Migranti Una riflessione
apr 18

Un Venerdì Santo davanti al dolore del mondo e all’innocenza tradita

Maurizio Patriciello - da www.avvenire.it - venerdì 18 aprile 2025

Ieri mattina, in cattedrale, ho rinnovato la promessa di voler servire Dio e i fratelli. Con me lo hanno fatto migliaia di confratelli sparsi per il mondo. Il tempo passato dal giorno dell’ordinazione, ha fatto da setaccio: la pula delle apparenze è volata via; intatto, se non moltiplicato, è rimasto il grano della ricerca della Verità. Ieri sera, in parrocchia, ho celebrato la Messa solenne, commentato il Vangelo, lavato i piedi a 12 giovani. Aria di festa. Dopo, è iniziata l’agonia di queste ore assurde e vere. Oggi, Venerdì Santo, è il giorno della Croce. Se potessi, tirerei il filo del gomitolo del tempo per passare oltre questa giornata che mi angoscia, mi toglie il respiro, mi costringe a guardarmi dentro con una spietatezza che rasenta la follia. Il racconto della passione di Gesù mi fa rabbia. I prepotenti, chiunque siano, sono insopportabili, così come i vigliacchi, i menefreghisti, coloro che se ne stanno alla finestra a guardare sarcastici come andrà a finire la commedia, pronti a piagnucolare se le cose si mettono male. Un uomo viene condannato a morte, flagellato, deriso, inchiodato al legno. Lungo la strada, cade, si lamenta, soffre, cerca una mano amica, uno sguardo fraterno. È innocente, quell’uomo, lo sanno tutti, eppure non hanno il coraggio di fermarsi. Con lui viene condannata e crocifissa la verità, l’umanità, la pietà. Grida, sbeffeggiamenti, sghignazzi, vino, euforia, risate sguaiate, spintoni, parolacce, sputi. L’uomo quando si degrada fa tanta pena. La menzogna ha preso il sopravvento. L’aria è pesante. Viene voglia di scappare. Lui tace. Capisco. Devo fare silenzio anch’io.

Siamo stati ammessi nell’Aula Magna dell’università della vita. Il Maestro è salito in cattedra, parla sottovoce, la lezione ha raggiunto la vetta più alta. Poesia, filosofia, teologia, arte, bellezza, dramma, tragedia, vita, morte, odio, amore, sulla croce si fondono. Perché non ti ribelli? Perché non li schiacci con la tua potenza questi buffoni? Perché li amo. Perché tra essi ci sei anche tu. Perché non c’è vero amore che non sia crocifisso. Mi fermo. Ripercorro con la mente la storia di questa povera e bella umanità della quale mi onoro di far parte. Quante persone crocifisse, torturate, impalate, impiccate, fucilate, bombardate, infoibate, annegate, sciolte nell’acido. Gli uomini si sono sbizzarriti nell’inventare i metodi più atroci per far soffrire ed eliminare i fratelli che gli ostruivano il cammino. Eppure, nonostante tutto, sente forte, questo bipede implume, il fascino e il bisogno di amare. La dura lotta tra il bene e il male. Servire o essere servito? Amare costa. Chi ama, soffre, trema, teme di perdere la persona amata. Soffre la mamma che veglia il suo bambino in coma; l’innamorato tradito; l’immigrato costretto a fuggire dalla sua terra. Soffrono i popoli dilaniati dalle bombe stupide e assassine; soffrono i bambini e le bambine stuprati da adulti senza scrupoli. Il lamento dell’umanità è un urlo che spaventa. Meglio non guardare, non sapere, non sentire; meglio chiuderli, questi occhi e queste orecchie impiccioni. Meglio far finta di niente, godersi l’attimo fuggente, accontentarsi di riempire e svuotare il ventre e il portafoglio. Ma, davvero è meglio consumarlo così questo alito di tempo che ci è stato dato in dono? Ognuno fa le proprie scelte. Interrogando e ascoltando il cuore e nostro Signore Gesù Cristo, abbiamo compreso che solo amando Dio e il prossimo possiamo bussare alla porta della gioia e della vera conoscenza con la speranza che si spalanchi. Questa giornata - Venerdì Santo - e quella di domani, sarebbero assurde e prive di senso senza la inimmaginabile sorpresa che ci arriverà all’alba di domenica. La luce della resurrezione illumina le tenebre che si sono addensate sul Colle, dopo mezzogiorno. Avanziamo senza paura.

A tutti i crocifissi di oggi va il nostro pensiero, la nostra preghiera, la nostra solidarietà, il nostro più autentico abbraccio. In particolare, alle vittime della pedofilia. E tra esse, soprattutto, ai bambini traditi da quei ministri di Gesù Cristo e della Chiesa, nei quali avevano riposto la loro smisurata fiducia. Abbassiamo la testa, arrossiamo il volto, chiediamo perdono. Non accada mai più. Mai più. Chi è malato si faccia curare. Chi non è capace di vedere nei bambini il meglio dell’umanità li lasci in pace e giri al largo. Chi si accorge di qualcosa che non va, non abbia timore di farsi avanti e denunciare. Nell’innocenza dei bambini il mondo e la Chiesa si rinnovano. Essi sono la speranza, la tenerezza, la gioia, il futuro, la vita. Davanti a ogni bambino, tutti, in particolare i ministri dell’Altare, debbono inginocchiarsi e baciare la terra ulla quale poggiano i loro teneri piedi.

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