L’allarme dell’Anac: «Dalla corruzione danni inestimabili al Paese»
Vincenzo R. Spagnolo - da www.avvenire.it -martedì 14 maggio 2024
Nella lotta al malaffare «nonostante gli sforzi compiuti, l’Italia registra ancora dati poco incoraggianti». Lo dice l’Autorità di contrasto ai fenomeni corruttivi, presentando la relazione annuale
Non si è ancora attutito il fragore delle inchieste su politica e corruzione di diverse procure, da ultimo quella di Genova, che una conferma del radicamento del malaffare arriva dalla relazione annuale dell’Anac. “Anche quando non uccide, la corruzione arreca danni inestimabili, affinando le sue armi con mezzi sempre più subdoli”, si legge nel testo, presentato oggi in Parlamento dal presidente dell’Autorità, Giuseppe Busia. Quale genere di danni? “Opere non ultimate, o completate con smodati ritardi e sperpero di risorse pubbliche. Imprese sane che falliscono a causa di un mercato poco aperto e trasparente. Giovani eccellenze costrette a cercare all’estero chances di realizzazione professionale, sottratte in patria da concorsi poco trasparenti…”.
Inoltre, “nonostante gli sforzi compiuti, l’Italia registra ancora dati poco incoraggianti”, ammette l’Anac, giacché “la classifica degli Stati membri sullo stato di diritto, contenuta nell’ultimo Rapporto dell’European Court of Auditors, la Corte dei conti europea, vede il nostro Paese in una posizione ancora troppo arretrata”. Non solo: “dal rapporto 2023 sulle attività della Procura europea, l’Italia risulta il Paese con il valore più alto in termini di danni finanziari al bilancio dell’Ue stimati a seguito di frodi e malversazioni, anche riconducibili alla criminalità organizzata”. Oltre al nodo dell’attuazione del Pnrr, in cui si segnala fra l’altro la poca attenzione all’occupazione femminile
e giovanile (nessun aumento rispetto al 2022), fra i punti dolenti della relazione spiccano il boom degli affidamenti diretti nel 2023 (oltre il 90% del numero totale degli appalti), i rischi della crescita smisurata dei ‘medici a gettone’, l’ingiustificato ricorso ai subappalti anche quando non servono lavorazioni particolari.
Sul Pnrr «salita ripida»
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ammonisce la relazione, “rappresenta un’opportunità irripetibile per colmare le lacune e i ritardi storici del Paese. Alla sua attuazione il Governo attribuisce ben il 90% (+0,9%) della pur modesta crescita attesa per il 2024 (+1%)” e non ci si può permettere “insuccessi o battute d’arresto”. Rispetto ai dati, il rapporto segnala come nel 2023 il valore complessivo degli appalti avviati di importo pari o superiore a 40.000 euro si attesta “attorno ai 283,4 miliardi di euro, facendo registrare un aumento del 36,4% a confronto con il 2021, e addirittura del 65,9% rispetto al 2019″. Tuttavia, osserva l’Anac, “avviare un procedimento non significa che si sarà in grado di chiuderlo in tempo” e “lo dimostrano chiaramente i dati preoccupanti sulla spesa effettiva, risultanti dal sistema informativo ReGis, alimentato anche attraverso le banche dati Anac”.
La strada, dunque, “è ancora lunga e, con l’avvicinarsi della scadenza del 2026, la salita diverrà sempre più ripida”. Nel frattempo, l’opera di cernita avviata negli anni passati ha consentito di passare da “circa 26.500 stazioni appaltanti registrate a 4.353 soggetti qualificati, secondo i dati aggiornati al 30 aprile 2024″. Una notevole riduzione, pur tenendo conto delle diverse deroghe introdotte (a partire da quelle per gli appalti PNRR e per i lavori al di sotto dei 500mila euro) che, nell’interesse delle stesse stazioni appaltanti, sarebbe necessario superare gradualmente, sottoponendo comunque a verifica le effettive capacità dei diversi enti allo stato esentati. Si tratta, fra l’altro, di un aiuto a rispettare i tempi previsti dal Pnrr. Necessario visto che “l’attività di vigilanza nel 2023, anche con verifiche ispettive, ha evidenziato strutture spesso sottodimensionate, incapaci di una puntuale rilevazione preventiva dei fabbisogni e di una pianificazione integrata, con le conseguenti difficoltà che si riverberano su interi territori”.
Occupazione femminile e giovanile
Dal 2022 al 2023 la percentuale degli affidamenti Pnrr e correlati che prevedono quote del 30% per giovani e donne, come auspicato dal Piano di Ripresa e Resilienza, è di fatto “rimasta ferma”, crescendo solo di meno di un punto percentuale per tutte le fasce di importo considerate, risultando di poco superiore alla metà del totale. La percentuale era il 56,62% nel 2022, è stata del 56,87% nel 2023. Praticamente la stessa.
Busia: occorre una legge sulle lobby
Il presidente Busìa richiama l’attenzione di governo e Parlamento sulla necessità di una legge di regolamentazione delle lobby. “Nonostante i solleciti, nel nostro Paese manca ancora una disciplina organica sulle lobby - argomenta Busia -. Una normativa che, rifuggendo da tentazioni criminalizzatrici, si ponga l’obiettivo di garantire piena trasparenza sull’attività dei portatori di interesse, anche mediante la creazione di canali digitali, accessibili a tutti”, attraverso i quali “tanto le lobby più organizzate e strutturate, quanto quelle dotate di mezzi minori, possano far pervenire le proprie proposte ed osservazioni”. E spetterà poi “al decisore pubblico scegliere assumendosi davanti a tutti la responsabilità di aver favorito una opzione invece che un’altra”.
Appalti e intelligenza artificiale
L’Anac effettua un forte richiamo rispetto all’uso dell’intelligenza artificiale negli appalti e nella pubblica amministrazione. “Sarà fondamentale che le decisioni assunte con tali sistemi siano ispirate a rigorosi criteri di non discriminazione algoritmica e che la decisione ultima sia comunque riservata alla persona - avverte l’Autorità -. Si pone un delicatissimo problema di trasparenza algoritmica, legato alla conoscibilità delle motivazioni e dell’iter logico seguito per le decisioni pubbliche assunte con sistemi di intelligenza artificiale” e “al rispetto di diritti costituzionalmente tutelati della persona”. Non è un problema del domani, osserva l’Anac, “ma del presente”.
Gli appelli al governo Meloni su equo compenso e direttiva europea anticorruzione
Benché stoppata in Italia durante l’esame nelle commissioni parlamentari, la direttiva europea anticorruzione viene ritenuta cruciale dall’Autorità, che si appella all’esecutivo guidato dalla premier Giorgia Meloni affinché sia di sprone alla maggioranza nelle Camere. “Auspichiamo - afferma Busìa - che il governo ne sostenga l’approvazione, così da poter disporre quanto prima di uno strumento normativo tanto essenziale per assicurare in Europa una crescita ispirata ai suoi valori fondativi”. Ancora, rispetto al tema della “automatica applicazione ai contratti pubblici del principio dell’equo compenso”, ricorda Busìa - abbiamo sollecitato un intervento chiarificatore del governo”, poiché “è doveroso valorizzare la progettazione e retribuire adeguatamente i professionisti, senza però che la riduzione della concorrenza penalizzi i più giovani ed i più piccoli, oltre a pesare eccessivamente sulle casse pubbliche”.
La diga foranea di Genova
C’è infine un’opera pubblica la cui esecuzione ha attirato l’attenzione dell’Anac. “In Italia sono state introdotte disposizioni che, oltre a limitare il grado di controllabilità delle procedure, se non adeguatamente presidiate, rischiano di provocare significativi aumenti dei costi dei contratti”, segnala l’Autorità, ricordando che “oltre che ai mancati risparmi derivanti dalla compressione della concorrenza”, ci sono disposizioni che, in caso di annullamento degli affidamenti finanziati dal Pnrr, “non prevedono la caducazione del contratto affidato illegittimamente, ma riconoscono il diritto al risarcimento agli operatori pretermessi”. Il risultato, infausto per le casse pubbliche, è “che la stazione appaltante finisce per dover remunerare entrambi”. Ciò che, specifica Busia, “rischia di accadere per la Diga Foranea di Genova, sulla quale l’Autorità è recentemente intervenuta”.
Medici a gettone e rischi per i pazienti
L’Anca rivendica di essere intervenuta, fra i primi, per segnalare il fenomeno dei cosiddetti “medici a gettone”, ossia “la crescente esternalizzazione del personale sanitario, caratterizzata da contratti particolarmente onerosi per le amministrazioni, in cambio di servizi non adeguati, spesso con rischi per la salute dei pazienti”. Ciò, annota l’Anac, “con un progressivo impoverimento degli organici, perché medici ed infermieri in più casi preferivano lasciare il proprio impiego, attratti dalle più elevate remunerazioni riconosciute per le prestazioni di carattere interinale”. Il tutto in “un circolo vizioso, a causa di una irragionevole concorrenza fra le diverse Asl”, come emerso - conclude l’Antìcorruzione - “anche da una nostra recente indagine conoscitiva, trasmessa al Ministero della Salute, con il quale abbiamo proficuamente collaborato per individuare talune soluzioni regolatorie”.
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