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Il Papa ha aperto la Porta Santa. Iniziato il Giubileo della “speranza viva”

Mimmo Muolo, Roma  -  da www.avvenire.it -  martedì 24 dicembre 2024

“Questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza per te”, ha detto il Pontefice nella messa di Natale. E’ tempo “di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle”

Alle ore 19,17 il Papa, seduto sulla carrozzella, ha appoggiato la sua mano alla porta Santa della Basilica di San Pietro, che si è subito aperta, dando così il via alla celebrazione dell’Anno Santo ordinario 2025, intitolato alla Speranza. “Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te!”, sottolineerà poco dopo il Pontefice, nell’omelia. Una speranza che richiede di non indugiare, “di non trascinarci nelle abitudini, di non sostare nelle abitudini e nella pigrizia”. Perché “la speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre”.

A tutte queste cose, probabilmente avrà pensato Francesco, mentre in silenzio è rimasto qualche minuto in preghiera davanti all’uscio aperto che è simbolo di Cristo stesso, attraverso il quale bisogna passare per guadagnare l’indulgenza plenaria. Quindi è entrato, accompagnato dalle note dell’Inno del Giubileo. Poco prima che il Papa aprisse la porta, la Schola della Cappella Sistina ha intonato un canto che diceva: “E’ questa la porta del Signore. Per essa entrano i giusti. Entro nella tua casa, Signore. Mi prostro verso il tuo tempio santo. Apritemi le porte della giustizia. Vi entrerò per ringraziare il Signore”.

Il rito, molto sobrio, ma non privo di solennità, è stato preceduto da canti e preghiere all’interno della Basilica, con l’annuncio del Natale. Poco prima di procedere all’apertura della Porta Santa, Francesco si è assentato per qualche minuto. Sobri anche i paramenti indossati dal Papa. Un piviale bianco avorio, con decorazioni color oro, simbolo dell’eternità, e verde, simbolo della speranza.

Dopo aver aperto la Porta Santa, il Pontefice l’ha attraversata per primo, seguito tra gli altri da 54 fedeli in rappresentanza di diverse nazioni di tutto il mondo, tra le quali anche alcune martoriate dalle guerre attualmente in corso. Presenti anche numerosi cardinali e vescovi tra i quali il Segretario di Stato Pietro Parolin, l’arciprete della Basilica vaticana, Mauro Gambetti e il decano del collegio cardinalizio Giovanni Battista Re, che ha poi presieduto la liturgia eucaristica. Presente anche il cardinale Angelo Becciu. Il Papa ha quindi raggiunto l’altare della Confessione per celebrare la Messa della notte di Natale. E al termine della Messa si è fermato in preghiera davanti al presepe della Basilica.

All’omelia il Papa è tornato sul tema portante del Giubileo. La speranza, ha detto infatti, “non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità, non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri”. Al contrario, la speranza cristiana “esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità e la nostra compassione” In altri termini “ci chiede, direbbe Sant’Agostino, di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle”. In questo tempo “ci sono tante desolazioni - ha aggiunto -: pensiamo alle guerre, ai bambini mitragliati, alle bombe sulle scuole e gli ospedali”. Ecco allora che dobbiamo portare la speranza dove “è stata perduta: dove la vita è ferita - ha sottolineato ancora Francesco -, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza”.

Il Giubileo, dunque, si apre perché “a tutti sia donata la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono”. “Dio perdona tutto, perdona sempre”, ha aggiunto a braccio papa Bergoglio come è solito fare. “La gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù″. “Sorella, fratello, in questa notte è per te che si apre la “porta santa” del cuore di Dio - ha concluso il Papa -. Gesù, Dio-con-noi, nasce per te, per noi, per ogni uomo e ogni donna. E con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude”.

All’apertura della Porta Santa e alla Messa della notte di Natale, secondo i dati forniti dalle autorità, hanno preso parte 6mila fedeli nella Basilica Vaticana e 25mila nell’area della Piazza. Presenti anche le delegazioni ufficiali dell’Italia, con la premier Giorgia Meloni, di San Marino e dell’Ordine di Malta. In Basilica anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, oltre a John Elkann, presidente di Stellantis. Erano presenti anche alcuni rappresentanti di altre confessioni cristiane, alcuni dei quali hanno anche varcato la Porta Santa. E in un comunicato per la stampa il Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani sottolinea che “sebbene il Giubileo Ordinario sia una celebrazione propria della Chiesa cattolica, la coincidenza con l’anniversario del Primo Concilio Ecumenico di Nicea offre l’opportunità di includere nella sua celebrazione fratelli e sorelle di altre Chiese e Comunioni cristiane. Il loro passaggio attraverso la Porta Santa è un segno visibile della fede che tutti i cristiani condividono in Gesù Cristo, il Verbo fatto carne”.

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