Dialogo Summit dell’infanzia
feb 02

«Il futuro dei bambini è minacciato. Serve un’azione urgente»

Mimmo Muolo - da www.avvenire.it - domenica 2 febbraio 2025

Leader e personaggi influenti di diversi ambiti si ritroveranno lunedì per un confronto sui diritti negati dei più piccoli. Padre Fortunato: «Dobbiamo costruire la pace e sostenere la famiglia»

No. Mai più. E sì. Potrebbero essere queste le tre espressioni chiave del Summit internazionale dei diritti dei bambini, in programma domani. lunedì. nel Palazzo Apostolico in Vaticano con la partecipazione del Papa e di diverse figure apicali in campo politico, economico, istituzionale e della società civile. Espressioni alle quali si aggiungono naturalmente i due verbi che fanno da titolo: “Accogliamoli e proteggiamoli”. No all’indifferenza che uccide. «Ci sono ancora 14mila bambini che muoiono ogni giorno per cause che potrebbero essere evitate», nota padre Enzo Fortunato, presidente del Pontificio Comitato per la Giornata mondiale dei bambini, che ha organizzato il summit. Mai più bambini sfruttati, uccisi dalla guerra o costretti a combattere. Mai più bambini morti per la fame, abusati, privati della loro infanzia. Sì, invece, a bambini che nel sud come nel nord del mondo abbiano la possibilità di andare a scuola, vivere una vita dignitosa con i loro genitori e non debbano conoscere la violenza e la sopraffazione.

Padre Fortunato, è questa l’identità del Summit?

Sì. E ce l’ha consegnata papa Francesco fin dall’annuncio di questo incontro. Trovare nuove vie per salvaguardare la vita dei più piccoli. È la prima volta che si organizza in Vaticano un Summit mondiale con esponenti di primo piano della politica, delle istituzioni, delle associazioni internazionali. Tutte persone che desiderano metterci la faccia e impegnarsi fattivamente.

Qual è l’apporto che vi aspettate da loro?

Un contributo significativo in termini di orizzonte e di concretezza. In pratica ciò che realmente la politica, l’economia e le istituzioni possono mettere in atto per tutelare l’infanzia. Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Quando i bambini diventano le prime vittime della guerra, significa che davvero abbiamo raggiunto il punto più basso della nostra umanità.

Qual è il pericolo maggiore fra tutti quelli che vivono i bambini oggi?

Secondo me, è che gli adulti, procedendo con indifferenza o girandosi dall’altra parte verso questi problemi, uccidano il loro stesso futuro. A me è piaciuta moltissimo, ed è motivo di riflessione e di risonanza interiore, l’affermazione che papa Francesco ci ha donato in una delle ultime udienze. I bambini sono il giacimento di speranza e di umanità per il futuro.

Lo scopo di questo summit è dunque quello di riportare al centro qualcosa che oggi nell’attenzione globale è finito in periferia?

Il rischio che viviamo è che i bambini e le loro esigenze siano messi ai margini. E invece si tratta di riportare al centro la loro ricchezza, quella ricchezza che possono donare a ciascuno di noi in termini di recupero di sentimenti e di attenzione nel prendersi cura degli altri. I bambini possono aiutarci anche a recuperare quello che maggiormente abbiamo smarrito: lo stupore. L’immagine che ho davanti agli occhi è un disegno di Banksy che fa vedere in carrellata il cuore dal bambino fino all’adulto. Questo cuore che è grande all’inizio poi man mano si rimpicciolisce perché siamo disillusi e perdiamo il senso dello stupore. Perciò si tratta di mantenere forte quella grandezza del cuore e di sentimenti che c’è da piccoli.

E in questo nostro mondo occidentale i bimbi addirittura non nascono. Anche questo problema sarà al centro del summit?

Papa Francesco due anni fa, invitando l’Occidente a generare vita, disse che ogni anno scompare una città con 200mila abitanti. Solo questo dato dovrebbe davvero inchiodarci alle nostre responsabilità e spingere i governi a mettere in atto politiche che generino attenzione verso i nuclei familiari e mettano al centro la vita nascente. Non possiamo impedire a una donna di diventare mamma, perché poi rischia di perdere il lavoro. Non possiamo costringere un papà a non donare del tempo ai propri figli. Proprio in questi giorni papa Francesco ha firmato una lettera che pubblicheremo sulla nuova rivista “Piazza San Pietro” dove invita a donare tempo e non cose ai propri bambini.

C’è anche un problema culturale, però. Sempre più spesso i bambini vengono presentati come un fastidio e un ostacolo alla realizzazione degli adulti.

Molte volte, quando mi capita di parlare con giovani coppie, e chiedo se pensano a un figlio mi sento rispondere: “Più avanti, adesso ci vogliamo divertire”. Io credo che questa risposta sottolinei il clima culturale che respiriamo. E cioè: prima io e le mie cose, poi il resto. Ma così viene a mancare una progettualità di vita.

Che cosa si può fare per invertire questa tendenza culturale?

Credo che abbiamo bisogno di recuperare la saggezza dei nostri nonni, che guardavano ai figli come a una ricchezza. E poi vanno recuperate le condizioni favorevoli economiche e sociali. Insomma, deve esserci una sinergia a più livelli. Questa partita non la possono giocare solo i singoli o solo la Chiesa, ma tutti insieme. Ed è il motivo per cui abbiamo pensato di coinvolgere nel summit queste figure apicali. Tutti i livelli della società sono presenti e devono operare in accordo.

Come è stata la risposta all’invito?

La risposta all’invito che il Comitato ha fatto a nome di papa Francesco è stata corale e di piena disponibilità. E questo ci fa ben sperare anche per proseguire il lavoro, in vista di un secondo summit, che organizzeremo nel 2027. Da quando papa Francesco ci ha affidato la responsabilità di questo settore, un anno dobbiamo organizzare la Giornata mondiale dei bambini (la prossima sarà nel 2026) e un anno una riflessione ad altissimo livello che tocchi la concretezza della vita.

Parlerete anche degli abusi sui bambini?

Degli abusi a vario livello. Abbiamo dei dati drammatici. Ad esempio i bambini schiavi. Pensate che solo 67 Stati hanno abolito le punizioni corporali. E anche questo è un abuso. C’è poi il lavoro minorile e la mancanza di educazione. Sono 250 milioni i bambini che non vanno a scuola, 6 milioni in più rispetto al 2021. Per non parlare delle guerre (nel 2024 c’erano 56 conflitti attivi nel mondo), di cui i piccoli sono spesso le prime vittime, quando non anche costretti a combattere. Domandiamoci insomma su quali basi stiamo costruendo il futuro del nostro mondo.

Se il Summit avesse il potere di risolvere completamente almeno uno dei problemi che affliggono oggi i bambini nel mondo, da dove bisognerebbe cominciare?

Io personalmente comincerei dalla riduzione delle spese militari per destinare i fondi alla lotta contro la fame nel mondo. Nel 2023 c’erano 733 milioni di persone affamate. Innumerevoli i bambini. Con quello che si destina alle armi potremmo salvare dalla morte un numero altissimo di esseri umani. Anche perché è provato che il mondo potrebbe produrre abbastanza cibo per nove miliardi di persone.

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