Il Papa ai comunicatori: «Parlate con il cuore, diffondete speranza»
Mimmo Muolo - da www.avvenire.it - sabato 25 gennaio 2025
Francesco incontra i giornalisti per il Giubileo della comunicazione, consegna il discorso e ricorda che la “comunicazione è divina”. “Mettetevi a fianco degli emarginati. Giornalisti siano liberati”
Atmosfera di festa e di riflessione nell’Aula “Paolo VI”, con le comunicazioni di Maria Ressa e Colum McCann, poi le note struggenti del violino di Uto Ughi e infine ecco il Papa. Accolto dall’applauso di migliaia di operatori dei mass media di tutto il mondo giunti a Roma per il Giubileo del mondo della comunicazione. Il Papa consegna il suo discorso scritto. “È di nove pagine - spiega - sarebbe una tortura”. E quindi pronuncia a braccio un breve saluto. “Comunicare è uscire un po’ da se stessi, parlare all’altro. E la comunicazione non solo è l’uscita, ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza. Io sono contento di questo Giubileo del comunicatore”. “Il vostro lavoro - aggiunge quindi - è un lavoro che costruisce, costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti a patto che sia vero. ‘Padre, io sempre dico le cose vere’. Ma tu sei vero? Non solo le cose che tu dici, ma tu nel tuo interiore sei vero? E’ una prova anche grande”. Secondo Francesco, inoltre, “comunicare è divino”. Dio comunica con il Figlio e la loro comunicazione è lo Spirito Santo. “Grazie per le cose che voi fate, grazie tante, sono contento”, ha concluso, prima di dare la benedizione e di salutare i presenti, compiendo anche un lungo giro in carrozzina nelle prime file dell’Aula.
Nel discorso scritto, affidato al prefetto del Dicastero vaticano per la comunicazione, Paolo Ruffini, Francesco ha fatto appello ai giornalisti a parlare con il cuore e a diffondere speranza. “Con la parola coraggio possiamo ricapitolare tutte le riflessioni delle Giornate Mondiali delle Comunicazioni Sociali degli ultimi anni, fino al Messaggio che porta la data di ieri - ha scritto nel discorso non pronunciato -: ascoltare con il cuore, parlare con il cuore, custodire la sapienza del cuore, condividere la speranza del cuore. In questi ultimi anni è stato dunque proprio il cuore a dettarmi la linea guida per la nostra riflessione sulla comunicazione”.
Quindi il Papa ha aggiunto un “appello per la liberazione dei giornalisti, ingiustamente imprigionati. Sia aperta per loro una porta per la libertà“. Il Papa ha ricordato anche gli operatori dei media morti per il loro lavoro “in quest’ultimo anno, uno dei più letali per i giornalisti”. E sempre nel discorso consegnato ma non letto ha rivolto anche “un altro ‘appello’ che ci riguarda tutti: quello per la ‘liberazione’ della forza interiore del cuore. Di ogni cuore! Raccogliere l’appello non spetta ad altri che a noi”, ha affermato. “In questo Giubileo faccio quindi un altro appello ancora a voi qui riuniti e ai comunicatori di tutto il mondo - ha proseguito Francesco -: raccontate anche storie di speranza, storie che nutrono la vita. Il vostro ’storytelling’ sia anche ‘hopetelling’”.”Quando raccontate il male - prosegue il testo -, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto. Seminate interrogativi”. Perché “raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto, significa permettere di sperare anche contro ogni speranza”. In sostanza, diffondere speranza “significa accorgersi dei germogli che spuntano quando la terra è ancora coperta dalle ceneri. Raccontare la speranza significa avere uno sguardo che trasforma le cose, le fa diventare ciò che potrebbero, che dovrebbero essere. Vuol dire far camminare le cose verso il loro destino”.
“Quella del giornalista è più che una professione - si legge ancora nel discorso -. È una vocazione e una missione. Voi comunicatori avete un ruolo fondamentale per la società oggi, nel raccontare i fatti e nel modo in cui li raccontate”. “Lo sappiamo: il linguaggio, l’atteggiamento, i toni, possono essere determinanti e fare la differenza tra una comunicazione che riaccende la speranza, crea ponti, apre porte, e una comunicazione che invece accresce le divisioni, le polarizzazioni, le semplificazioni della realtà“. Il Pontefice sottolinea che “la vostra è una responsabilità peculiare. Il vostro è un compito prezioso. I vostri strumenti di lavoro sono le parole e le immagini. Ma prima di esse lo studio e la riflessione, la capacità di vedere e di ascoltare; di mettervi dalla parte di chi è emarginato, di chi non è visto né ascoltato e anche di far rinascere - nel cuore di chi vi legge, vi ascolta, vi guarda - il senso del bene e del male e una nostalgia per il bene che raccontate e che, raccontando, testimoniate”.
Infine il Papa , nel discorso non letto, scrive: “Abbiamo bisogno di un’alfabetizzazione mediatica, per educarci ed educare al pensiero critico, alla pazienza del discernimento necessario alla conoscenza; e per promuovere la crescita personale e la partecipazione attiva di ognuno al futuro delle proprie comunità. Abbiamo bisogno di imprenditori coraggiosi, di ingegneri informatici coraggiosi, perché non sia corrotta la bellezza della comunicazione. I grandi cambiamenti non possono essere il risultato di una moltitudine di menti addormentate, ma prendono inizio piuttosto dalla comunione dei cuori illuminati”.
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