Da www.focolare.org 1° dicembre 2024
«Nulla è impossibile a Dio».
Siamo al racconto dell’Annunciazione. L’angelo Gabriele si reca da Maria di Nazaret per farle conoscere i piani di Dio su di lei: concepirà e darà alla luce un figlio, Gesù, che «sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo»[1]. L’episodio si colloca in continuità con altri eventi dell’Antico Testamento che hanno portato, in donne sterili o molto anziane, a nascite prodigiose i cui figli avrebbero dovuto svolgere un compito importante nella storia della salvezza. Qui, Maria, pur volendo aderire in piena libertà alla missione di diventare la madre del Messia, si domanda come potrà succedere, essendo lei una vergine. Gabriele le garantisce che non sarà opera di uomo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra»[2]. E aggiunge: «Nulla è impossibile a Dio»[3].
Questa rassicurazione, che sta a significare che nessuna dichiarazione o promessa di Dio rimarrà inadempiuta - perché non c’è niente di impossibile per lui - può anche essere formulata in questo modo: nulla è impossibile con Dio. Infatti, la sfumatura del testo greco “con, o vicino, o insieme a Dio”, mette in luce la sua vicinanza all’uomo. È all’essere umano o agli esseri umani che, quando sono insieme a Dio e liberamente aderiscono a lui, nulla è impossibile.
«Nulla è impossibile a Dio».
Come mettere in pratica questa parola di vita? Innanzitutto, credendo con grande confidenza che Dio può agire anche dentro e al di là dei nostri limiti e debolezze, come pure nelle condizioni più oscure della vita.
È stata l’esperienza di Dietrich Bonhoeffer che durante la prigionia che lo condurrà al supplizio, scriveva: «Dobbiamo immergerci sempre di nuovo nel vivere, parlare, agire, soffrire e morire di Gesù per riconoscere ciò che Dio promette e adempie. È certo [...] che per noi non esiste più niente di impossibile, perché nulla di impossibile esiste per Dio; [...] è certo che noi non dobbiamo pretendere nulla e che tuttavia possiamo chiedere ogni cosa; è certo che nella sofferenza è nascosta la nostra gioia e nella morte la nostra vita… A tutto questo Dio ha detto “sì” ed “amen” in Cristo. Questo “sì” e questo “amen” sono il solido terreno sul quale noi stiamo»[4].
«Nulla è impossibile a Dio».
Nel cercare di superare l’apparente “impossibile” delle nostre insufficienze, per raggiungere il “possibile” di una vita coerente, un ruolo determinante lo svolge la dimensione comunitaria che si sviluppa là dove i discepoli, vivendo tra loro il comandamento nuovo di Gesù, si lasciano abitare, singolarmente ed insieme, dalla potenza del Cristo risorto. Scriveva Chiara Lubich nel 1948 ad un gruppo di giovani religiosi: «E avanti! Non con la nostra forza, meschina e debole, ma con l’onnipotenza dell’unità. Ho costatato, toccato con mano che Dio fra noi compie l’impossibile: il miracolo! Se noi resteremo fedeli alla nostra consegna [...] il mondo vedrà l’unità e con essa la pienezza del Regno di Dio»[5].
Anni fa, quando ero in Africa, spesso incontravo dei giovani che volevano vivere da cristiani e che mi raccontavano delle molte difficoltà con le quali si scontravano quotidianamente nel loro ambiente, per rimanere fedeli agli impegni della fede e agli insegnamenti del vangelo. Ne parlavamo per ore e, alla fine, arrivavamo sempre alla stessa conclusione: «Da soli è impossibile ma, insieme, ce la possiamo fare». Lo garantisce anche Gesù stesso quando promette: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (nel mio amore), lì sono io in mezzo a loro»[6]. E con lui tutto è possibile.
A cura di Augusto Parody Reyes e del team della Parola di vita
Foto: ©Sammmie - Pixabay
[1]Lc 1, 32.
[2] Ibid, 35.
[3] Ibid, 37.
[4] D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 1988, p. 474. Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) è stato un teologo e pastore luterano tedesco, protagonista della resistenza al Nazismo.
[5] C. Lubich, Lettere dei primi tempi. Città Nuova, Roma 2010, p. 164.
[6] Cf. Mt 18, 20.
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