No, l’odio e gli insulti non possono cancellare Auschwitz
Paolo Ferrario - da www.avvenire.it lunedì 27 gennaio 2025
L’ennesima ondata di insulti alla senatrice Segre e un attentato scampato alla sinagoga di Napoli. In questo clima l’Italia si prepara a rendere omaggio alle vittime della Shoah
Mentre la senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ai lager nazisti, è costretta a subire l’ennesima ondata di insulti via social. Mentre a Napoli un uomo di nazionalità marocchina viene arrestato prima che riesca a mettere in atto un attentato alla sinagoga. Mentre in tante piazze si equipara la Shoah all’attuale situazione in Palestina, l’Italia si prepara a celebrare il Giorno della Memoria, a 25 anni dall’emanazione della legge che l’ha istituito e a 80 anni dalla liberazione di Auschwitz, il 27 gennaio 1945. Un anniversario che, quest’anno, cade in un momento di forte tensione, non soltanto internazionale, ma che merita di essere celebrato per quello che è e non con finalità diverse da quelle volute dal Parlamento.
«C’è un forte tema di coerenza, che lascia un senso di preoccupazione per le generazioni future», commenta la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), Noemi Di Segni, rientrata da poco da un nuovo Viaggio della Memoria ad Auschwitz con una delegazione di studenti. «Se la distorsione della Shoah è tale - ammonisce -. Se non si celebra questo Giorno, se non ci si focalizza sul suo significato, ma lo si vuole addirittura estendere ad altro, oppure se si ribaltano le accuse sugli Ebrei e su Israele, allora tutto il lavoro fatto in questi venticinque anni viene messo in discussione. Se prevale questa volontà di insultare significa che è mancato un lavoro culturale e di educazione».
Allora, vale la pena ricordare che il Giorno della Memoria «non è un giorno di pietà verso gli Ebrei», precisa Di Segni, ma «l’obiettivo è ragionare sulle responsabilità italiane» nella Shoah, facendo un «lavoro sulla propria identità». Un’operazione di verità che «anche l’Europa è chiamata a fare e a comprendere». Un lavoro anche «molto sofferto» perché avviene in concomitanza con «il dramma lacerante del conflitto a Gaza». Un tema «distinto ma non scollegato» con il Giorno della Memoria, alla luce degli slogan delle piazza pro-Pal, che certo «non aiutano il popolo palestinese» perché non contribuiscono a «far comprendere la complessità della situazione».
Nonostante tutto, però, proprio alla vigilia del Giorno della Memoria, la presidente Di Segni vuole ribadire con forza che «non tutto è perduto», ma che c’è «un mare enorme di persone e istituzioni - a partire dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - che si adoperano in modo coerente e utile». «Non tutto è negativo», ribadisce la presidente dell’Ucei. Rinfrancata dallo spirito dei ragazzi che ha appena incontrato ad Auschwitz. «Ognuno torna con un bagaglio e tutti contribuiscono a risvegliare anche noi, che compiamo questo viaggio con molta fatica e con una stretta al cuore», riprende Di Segni. «Stando con questi giovani studenti - conclude - capiamo che, nonostante tutto, c’è ancora speranza che qualcuno capisca. E, sono convinta, che quei ragazzi, tornati a casa, non useranno mai la parola “lager” in modo indebito e insegneranno anche ai loro coetanei e amici a fare altrettanto».
Sulla necessità di andare al fondo delle ragioni che hanno portato ad istituire il Giorno della Memoria, evitando strumentalizzazioni e distorsioni, insiste Enrico Fink, presidente della Comunità Ebraica di Firenze, che ha promosso un nutrito programma di iniziative. «Ogni tentativo oggi di appannare quella memoria, di nasconderla in una melassa confusa o, all’estremo, di costruire supposti parallelismi con le azioni, altrove oggi, degli eredi delle vittime di allora - ricorda Fink - è solo un tentativo, consapevole o meno, di offuscare la memoria, di salvare la coscienza della nostra società, di rifiutarsi ancora una volta di fare i conti con la propria storia, chiamando ad alibi una percepita correità del mondo ebraico ad altri orrori altrove. Non ribadiremo qui per l’ennesima volta la distinzione fra ebrei e israeliani: non è questo il punto - aggiunge il presidente della Comunità ebraica fiorentina -. Il punto è che la lotta all’antisemitismo non è necessaria perché gli ebrei sono “buoni”. È necessaria perché l’antisemitismo, come ogni razzismo, è una malattia profonda della nostra società. E l’antisemitismo una malattia specifica e con radici profonde nella cultura italiana ed europea, e dure da estirpare. Un compito necessario, oltre che la lettera di una legge dello Stato».
La Memoria si nutre anche di studi rigorosi, di archivi, di documenti e di chi sa consultarli con passione e competenza. Come da settant’anni fanno i ricercatori del Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) di Milano, fondato il 25 aprile 1955 «dall’entusiasmo e dall’impegno di un gruppo di giovani», ricorda il direttore Gadi Luzzatto Voghera. «Con profonda tristezza - dice - devo prendere atto che i rigurgiti di antisemitismo già rilevati dai fondatori del Cdec a metà degli anni Cinquanta sono tutt’altro che superati. Anzi, il nostro è un presidio tanto più necessario oggi, perché è proprio in tempo di crisi, come l’attuale, che il ruolo degli ebrei viene riportato violentemente all’attenzione della società».
In questi sette decenni, il Cdec ha assistito a una «grandissima crescita» dell’attenzione di Milano e dei milanesi per la comunità ebraica, soprattutto dopo l’apertura, nel 2013, del Memoriale della Shoah al Binario 21. Oggi anche la Biblioteca, con 40mila volumi, attira un numero sempre crescente di persone, soprattutto studenti. «Il nostro è uno spazio pubblico frequentato non soltanto da italiani, ma anche da cinesi e arabi», aggiunge Gadi Luzzatto Voghera. «Per noi è la normalità e non abbiamo mai avuto né manifestazioni di ostilità, ne tanto meno aggressioni nei nostri spazi», conclude il direttore del Cdec. Una considerazione che diventa un auspicio affinché questo Giorno della Memoria, che si celebra domani, sia davvero condiviso e vissuto per il suo vero significato. Senza storture né mistificazioni.
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