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feb 25

I santi ci spiegano perché bisogna confessarsi

Riccardo Maccioni  - da www.avvenire.it sabato 24 febbraio 2024

Da don Bosco a padre Pio a Leopoldo Mandic tante le testimonianze sull’importanza di chiedere il perdono di Dio. Papa Francesco. il sacramento della riconciliazione dev’essere un incontro di festa

Con il suo richiamo alla preghiera e alla penitenza, la Quaresima è tempo privilegiato per preparare e ricevere il sacramento della riconciliazione. Dice del resto il Catechismo, al numero 1457 che, «secondo il precetto della Chiesa, ogni fedele raggiunta l’età della discrezione, è tenuto all’obbligo di confessare fedelmente i propri peccati gravi, almeno una volta nell’anno». La preparazione alla Pasqua e il tempo di Avvento sono in questo senso dei momenti privilegiati.

Importante anche l’esempio dei santi, molti dei quali sono stati veri e propri apostoli del confessionale. Per esempio, l’importanza di confessarsi bene e di frequente spesso è stata uno dei punti cardinale dell’insegnamento di don Giovanni Bosco ai ragazzi. «Per prima cosa - diceva il santo dei giovani - vi raccomando di far quanto potete per non cadere in peccato: ma se per disgrazia vi accadesse di commetterne, non lasciatevi mai convincere dal demonio a tacerlo in confessione. Pensate che il confessore ha ottenuto da Dio il potere di rimettervi ogni tipo e ogni numero di peccati». Nessuna vergogna, dunque, in quanto il confessore «è un padre, il quale desidera ardentemente di farvi tutto il bene possibile, e cerca di allontanare da voi ogni sorta di male». E di sé don Bosco diceva: «Ricordo che fu la mamma a prepararmi alla prima confessione. Mi accompagnò in chiesa, si confessò per prima, mi raccomandò al confessore e dopo mi aiutò a fare il ringraziamento. Continuò ad aiutarmi fino a quando mi credette capace di fare da solo una degna confessione».

Il sacramento della penitenza fu certamente fondamentale in san Leopoldo Mandic (1866-1942), frate cappuccino di origine croata morto a Padova dove passò una fetta importante della sua esistenza, dedicando lunghe ore a confessare i penitenti. A chi lo accusava di assolvere cin troppa facilità rispondeva: «Se il Signore mi rimproverasse di troppa larghezza potrei dirgli: Paron benedeto, questo cattivo esempio me l’avete dato voi, morendo sulla croce per le anime, mosso dalla vostra divina carità». Quanto alla scoperta dell’importanza di trattare con dolcezza chi si accostava al confessionale, citava un episodio: «Quand’ero bambino di 8 anni, commisi una mancanza che non mi sembrava grave, e tale la giudico ancor oggi. Mia sorella mi rimproverò, e poi mi condusse dal parroco perché mi correggesse e mi castigasse. Io confessai al parroco la mia colpa, ed egli dopo avermi aspramente rimproverato, mi mise in ginocchio in mezzo alla Chiesa. Rimasi tanto addolorato, e dicevo tra me stesso: perché trattare tanto aspramente un bambino per una mancanza leggera? Quando sarò grande voglio farmi frate, diventare confessore, e avere tanta bontà e misericordia con i peccatori!».

Padre Pio da Pietrelcina che passava anche più di 15 ore al giorno ad ascoltare i penitenti invitata a confessarsi molto frequentemente. In proposito “Il Settimanale di padre Pio” racconta la testimonianza di Pietro Cugino un figlio spirituale del santo frate con le stimmate. «Voleva che mi confessassi ogni otto giorni. Se qualche volta io non andavo da lui, era lui a venirmi a cercare. E un giorno mi trovò in cucina mentre aiutavo il frate cuciniere. Mi chiamò e, prendendomi per mano, mi condusse in un angoletto del corridoio del chiostro, ove mi confessò. In un’altra occasione simile io gli feci presente che non avevo molto da dire, e lui: “Hai visto una donna di casa che ha un bel mobile? Lo spolvera tutte le mattine, perché lei ci nota sempre un po’ di polvere. Così dobbiamo fare noi con la nostra anima, dove si accumulano sempre delle imperfezioni”».

L’elenco dei santi che invitano a confessarsi bene potrebbe proseguire a lungo. E così i Papi. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno dedicato pagine importanti al sacramento del perdono. E Francesco, che alla misericordia ha dedicato un anno giubilare, nell’omelia del 17 marzo 2023 durante le “24 ore per il Signore” disse: «Questo dev’essere, il sacramento della Riconciliazione: un incontro di festa, che guarisce il cuore e lascia la pace dentro; non un tribunale umano di cui aver paura, ma un abbraccio divino da cui essere consolati. Una delle cose più belle di come ci accoglie Dio è la tenerezza dell’abbraccio che ci dà. Se noi leggiamo di quando il figlio prodigo torna a casa (cfr Lc 15,20-22) e incomincia il discorso, il padre non lo lascia parlare, lo abbraccia e lui non riesce a parlare. L’abbraccio misericordioso. E io qui mi rivolgo ai miei fratelli confessori: per favore, fratelli, perdonate tutto, perdonate sempre, senza mettere il dito troppo nelle coscienze; lasciate che la gente dica le sue cose e voi ricevete questo come Gesù, con la carezza del vostro sguardo, con il silenzio della vostra comprensione. Per favore, il sacramento della Confessione non è per torturare, ma è per dare pace. Perdonate tutto, come Dio perdonerà tutto a voi. Tutto, tutto, tutto».

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