte dove le luci appaiono fioche, sono nelle mani di Dio; e Lui, nel suo grande amore, non ci lascerà vacillare e non permetterà che il male abbia l’ultima parola». Ma a noi tocca il compito, ricorda il Pontefice, di diventare «testimoni credibili perché il Regno di Dio si faccia strada nel cuore delle donne e degli uomini di oggi».
«Possiamo farlo - scrive Francesco - con le nostre parole, con i nostri piccoli gesti quotidiani, con le nostre scelte ispirate al Vangelo. Tutta la nostra vita può essere presenza di speranza. Vogliamo esserlo per coloro ai quali manca la fede nel Signore, per chi ha smarrito la strada, per quelli che si sono arresi o hanno la schiena curva sotto i pesi della vita; per chi è solo o si è chiuso nel proprio dolore; per tutti i poveri e gli oppressi della Terra; per le donne umiliate e uccise; per i bambini mai nati e per quelli maltrattati; per le vittime della guerra. A ciascuno e a tutti portiamo la speranza della Pasqua».
«Il Cristo risorto - conclude il Papa - è la svolta definitiva della storia umana. Lui è la speranza che non tramonta. Lui è l’amore che ci accompagna e ci sostiene. Lui è il futuro della storia, la destinazione ultima verso cui camminiamo, per essere accolti in quella nuova vita in cui il Signore stesso asciugherà ogni nostra lacrima «e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno». E «questa speranza della Pasqua, questa “svolta nelle tenebre”, dobbiamo annunciarla a tutti. Facciamo spazio alla luce del Risorto. E diventeremo costruttori di speranza per il mondo».
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