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Via il 2024, avanti il 2025: ecco perché bisogna saper dire “grazie”

Riccardo Maccioni -Da www.avvenire.it - martedì 31 dicembre 2024

Ogni inizio ha una fine, ogni dritto si accompagna a un rovescio, ogni storia nasce da una pagina bianca. Pensiamo che il nuovo cancelli il vecchio ma è solo un’illusione, perché il filo dei giorni li tiene uno incollato all’altro e, se lo tagli, potresti dover riannodare il gomitolo da capo. Sarebbe un bene o un male? Ce lo chiediamo ogni ultimo giorno dell’anno quando, come dentro un film, passiamo in rassegna quel che è stato, alla ricerca del momento più dolce, della gioia più grande, dell’emozione più sconvolgente. Per poi scoprire che, così, a bruciapelo, nessuno o quasi saprebbe indicare il giorno, l’ora, il minuto da salvare per sempre nell’archivio della memoria. Ci sono, naturalmente, i matrimoni, le nascite dei figli, la guarigione di una persona cara, ma il resto è opinabile o aleatorio come l’impronta sulla sabbia in un giorno di vento.

Nel giudizio tutto cambia e si trasforma a seconda dell’unità di misura, dipende se a dominare sono le ragioni del cuore o dell’efficienza. Perché troppo spesso si valuta in funzione del successo apparente, del momento, del modo con cui i nostri occhi vedono le cose. E vorremmo che il bello coincidesse con il nostro bene, che gli altri sapessero trascurare i nostri difetti, che alla lunga le nostre colpe si rivelassero ragioni.

Ma spesso non è così, i torti restano responsabilità, le sconfitte rimangono serbatoi di lacrime, le brutte figure non smettono di farci soffrire. A meno che non impariamo a guardare un po’ oltre noi stessi e capiamo dove abita davvero il nostro cuore. Dipende dalla casa che gli costruiamo intorno e a chi diamo la licenza di abitarla. I più saggi, se la fede è anche saggezza, danno le chiavi a Dio. E allora l’anno vecchio sarà stato buono o cattivo a seconda che ci siamo avvicinati o meno alla sua volontà su di noi. Se ce ne siamo allontanati faremo fatica a ritrovare la via e arriviamo all’ultimo giorno di questi dodici mesi con il fiato grosso e le gambe pesanti, desiderosi solo di ripartire da capo.

Se invece, ma quant’è difficile!, il cammino è stato luminoso, saluteremo l’avvio del 2025 come un semplice passaggio di testimone. Senza strappi dolorosi. “Buona fine e buon inizio” dicevano i nostri vecchi, quasi a sottolineare che tutto si tiene. E anche le cose più dure, se radicate nell’amore, appaiono accettabili. E allora le battute d’arresto diventano scuola di maturità, la povertà del raccolto fiducia che il tempo cambierà, i litigi inviti a compiere un passo indietro, nel senso che farsi piccoli significa diventare grandi. Così dire grazie anche per gli insuccessi, quelli almeno che aiutano a crescere, non è masochismo (il cristiano ovviamente non ama farsi del male) ma desiderio di vedere oltre il buio, capacità di scoprire che persino nella notte nera si può intravedere una piccola luce a indicarci il cammino verso casa.

Grazie quindi per il lento respiro dei giorni, grazie anche se fatichiamo a trovare un motivo per ringraziare, grazie soprattutto perché ciascuno di noi ha un posto nel cuore del Padre. Ma questa consapevolezza non deve portarci all’arroganza, bensì, al contrario, alla mansuetudine, al perdono, alla solidarietà. D’altronde non è forse vero che la soddisfazione più grande la proviamo quando riusciamo a regalare un momento di gioia agli altri? Beato l’uomo, e beata la donna che non conoscono la solitudine, verrebbe voglia di dire. O meglio, è saggio chi non considera la sua vita come una fortezza da difendere ma sa aprirsi per farsi abitare e usa il metro del perdono come unità di misura. Siamo tutti buoni e cattivi, colpevoli e innocenti, coraggiosi e vili. Con l’umanità come unità di misura. Il giudizio sull’anno vecchio passa da lì. La felicità dei giorni dipende da come e se li abbiamo vissuti insieme agli altri, avvicinandoci o allontanandoci dalla speranza. Il 2024 è stato un anno bello se siamo stati profondamente umani e la regola varrà anche per il 2025. A proposito: buona fine e buon inizio.

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