La Settimana che chiama i cristiani all’unità
Riccardo Maccioni - da www.avvenire.it - sabato 18 gennaio 2025
L’evento di quest’anno fa riferimento al Concilio di Nicea e alla bellezza di pregare insieme. I testi preparati dalla comunità di Bose. Ecco come è nata e si è sviluppata l’iniziativa
Il punto di partenza è la chiamata di Gesù, che nel Vangelo di Giovanni si rivolge così al Padre: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato». L’impegno per la ricerca dalla piena comunione tra le Chiese cristiane non è dunque una possibilità tra tante ma un preciso dovere, come più volte sottolineato dagli ultimi Papi. Si deve a Paolo VI lo storico abbraccio con il patriarca di Costantinopoli Athenagoras che chiuse la terribile frattura con l’ortodossia mentre si intitola “Ut unum sint” l’enciclica pubblicata da Giovanni Paolo II nel 1995. Inoltre, nel 2011 Benedetto XVI visitò, in Germania, i luoghi di Lutero, e papa Francesco si recò a Lund, in Svezia nel 2016 per i 500 anni della Riforma protestante.
In questa ricerca comune ogni anno si inserisce la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che tradizionalmente si celebra dal 18 al 25 gennaio. Per il 2025 il tema è tratto dal Vangelo di Giovanni: “Credi tu questo?” (Giovanni 11,26). Questa domanda di Gesù - spiega il Sussidio che prepara i testi, preparato per l’Italia dal Consiglio delle Chiesa cristiane delle Marche - «è il fondamento della fede cristiana. È una domanda che percorre tutto il corso della storia e che ci interpella profondamente sul piano personale ed ecclesiale. Il brano scelto ci commuove perché ci richiama l’evento centrale della nostra fede: Gesù è risorto, è la risurrezione e la vita, la morte non ha l’ultima parola, ma è sommersa dalla risurrezione di Cristo».
Quest’anno le preghiere e le riflessioni per la Settimana sono state preparate dalla Comunità monastica di Bose assieme ad un Comitato internazionale nominato congiuntamente dal Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani e dalla Commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese. «Nel 2025 - leggiamo dall’introduzione - ricorre l’anniversario dei 1700 anni del primo Concilio ecumenico dei cristiani che si tenne a Nicea, vicino Costantinopoli, nel 325 d.C.; questa commemorazione offre un’opportunità unica per riflettere e celebrare la nostra comune fede di cristiani, quale fu espressa nel Credo formulato durante quel Concilio, una fede ancora oggi viva e feconda. La Settimana di preghiera del 2025 ci invita ad attingere a questa eredità condivisa e ad entrare più profondamente nella fede che ci unisce come cristiani».
Le origini
Come ricorda il Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, la Settimana si celebra dal 18 al 25 gennaio su proposta, nel 1908, di padre Paul Wattson. Risulta dunque compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo. Nell’emisfero sud del mondo, in cui gennaio è periodo di vacanza, le Chiese celebrano la Settimana di preghiera in altre date, per esempio nel tempo di Pentecoste, periodo altrettanto simbolico per l’unità delle Chiese.
Vespri ecumenici nel 2024 a Roma in San Paolo fuori le Mura - Siciliani
Date importanti nella storia della Settimana per l’unità
1740: in Scozia, nasce un movimento pentecostale con legami in Nord America, il cui messaggio per il rinnovamento della fede chiamava a pregare per e con tutte le Chiese. Il predicatore evangelico Jonathan Edwards invita ad un giorno di preghiera e di digiuno per l’unità, affinché le chiese ritrovino il comune slancio missionario.
1840: il rev. Ignatius Spencer, anglicano entrato poi in piena comunione con la Chiesa cattolica, propone di istituire “L’Unione di preghiera per l’unità“.
1867: nel Preambolo alle sue risoluzioni, la prima assemblea dei vescovi anglicani a Lambeth sottolinea l’importanza della preghiera per l’unità, ribadita anche nelle successive assemblee.
1894: papa Leone XIII, in vari documenti, incoraggia la pratica dell’”Ottavario di preghiere per l’unità” nel contesto della Pentecoste
1908: il rev. Paul Wattson istituisce e celebra per la prima volta a Graymooor (New York), un “Ottavario di preghiera per l’unità” (Chair of unity octave), dal 18 al 25 gennaio, auspicando che divenga pratica comune.
1926: il movimento Fede e Costituzione inizia la pubblicazione dei “Suggerimenti per l’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani”.
1935: l’abate Paul Couturier, in Francia, promuove la “Settimana universale di preghiera per l’unità dei cristiani” basata sulla preghiera per “l’unità voluta da Cristo, coni mezzi voluti da lui”.
1958: Il Centre Oecuménique Unité Chrétienne di Lione (Francia) inizia la preparazione del materiale per la Settimana di preghiera in collaborazione con la commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese.
1964: il Decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II “Unitatis redintegratio” sottolinea che la preghiera è l’anima del Movimento ecumenico, ed incoraggia l’osservanza della Settimana di preghiera.
1966: la commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese ed il Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani (attuale Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani) decidono di preparare congiuntamente ogni anno il testo ufficiale della Settimana di preghiera.
1968: per la prima volta la preghiera per l’unità viene celebrata in base al testo elaborato in collaborazione tra la commissione Fede e Costituzione e il Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani
Bose
Come detto, per la Settimana del 2025, i testi per la preghiere e le riflessioni sono state preparate dalla Comunità monastica di Bose, in Piemonte. Sorta nel 1968 per iniziativa di fratel Enzo Bianchi insieme ad altri fratelli e sorelle, Bose - recita il testo introduttivo alla Settimana - è stata fin dall’inizio una comunità ecumenica, per la presenza di membri appartenenti a tradizioni cristiane diverse, già tra coloro che hanno emesso i voti nel 1973. La Comunità è mista, cioè si compone di uomini e donne, che vivono il celibato in risposta alla chiamata di Cristo. Oggi è riconosciuto dalla Chiesa cattolica come monastero sui iuris di diritto diocesano, cioè inserita nella Chiesa locale di Biella (Piemonte) quale monastero pienamente autonomo e in cui tutti i membri, appartenenti a diverse Chiese cristiane, godono degli stessi diritti.
I fratelli e le sorelle della Comunità Monastica di Bose, perseguendo la ricerca di Dio nella sequela di Gesù Cristo, cercano di vivere la radicalità evangelica nel celibato e nella vita comune, in obbedienza, povertà e stabilità secondo la Regola di Bose e ispirandosi alla grande tradizione monastica d’oriente e d’occidente. In questa forma vitae, fondata nel battesimo e alimentata dall’Eucaristia, i fratelli e le sorelle fanno tesoro delle istanze suscitate dal movimento ecumenico e dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II. Dal 30 gennaio 2022 priore di Bose è Sabino Chialà, teologo e biblista, membro della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa e consultore del Dicastero per le Chiese orientali.
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