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Per il Giubileo rimettiamo ora (alcuni) debiti

Francesco Cicione - da www.avvenire.it - venerdì 20 dicembre 2024

Da sempre il Giubileo rappresenta un momento di rinnovamento non solo spirituale ma anche economico. L’obiettivo è ristabilire l’equità e la giustizia, in un’ottica di rigenerazione. Nel suo significato più profondo, il Giubileo costituisce, quindi, un momento di sospensione del tempo ordinario, un’interruzione sacra, che offre l’occasione di ristabilire l’armonia tra Creature, Creato e Creatore. È anche manifestazione della misericordia divina che può e deve sollecitare anche la carità umana. Un momento di grazia particolare che richiama l’idea di redenzione non solo spirituale, ma anche sociale ed economica, nella prospettiva di un nuovo e necessario inizio. Un invito alla riconciliazione profonda e sostanziale. Un’esortazione alla riparazione delle ingiustizie e al ristoro delle relazioni umane. Tutto fondato sul concetto di “remissione”, inteso come liberazione dai vincoli e dagli effetti del peccato e del debito (di qualunque natura). Una pausa dalla fatica della vita. Un alleggerimento dei gravami. Un rinnovamento che trascende la sola dimensione individuale per abbracciare la collettività. Un ritorno nella prospettiva del figliol prodigo. Una dinamica di ripartenza, di riscrittura delle regole sociali in nome di una giustizia superiore che sovverte i criteri umani di merito. Uno sguardo trascendente sull’immanente. Una vera conversione.
A meno di una settimana dall’apertura della Porta Santa, possiamo affermare che il Giubileo del 2025 rappresenta, allora, un’occasione per riflettere sul senso profondo dell’esistenza (personale e comunitaria), della giustizia (terrena e divina) e della solidarietà (materiale ed immateriale), in equilibrio tra perdono e rinnovamento, tra passato e futuro, tra interesse individuale e bene comune.
I tanti temi - alcuni di dimensione universale e planetaria fuori dalla nostra portata di azione in un’epoca complicata segnata da conflitti ed ingiustizie -, potrebbe essere proficuo soffermare lo sguardo su un aspetto circoscritto e puntuale ma di grande valore simbolico: il debito legato al fenomeno dell’usura.
L’usura rappresenta, infatti, una delle forme più subdole di ingiustizia economica, che colpisce soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Il fenomeno dell’usura porta con sé non solo un peso economico, ma anche un costo sociale altissimo: le persone indebitate cadono spesso in situazioni di esclusione sociale e dipendenza, alimentando cicli di povertà e disperazione. Il Fondo Antiusura, istituito da molti anni oramai, svolge un ruolo fondamentale nel contrastare il relativo fenomeno e nel ridare dignità e speranza a coloro che ne sono colpiti. Tuttavia, nonostante gli sforzi delle istituzioni, molte persone rimangono intrappolate in una spirale di debito che rende difficile una vera ripartenza.
Sarebbe molto bello, allora, che le istituzioni finanziare pubbliche e private, in occasione del Giubileo del 2025, si impegnassero in un gesto straordinario di speranza: l’azzeramento dei debiti residui di coloro i quali hanno beneficiato del Fondo Antiusura. Il peso sui bilanci delle istituzioni finanziarie sarebbe irrisorio. Ma, per converso, immensamente grandi sarebbero il valore e gli effetti di questa decisione. L’azzeramento dei debiti del Fondo Antiusura costituirebbe una vera forma di “innovazione armonica” applicata al settore finanziario.
C’è da augurarsi che i vertici delle principali istituzioni finanziarie (e non) del paese valutino positivamente questo invito. In particolare quelli di formazione e cultura cristiana.
Anticipo fin d’ora tre sicure obiezioni alla proposta. La prima: è tecnicamente difficile. La seconda: qualcuno ci speculerà. La terza: sarebbe ingiusto nei confronti di coloro i quali hanno già saldato il loro debito. Inutile avventurarsi in controdeduzioni. È sufficiente limitarsi ad un’unica semplice riflessione. Ovvero l’invito ad approcciarle tutte con coscienza giubilare. Tanto basterebbe. Si può fare. Facciamolo.

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