San Francesco, compagno di viaggio fra le paure del cambiamento d’epoca
Roberto Repole - dsa www.avvenire.it - domenica 9 marzo 2025
La riforma della Chiesa, il possesso dei beni, la fraternità universale: temi di oggi ma che hanno caratterizzato anche la profezia del Poverello. La riflessione del cardinale Repole
Non l’ennesima biografia del Poverello di Assisi, ma un libro che cerca di indagare cosa renda ancora attuale un uomo, un santo vissuto nel 1200 per l’uomo di oggi. È l’obiettivo del libro scritto dall’arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, il cardinale Roberto Repole, che si intitola «Sperare è ancora possibile - Il messaggio di san Francesco d’Assisi in un’epoca di cambiamenti» (a cura di Domenico Agasso, Piemme, pagine 160, euro 18,90). Nella sua ricerca l’autore mostra come «san Francesco ha saputo adeguarsi alle trasformazioni del proprio tempo, incarnando un modello sorprendente di adattamento e resilienza; il suo messaggio, tramandato nelle generazioni, può accompagnarci oggi verso le prove che ci attendono».
Non un personaggio relegabile nei secoli passati, ma una presenza vibrante che parla ancora e direttamente agli uomini e alle aspirazioni del nostro tempo. Venerato come patrono dei commercianti, dei tappezzieri, degli ecologisti, degli animali, oltre che dell’Italia, il «santo poverello» ha ancora oggi un’attualità probabilmente dovuta al suo essere un radicale evangelico e un profeta della «rivoluzione» dei valori cristiani: Francesco seppe affrontare nella logica del Vangelo i cambiamenti della sua epoca storica e per questa sua capacità continua a ispirarci oggi, di fronte alle grandi e sorprendenti trasformazioni del mondo contemporaneo.
Per questo è utile e straordinariamente interessante «leggere» Francesco come bussola capace di orientarci nelle sfide cui è sottoposta l’umanità in questo inizio del terzo millennio. Come ricorda di frequente un altro Francesco, il Papa, oggi non ci troviamo a vivere semplicemente in un’epoca di cambiamento: siamo nel mezzo di un più radicale cambiamento d’epoca. Esso coinvolge il nostro modo di essere uomini, i valori di riferimento, gli stili di vita, i rapporti intergenerazionali, le relazioni tra popoli, il modo di esistere e trasmettere il Vangelo della comunità dei credenti in Cristo. Rispetto alle sfide che siamo chiamati ad affrontare, che cosa può dirci san Francesco? Rappresenta un interlocutore illuminante e un compagno di viaggio che ci aiuta a orientarci?
Sì, assolutamente sì. Di fronte alle trasformazioni della sua epoca, egli seppe incarnare un grande modello di adattamento e di resilienza. La sua capacità di discernimento tra le nuove idee e la saggezza tradizionale ci insegna ancor oggi l’importanza di equilibrare l’innovazione (oggi soprattutto quella tecnologica) con la continuità. Attraverso il suo esempio, comprendiamo che ogni tempo è illuminato dalla presenza di Cristo e dello Spirito, e questo offre la serenità per affrontare le metamorfosi culturali, sociali ed ecclesiali. Anche le più dirompenti.
Se oggi il nostro pensiero appare minacciato dal nichilismo culturale, la testimonianza di Francesco ci fa scoprire che la fede non è solo una formalità, ma una scelta esistenziale, che può trasformare il mondo. In meglio. Francesco ci invita a ritornare alle radici del Vangelo, a una fede pura e senza fronzoli. In questo terzo millennio in cui Dio sembra essere diventato l’assente principale, in particolare nella società occidentale, il richiamo del santo di Assisi al radicalismo evangelico risuona con urgenza. La sua scelta di abbracciare la povertà - che diviene antidoto alle disparità - unita al suo modello di uso responsabile delle risorse, ci sollecita a considerare la vera essenza del «possesso». Impariamo che la reale grandezza dell’uomo risiede nell’amore e nella compassione; non nel possedere, ma nell’usare per il bene degli altri.
Nel contesto materialista del capitalismo contemporaneo, la figura del santo di Assisi emerge come una voce di umanità contro il virus del cinismo. Le sue idee e il loro impatto ci aiutano a tracciare il nostro percorso verso una società più equa, solidale e orientata alla fraternità universale. Siamo in un tempo segnato dall’avidità, dalla frenesia, dai miti del successo economico e della fama, ma l’immagine di Francesco ci fa intravedere l’alternativa. Ci insegna che la vera ricchezza non risiede nell’accumulo di beni materiali, ma nell’apertura del cuore e nella condivisione con gli altri. La sua decisione di «sposare» la miseria materiale - non come una privazione, ma come una via di liberazione - ci spinge a rivalutare il nostro rapporto con il denaro e con le cose materiali. E ci dimostra che è possibile essere pienamente felici senza disporre di molto, imparando a praticare la semplicità e diffondere il senso della gratitudine.
Di fronte agli slogan del consumismo, Francesco ci aiuta a riflettere sulla distinzione tra l’essere e l’avere: ci avverte che, concentrandoci esclusivamente sull’avere, finiremo per consumarci e ci sentiremo deteriorabili come le cose che possediamo. La povertà, intesa come stile di vita, ci indicherà invece come riconsiderare i nostri valori, individuando che cosa conta veramente.
E poi c’è il suo «grande sogno»: una fraternità universale che celebra le diversità umane. Di fronte alle grandi discussioni del nostro tempo sulla globalizzazione e sui fenomeni migratori, la visione francescana dell’accoglienza e dell’integrazione fra culture diverse ci interpella e ci incoraggia. San Francesco cammina per le strade di un mondo segnato da grandi cambiamenti, ma, invece di ritirarsi, si innamora della sua contemporaneità e diffonde, e condivide, il suo messaggio di amore e compassione verso tutti. La sua visione di una fratellanza universale, che accoglie e celebra le differenze tra le persone, è più rilevante che mai in mezzo agli spettri odierni delle divisioni e delle discriminazioni. Ci scandisce a chiare lettere che siamo tutti parte della stessa famiglia umana, e che dobbiamo imparare a vivere insieme in armonia e rispetto reciproci, altrimenti si va verso l’autodistruzione dell’umanità. La fraternità non è ovviamente «uniformità», ma armonia nelle differenze. Questo significa accettare, ma anche valorizzare le varie identità e vocazioni. Vale nella società civile, ma anche all’interno di quella comunità singolare che è la Chiesa.
Infine, un aspetto cruciale dell’opera di Francesco riguarda la riforma della Chiesa. La vita del santo si svolge in un momento di trasformazione politica e sociale, con il vecchio ordine feudale che cede il passo al sistema delle città e del mercato. La Chiesa partecipa al grande cambiamento con la riforma gregoriana e con il sorgere di nuovi ordini religiosi, ma fatica a interpretare appieno i segni dei tempi nuovi, cadendo talvolta nella tentazione di privilegiare il potere temporale e il denaro rispetto alla spiritualità e alla missione evangelica. I movimenti religiosi alternativi, come i catari e i valdesi, mettono in luce la necessità di una riforma più radicale e autentica. Ecco che Francesco ci spiega - con parole e soprattutto gesti e azioni - che la vera riforma deve nascere dall’interno, dalla trasformazione personale e comunitaria. La sua visione di una Chiesa fraterna, in cui ciascuno vive e agisce per il bene dell’altro, rappresenta una sfida radicale per un’istituzione spesso tentata dal potere e dal prestigio. È in questa situazione che il santo si distingue come una figura profetica, capace di cogliere il cuore del Vangelo e di viverlo concretamente nella realtà, nella quotidianità.
L’auspicio è che il confronto con Francesco nelle pagine di questo breve libro ci renda più capaci di percepire il peso della nostra responsabilità nel tempo che stiamo vivendo. La storia non è un destino già scritto. Il tempo attuale non deve necessariamente aprirci scenari di morte, di guerra e di disperazione. La vicenda di Francesco, di tanti secoli fa, ci dice che è ancora possibile sperare. A condizione di sentirci profondamente vivi; a condizione di non estraniarci dal mondo e dall’umanità dentro i quali viviamo; a condizione di percepire tutta la ricchezza e la responsabilità del nostro essere donne e uomini.
cardinale arcivescovo di Torino e vescovo di Susa
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