Il Pontefice e il G7, due idee diverse della pace
Percorsi differenti ma in realtà complementari
Obiettivo finale è la pace in Ucraina.
Per tutti. Ma le strade per arrivarci possono essere diverse, così come l’idea complessiva del mondo e la visione della convivenza tra i popoli. L’arrivo del Papa al G7 di Borgo Egnazia ha posto plasticamente il tema della fine della guerra in Ucraina e due approcci molto differenti, ma che alla fine, potrebbero anche rivelarsi complementari.
Bergoglio è l’uomo della pace e della fratellanza, del dialogo ad ogni costo, del no alle armi e alla guerra senza se e senza ma. È colui che insistito e insiste ancora per uno scambio di prigionieri tra Mosca e Kiev. È il papa che ha mandato Matteo Zuppi fino a Mosca in un tentativo, quasi disperato, di far ragionare gli uomini del Cremlino a cui non credeva neanche Zelensky. Ma non fu ricevuto né da Putin né da Lavrov e fu liquidato dal portavoce Peskov con poche frasi e la conferma che la guerra sarebbe andata avanti.
E tutti ricordano il grido di Francesco durante il collegamento alla Clinton Global Initiative lo scorso settembre.
“È tempo di trovare il cambiamento della pace, il cambiamento della fratellanza. E’ ora che le armi cessino. Che si torni al dialogo, alla diplomazia: no alla guerra. No alla guerra”.
Oggi nel giorno in cui Putin ha proposto uno pseudo piano di pace, subito rispedito al mittente da Zelensky, il G7 ha solennemente promesso di ’sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario’. Ieri Biden ha firmato un accordo decennale sulla sicurezza con Zelensky e i sette Grandi hanno raggiunto un accordo, senza precedenti, per usare i profitti degli asset russi congelati per dare all’Ucraina altri 50 miliardi di aiuti.
A luglio si svolgerà il summit della Nato dove la gestione degli aiuti militari passerà dal gruppo di Ramstein direttamente all’Alleanza atlantica per una sostenibilità nel tempo. Come a dire che gli aiuti militari occidentali a Kiev andranno avanti nel lungo periodo.
Il Papa oggi ha chiesto ai Grandi della Terra “una buona politica per la pace”. E ha scandito le parole, chiedendo: “Può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica? La risposta è: no!”.
È un richiamo forte al ruolo, al senso e anche all’etica della politica in un mondo che ha sempre meno punti di riferimento e in cui il multilateralismo e il dialogo internazionale sono in progressiva decadenza.
L’Occidente per raggiungere la pace intende percorrere un’altra strada, sicuramente condivisibile: quella di un raggiungimento della ‘pace giusta’. Quindi non una pace a tutti i costi ma che, invece, tenga conto delle giuste rivendicazioni ucraine, prima di tutto a livello territoriale. E a chi chiede - tra questi c’è anche Putin e molti in Occidente - di fermare l’invio di armi per fermare la guerra, la risposta non può che essere una. E che fine farebbe l’Ucraina? Sarebbe travolta dall’esercito russo. E probabilmente la Russia sarebbe pronta a ricominciare da qualche altra parte.
Ma l’apparente contraddizione tra la pace ad ogni costo e la pace giusta potrebbe essere soltanto un’illusione. Ai leader del G7, giustamente impegnati nel continuare, tra mille difficoltà, l’appoggio a Kiev, le parole del Papa hanno ricordato, semplicemente, il fine ultimo del loro lavoro. “Le sue parole sono fonte di ispirazione per ciascuno di noi”, ha detto Meloni. “L’ho ringraziato per le sue preghiere per la pace in Ucraina”, ha aggiunto Zelensky. Per i Grandi del mondo le parole di Francesco, in realtà, sono state un conforto.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA del 15 giugno 2024
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