Partecipare per dire no a qualsiasi discriminazione
Daniela Fumarola - da www.avvenire.it - sabato 8 marzo 2025
La piena partecipazione delle donne nel mercato del lavoro fa crescere il Paese: lo ribadiremo oggi con grande determinazione in tutte le iniziative della Cisl per l’8 marzo. Non sarà una giornata rituale di celebrazione, ma un momento di riflessione e di impegno concreto per la fondamentale battaglia di civiltà che il sindacato combatte nel nome della più ampia affermazione della donna nella vita sociale, culturale e civile. Sappiamo che la strada è ancora lunga per una effettiva parità di genere. Nonostante i progressi evidenti sul piano dell’occupazione (cresciuta ininterrottamente dal 2021 e dal 2022 ad aumentare è solo il lavoro stabile), e malgrado anche il tasso di occupazione femminile sia passato dal 50 % di febbraio 2020 (ultimo dato pre-Covid) al 53,5% di gennaio 2025, il nostro Paese, purtroppo, ha ancora il tasso di occupazione femminile più basso in Europa. Una donna su due non lavora in Italia, con una percentuale molto alta soprattutto nelle regioni del Sud. Ecco perché bisogna in primo luogo impegnarsi per favorire l’ingresso e la permanenza delle lavoratrici nel mercato del lavoro sia potenziando i servizi per l’infanzia e gli anziani , sia promuovendo con incentivi la contrattazione per sostenere tutte le aziende e tutti gli enti pubblici che introducano una diversa organizzazione del lavoro. Dobbiamo puntare, in particolare, su misure di flessibilità nell’orario e organizzative per favorire una migliore conciliazione vita-lavoro e la condivisione del lavoro di cura, con l’attenzione che tali misure siano utilizzate in maniera equilibrata da lavoratori e lavoratrici.
L’inclusione e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro resta una priorità morale ma anche una stringente necessità economica, perché è una delle strade concrete per fare crescere il Pil, ridurre il numero di famiglie monoreddito, contrastare la povertà, coprire anche le carenze di personale denunciate da un’azienda su due nel nostro Paese. Dove le donne lavorano di più le economie sono più floride, competitive, con ripercussioni positive anche sulla natalità che è oggi una vera emergenza sociale ed economica. Va detto con chiarezza e realismo che in Italia molte donne non cercano lavoro, oltre il 30% di quelle che lavorano hanno un part-time, circa un quinto delle mamme lavoratrici abbandona la propria attività alla nascita di un figlio. L’utilizzo dei congedi parentali è ancora ridottissimo tra i padri. In aziende pubbliche e private molte donne evitano straordinari, incarichi extra, benefit, con conseguenze dirette sul livello di salario e sulla futura pensione. Tutto ciò non può non ripercuotersi sulla partecipazione delle donne nei luoghi dove si prendono le decisioni, nelle istituzioni, nelle imprese, nel mondo della finanza. Rompere questa spirale è uno degli obiettivi anche della nostra legge sulla partecipazione alla gestione delle aziende che ora andrà al Senato dove speriamo sia approvata nei prossimi giorni con un consenso il più ampio possibile. Significa dare più spazio alla contrattazione di secondo livello ed a livello territoriale per entrare nei meccanismi dell’organizzazione del lavoro, per una maggiore diffusione del welfare aziendale, più servizi integrati per sostenere i neo genitori. Il problema famiglia/lavoro deve essere affrontato nella consapevolezza che si tratta di un investimento per lo sviluppo del nostro Paese e non di un costo per la società. Far partecipare, includere e rispettare le donne vuol dire lavorare insieme per rendere migliore la nostra società, contrastando ogni forma di violenza e di discriminazione nei confronti delle donne. Questo è lo sforzo che tutti dobbiamo fare. Questo deve essere, sempre, il significato speciale dell’8 marzo.
Segretaria generale della Cisl
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