Zuppi: «La Chiesa dialoghi con tutti. Bene i cristiani in politica»
Mimmo Muolo - da www.avvenire.it - lunedì 20 gennaio 2025
Aprendo il parlamentino dei vescovi, il presidente Cei tocca l’attualità: povertà, ricerca della pace, famiglia, denatalità, debito paesi poveri, no al gioco d’azzardo. «No a emarginazione cristiani»
Il cardinale Matteo Zuppi rilancia l’idea di una «chiesa che dialoga» ed è «profetica». Cioè una Chiesa che «parla, comunica, ascolta, interroga e risponde». E gli attori di questo dialogo, dice il presidente della Cei, «sono tutti i credenti nella loro vita personale, relazionale, lavorativa, sono le istituzioni ecclesiali, le parrocchie, i movimenti. Parlare con tutti delle grandi e piccole tematiche della vita quotidiana e della dimensione sociale e nazionale: in queste parole e nella relazione circolano anche le parole della fede». Il porporato ha aperto così, questo pomeriggio il Consiglio permanente della Cei, sessione invernale, dedicando gran parte della sua Introduzione ai temi ecclesiali e lasciando per una volta sullo sfondo i problemi sociali, pur elencati puntualmente. «Se volgiamo lo sguardo all’Italia - ha detto infatti -, troviamo altre situazioni che minacciano la persona, l’unica preoccupazione che chi ama Gesù mette al centro, soggetto delle nostre scelte e preoccupazioni. Fa riflettere la condizione del lavoro povero e precario, che favorisce peraltro sacche di illegalità, la difficoltà per tanti di arrivare alla fine del mese e di poter immaginare il futuro. Strettamente legata alla famiglia e alla natalità è la questione della casa che richiede certamente uno sforzo straordinario per garantire prezzi d’acquisto accessibili e garanzie adeguate agli affittuari». Per il resto, il riferimento nel discorso è andato al necessario contrasto al gioco d’azzardo, alla necessità di promuovere la pace, e alla questione migratoria, sempre attuale.
A questo proposito Zuppi, ricordando lo slogan “Liberi di partire, liberi di restare”, ha notato: «Sul fronte dell’immigrazione, nonostante la riduzione degli sbarchi (secondo i dati recenti, nel 2024 sono sbarcati sulle coste italiane 66.317 migranti, il 58% in meno rispetto ai 157.651 arrivati nel 2023), rimane elevato il numero di vittime di naufragio (circa 1.700 morti in mare, 1 ogni 40 arrivi, superiore ai morti nella rotta del Mediterraneo occidentale che è di 1 ogni 36). È evidente la necessità di non indebolire la cultura dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, offrendo regole di diritti e doveri sicuri, flussi e canali che permettano l’ingresso dei necessari lavoratori, che non sono mai solo braccia, ma persone che richiedono politiche lungimiranti di integrazione.
L’esperienza dei corridoi umanitari e lavorativi è da valorizzare perché garantisce dignità e sicurezza a chi fugge da situazioni drammatiche. Le Diocesi italiane, con il loro impegno, sono un faro di accoglienza per oltre 146.000 persone di origine straniera. Accanto ai corridoi umanitari, lavorativi e universitari sono un esempio concreto di come sia possibile conciliare il diritto a migrare con l’integrazione e lo sviluppo locale». Chiesto anche il condono dei debiti dei Paesi poveri.
A proposito del rapporto chiesa-mondo, il presidente della Cei, ha detto di guardare «con simpatia agli sforzi per una rinnovata presenza dei cristiani nella vita politica del Paese e, mi auguro, dell’Europa, a partire dalla Settimana Sociale di Trieste. È importante che ciò avvenga nel tracciato della Dottrina sociale della Chiesa, nella pur legittima pluralità di espressioni politiche».
Centrale anche il tema della pace. «Il Giubileo coincide con l’ottantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, dalla cui tragedia nacque la scelta di immaginare la pace costruendo l’Europa i cui principi fondativi vanno difesi e rilanciati. La pace è pensarsi insieme e lo scandalo della guerra e della guerra in Europa deve impegnarci tutti a cercare le vie, possibili, del
dialogo, per una pace giusta e duratura. Invito la Caritas e quanti desiderano aiutare il popolo ucraino a garantire anche quest’anno, come nel 2024, accoglienza ai bambini orfani o colpiti dalla guerra durante le vacanze estive». Anche per quanto riguarda lo scenario mediorientale l’auspicio del cardinale è netto. «La Chiesa in Italia è vicina a Israele perché possa riabbracciare finalmente i propri cari rapiti, avere la sicurezza necessaria e continuare a lottare contro l’antisemitismo che si manifesta dentro
forme subdole e ambigue». Ed è vicina anche «ai palestinesi e alla loro sofferenza perché si possa finalmente avviare un percorso che permetta a questo popolo di essere riconosciuto nella sua piena dignità e libertà». Di qui la sua denuncia del traffico delle armi, sulla scia dell’insegnamento del Papa.
Quanto al gioco d’azzardo, definito, «insidiosa idolatria, che diventa una vera dipendenza con drammatiche conseguenze sulla vita delle persone, nell’illusione, coltivata e perfino incentivata, di star meglio, di essere felici o di essere vincenti», Zuppi ha notato: «Nel 2023 sono stati spesi quasi 150 miliardi nel gioco d’azzardo ed è una cifra sempre in crescita. Occorre una forte azione educativa per liberare da quella che facilmente diviene una vera dipendenza: per questo, serve il coinvolgimento delle aziende dell’azzardo e anche lo Stato deve mettere sempre al primo posto la salute dei cittadini. La campagna “Mettiamoci in Gioco” e la Consulta Nazionale Antiusura ricordano che è possibile affrancare da quello che non è un gioco, ma una schiavitù».
Il Cammino sinodale della Chiesa italiana è a un punto cruciale. Il 2025 è l’anno che vedrà la conclusione della fase profetica e l’inizio del tempo della sua recezione ecclesiale. «Lo scorso novembre - ha ricordato Zuppi - abbiamo vissuto la Prima Assemblea
sinodale (Roma, 15-17 novembre 2024): è stata un’esperienza innovativa per le Chiese che sono in Italia, i cui delegati hanno lavorato con impegno encomiabile. Abbiamo pregato, riflettuto, discusso insieme in stile sinodale. Ne è scaturito, tra l’altro, il testo dello Strumento di lavoro, che è stato approvato dal Consiglio Permanente il 9 dicembre 2024 e subito dopo rimandato alle Diocesi per un lavoro di approfondimento nelle singole realtà locali. Guardiamo adesso alla Seconda Assemblea sinodale (31 marzo - 3 aprile 2025), da cui scaturirà la bozza delle Proposizioni, che saranno discusse nella prossima Assemblea generale della CEI (26-29 maggio 2025)».
Più in generale la Chiesa dialogante con tutti non vuole essere «una minoranza triste», ma deve avere il coraggio specie nell’anno giubilare di fare dei cristiani “minori felici” in senso francescano. Minori cioè piccoli. «Penso alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Penso alle vittime di abusi, la cui sofferenza portiamo nel cuore e ci impegna con rigore nel contrasto e nella prevenzione. Penso ai carcerati. Ringraziando il presidente Mattarella per il messaggio di fine anno, abbiamo ribadito la necessità di “assicurare condizioni dignitose a quanti vengono privati della libertà” e di “offrire percorsi adeguati perché la detenzione sia un’occasione di rieducazione e redenzione”, sottolineando la possibilità di “misure alternative che, oltre a prevenire la reiterazione di un reato, salvaguardano l’umanità e favoriscono il reinserimento nella società“».
Il cardinale ha quindi ricordato che «decisive nell’oggi della vita della Chiesa e del cristiano» sono «la liturgia, i santi segni, il dialogo con tutti, la circolazione della Parola nelle parole del dialogo, l’incontro affettivo con il povero. Sono porte che si aprono e che aprono le porte del cuore». E perciò ha invitato a rispolverare il sogno di San Paolo VI, che «il messaggio cristiano ritorni nella circolazione del discorso degli uomini e delle donne del proprio tempo, che inquieti le coscienze, che tocchi i cuori, che non sia emarginato dal quotidiano o dalla cultura». Significherebbe, come diceva Romano Guardini che «si è iniziato un processo di incalcolabile portata: il risveglio della Chiesa nelle anime».
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