PAROLA DI VITA - Ottobre 2024
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San Francesco: da araldo della patria a testimonial della pace e icona “pop”

Giacomo Gambassi - lunedì 30 settembre 2024 - da www.avvenire.it

Così è cambiata la percezione del Poverello negli ultimi due secoli. L’uso politico del santo e la sua popolarità fra tv, cinema, web e comics. Un convegno a Perugia

Araldo della patria. Testimonial della pace. Difensore del creato. Santo del Concilio Vaticano II. Star del cinema e della tv. Icona della musica, del web e del pianeta comics. Negli ultimi due secoli Francesco d’Assisi ha assunto “volti” e dimensioni in cui la sua ricchezza spirituale, il suo radicalismo evangelico, la sua profezia rivoluzionaria si sono intrecciate con le vicende del mondo. E fra Ottocento e Novecento è diventato un santo “pop”, ossia popolare, che ha travalicato i confini ecclesiali fino a sfociare in una appropriazione politica, sociale e anche comunicativa della sua immagine. «San Francesco ha avuto un’influenza enorme nella vita della Chiesa e delle nazioni. Ecco perché c’è bisogno di analizzare “storia, memoria e uso politico” del santo di Assisi nel corso del tempo. Sono temi legati alla religiosità di tante persone che vedono nel santo un riferimento, ma anche all’identità dei popoli e ai complessi rapporti tra religione, politica e identità», spiega lo storico e rettore dell’Università per stranieri di Perugia, Valerio De Cesaris.

È quanto avverrà per tre giorni nel capoluogo umbro con il convegno “Pensare Francesco” promosso dall’Università per stranieri insieme al Dipartimento di scienze politiche dell’Università degli Studi di Perugia con il Centro universitario cattolico (Cuc) della Cei. Un evento voluto in vista dell’ottavo centenario della morte di Francesco che cade nel 2026. Il via nel pomeriggio di martedì 1 ottobre. Porteranno i loro saluti, fra gli altri, l’arcivescovo Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei; il cardinale Gualtiero Bassetti, già presidente della Cei; l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis; l’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, presidente dell’associazione “St. Francis’ Ways”; e il presidente del Comitato nazionale per l’ottavo centenario francescano, Davide Rondoni.
Resta celebra la definizione di Francesco come “il più italiano dei santi”. «La si deve a Vincenzo Gioberti - spiega il rettore De Cesaris - ma fu poi ripresa da molti, compreso Pio XII. Così si intendevano esaltare le virtù di carità e di creatività del santo il quale, secondo quell’interpretazione, aveva portato ai massimi livelli alcune qualità diffuse nel popolo italiano. Ma poi l’espressione fu strumentalizzata durante il fascismo per fare del santo un campione dell’italianità intesa come esercizio di ardimento. Una personalità celebre che veniva esaltata in chiave nazionalistica. In realtà bisognerebbe dire che Francesco è un santo universale, aperto all’incontro con l’altro».

Giotto, “San Francesco riceve le stimmate”, affresco nella Basilica superiore di Assisi - Avvenire

Eppure il “giullare di Dio” era entrato nell’età contemporanea con «le grandi biografie, in particolare la Vita di san Francesco d’Assisi scritta da Paul Sabatier, che aveva risvegliato l’interesse per questa grande figura contribuendo a fare di Assisi una meta di pellegrinaggio», chiarisce De Cesaris. E aggiunge: «Direi che l’interesse era soprattutto spirituale, connesso alla capacità di Francesco di vivere il Vangelo sine glossa e con gioia. Si tratta di aspetti che ancora oggi lo rendono attrattivo: Francesco come uomo che ha saputo realmente vivere l’imitazione di Cristo». Poi nel 1939 c’è stata la proclamazione del Poverello a patrono d’Italia, insieme con santa Caterina da Siena, che va considerata «in qualche modo anche come un tentativo di riconciliazione tra la Chiesa e il governo italiano, dopo il duro scontro tra Pio XI e Mussolini negli ultimi mesi di vita di papa Ratti».
Oggi il santo umbro richiama l’urgenza della fraternità e l’impegno per l’ambiente. «Questioni - afferma il rettore - che sono sentite con maggiore urgenza rispetto al passato, anche nel mondo cattolico. Mentre i governi faticano a parlare di pace e nelle relazioni internazionali si diffonde un preoccupante bellicismo, la gente avverte l’esigenza della pace. Pertanto è necessario dare spessore culturale, spirituale, storico, al grido di pace di tanti E san Francesco è una bussola. Non soltanto per la sua capacità di dialogo con il sultano d’Egitto, tanto da evitare un ulteriore scontro tra cristianesimo e islam, ma anche per il suo saper ammansire il lupo di Gubbio, cioè l’uomo violento. Inoltre il rapporto del santo con il creato è davvero profetico. Francesco è incredibilmente precursore di una consapevolezza che al suo tempo non poteva essere diffusa: se non rispettiamo la casa comune, porteremo il pianeta al disastro. Sembra che l’Assisiate l’avesse capito ottocento anni fa». Le giornate di studio sono collegate a un progetto di ricerca condiviso dai curatori con la Cei, attraverso il quale quattro giovani ricercatori, beneficiari di borse Cuc, stanno approfondendo la memoria del santo in epoca contemporanea.

“Pensare Francesco. Storia, memoria e uso politico” è il tema del convegno che si svolge da martedì 1 ottobre a giovedì 3 ottobre a Perugia e che porta nella terra del Poverello studiosi di livello internazionale. Il via nel pomeriggio alle 16 in Palazzo Gallenga nell’aula magna dell’Università per stranieri. La lectio magistralis è tenuta da Daniele Menozzi sul tema “Francesco del mito, Francesco della storia”. La giornata di mercoledì - ospitata sempre in Palazzo Gallenga - analizza la vita del santo, il rapporto fra Francesco e la società di massa, il confronto delle memorie e “Francesco contemporaneo”. Fra i relatori André Vauchez, uno dei massimi esperti dell’Assisiate. Giovedì l’incontro si sposta nel Dipartimento di scienze politiche dell’Università degli Studi di Perugia e al centro c’è l’uso politico del santo. Fra gli interventi quello dell’arcivescovo Felice Accrocca. Si affronteranno i temi del rinnovamento spirituale della Chiesa, dell’ecologismo, della pace. Il comitato scientifico del Convegno è composto da Valerio De Cesaris, Daniele Menozzi, Andrea Possieri e Adriano Roccucci.

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