Legge 194. Più aborti, più Ru486, più minorenni coinvolte: la vita conta di meno?
Angelo Picariello giovedì 5 dicembre 2024Da www.avvenire.it
I dati della relazione annuale trasmessi dal ministero della Salute al Parlamento certificano un aumento della pratica, soprattutto tra le giovani donne e tra le straniere. Cosa sta succedendo
Una giovane donna in una solitaria, drammatica attesa dell’interruzione di gravidanza - .
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Tornano ad aumentare gli aborti in Italia e per la prima volta le pratiche farmacologiche diventano prevalenti: un’inversione di tendenza che verosimilmente va collegata proprio a questa “facilitazione” della procedura. Diminuiscono invece gli obiettori di coscienza. Lo certifica la relazione concernente lo “Stato di attuazione delle norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria della gravidanza”, inviata ai presidenti delle Camere La Russa e Fontana dal ministro della Salute Orazio Schillaci, riferita all’anno 2022.
Si tratta della relazione annuale prevista dalla legge 194 del 1978, su cui nelle ultime settimane s’era accesa la polemica per il ritardo nella divulgazione dei dati. Polemica proseguita ieri, visto che il Pd, Avs e l’associazione Luca Coscioni hanno protestato per il fatto che il testo, non ancora disponibile sul sito del ministero con i crismi dell’ufficialità, sia circolato ufficiosamente online a partire dal sito Pro choice (una rete a favore di contraccezione e aborto). Tant’è: in totale nel 2022 in Italia sono state notificate 65.661 Ivg (Interruzioni volontarie di gravidanza). Il numero, in valori assoluti, presenta un incremento del 3,2% rispetto al 2021 quando me erano state notificate 63.653. L’aumento quindi è di 2.008 “casi”, col dramma evidente che di vite interrotte stiamo parlando. Ma il dato diventa più eclatante se si guarda al tasso di abortività (numero di aborti per mille donne di età fra i 15 e i 49 anni), che è considerato l’indicatore più probante: nel 2022 esso è risultato pari a 5,6 x 1.000 con un aumento del 5,1% rispetto al 2021, quando era pari a 5,3 per 1.000. Il rapporto di abortività, infine (numero di Ivg per 1.000 nati vivi) nel 2022 è risultato pari a 166,6 per 1.000 nati vivi (corrispondente a 16,7 per 100 nati vivi) con un aumento del 4,8% rispetto al 2021, quando era pari a 159 Ivg per 1.000 nati vivi. I dati restano comunque tra i più bassi a livello internazionale, con un andamento decrescente del tasso di abortività (-66,9 %) rispetto al 1983, anno in cui è stato registrato il valore più alto in Italia. Trend interrotto quest’anno, come detto.
Rispetto al tipo di intervento emerge che nel 2022 le Ivg chirurgiche sono state pari al 46,6% del totale, in ulteriore diminuzione rispetto al 50,7% del 2021, e sono scese, per la prima volta in Italia, al di sotto del 50%. Sale, in parallelo la percentuale dell’Ivg farmacologica, nel suo insieme pari al 52%. Altro dato che segna una inversione, come si diceva, è quello relativo ai medici obiettori: fra il 2014 e il 2022,, «mentre le Ivg sono diminuite del 32,0%, passando da 96.578 a 65.661, i ginecologi non obiettori sono aumentati del 21,5%, passando da 1.408 a 1.711 nel 2022».
Guardando all’età delle donne che vi hanno fatto ricorso, nel 2022 i tassi di abortività più alti riguardano le donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni, come negli anni precedenti. In aumento, però, gli aborti di minorenni: nel 2022 le donne di età inferiore ai 18 anni che hanno effettuato una Ivg sono state 1.861, per un tasso di abortività del 2,2 per 1000, in aumento rispetto al 2,1 rilevato nel 2021 e all’1,9 del 2020 (anche in questo caso, il tasso di abortività fra le minorenni in Italia, pur in aumento dal 2020, si mantiene al di sotto di a quello dei Paesi europei).
Crescono, ancora, gli aborti di donne straniere: 17.973, pari al 27,5%, in aumento rispetto alle 17.130, al 27,1% rilevato nel 2021. Risultano poi in diminuzione i tempi di attesa per eseguire l’intervento. Si registra un aumento delle Ivg entro le prime 8 settimane di gestazione, a seguito dell’aumentato uso della tecnica farmacologica in epoca gestazionale precoce. Si accorciano i tempi, e quindi in media anche la fase di riflessione. Diminuiscono i tempi di attesa tra rilascio della certificazione e intervento. La percentuale di Ivg effettuate entro 14 giorni dal rilascio del documento era pari al 59,6% nel 2011, al 78,4% del 2021 e passa al 77,7% nel 2022.
Aumenta anche il ricorso alla contraccezione d’emergenza. Con la determina Aifa del 2020 è stato infatti eliminato l’obbligo di prescrizione per l’Ulipristal acetato - la cosiddetta “pillola dei 5 giorni dopo” - anche per le minorenni (per le maggiorenni il medesimo obbligo era stato eliminato nel 2015). Si registra così un progressivo aumento della distribuzione del farmaco, passato da 266.567 confezioni nel 2020, a 348.219 nel 2021, a 444.730 nel 2022.
I consultori familiari infine. Quelli che hanno dichiarato di effettuare counselling per l’Ivg e di rilasciare certificati nel 2022 corrispondono al 76,6% del totale dei consultori familiari (1.489 su 1.945). L’azione di supporto alla donna «a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione della gravidanza» (in base all’articolo 5 della legge) emerge dal numero di colloqui Ivg che è superiore al numero di certificati rilasciati (43.566 colloqui a fr onte di 30.088 certificati), anche se, come si vede, resta ampiamente maggioritario il numero dei colloqui che si concludono con il mantenimento della decisione di interrompere la gravidanza. A conferma di una legge 194 ancora largamente inattuata nella parte preventiva.
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