Rai spegne le onde medie, ma Fm e digitale non sempre garantiscono il servizio
Giampiero Bernardini - da www.avvenire.it lunedì 8 agosto 2022
La comunicazione è stata data seminascosta sulla pagina web dedicata alle videodescrizioni per gli utenti disabili
Forse i funzionari della Rai che hanno deciso di chiudere avrebbero potuto dare una data meno simbolica, ma il sito web dell’emittente pubblica parla chiaro: a partire dall’11 settembre 2022, le onde medie non potranno più essere utilizzate.
Lo riporta il blog Radio Reporter che ricorda come nel Paese che ha inventato la radio, le ultime torri di trasmissione a onde medie cadranno presto, senza nemmeno aspettare il centenario: la prima trasmissione “circolare” di Uri (che divenne Eiar e infine Rai), risale all’ottobre 1924.
La notizia circolava dal settembre 2021, quando si è appreso che il nuovo contratto di servizio, l’accordo che la Rai ha con lo Stato per garantire il servizio pubblico, specificava che lo smantellamento sarebbe avvenuto entro un anno.
Ma non c’è stato un vero annuncio. Lo si scopre sul sito della Rai leggendo la pagina dedicata alle “audiodescrizioni” per i non vedenti (CLICCA QUI). Si legge: “Dall’11 settembre 2022, causa cessazione delle trasmissioni radiofoniche Rai in modulazione onde medie, le audiodescrizioni dei programmi televisivi per i non vedenti saranno disponibili solo sui canali audio dedicati della televisione digitale terrestre e online”. Diciamo che non è il massimo della comunicazione da parte del servizio pubblico che appunto fa comunicazione, nei confronti degli utenti, che pagano puree un canone.
Questo è il punto di arrivo di due decenni di interruzioni: il 15 maggio 2004, le onde medie di Radio2 e Radio3 erano state chiuse e fuse nella rete unificata di Radio 1. Ulteriori tagli sono seguiti nel 2013 e nel 2014. C’erano poche strutture rimaste. E a settembre spariranno tutte. Radio Reporter si chiede: Guglielmo Marconi si rivolterà nella tomba?
Cia, quindi, magari vorrà ascoltare un Gr o una partita di calcio alla radio in auto, mentre, ad esempio, valica l’Appennino sull’autostrada della Cisa non potrà più farlo. Infatti la copertura Fm è spezzettata con continui cambi di frequenza e anche le autoradio con ricerca automatica fanno fatica a ritrovare il canale Rai, che perdono spesso e volentieri. Talvolta non ci riescono per un bel tratto di strada, anche non in galleria. Stesso discorso anche in molte alre aree montuose italiane.
Questo perché la copertura nazionale Fm sconta la mancata programmazione delle frequenze. È di fatto una giungla. Non abbiamo una pianificazione nazionale come in Francia, Germania, Inghilterra e tanti altri Paesi europei. Così finiamo con avere un numero spropositato di trasmettitori delle varie emittenti, costrette anche ad usare potenze elevante per farsi ascoltare e battere le interferenze delle altre radio. Col risultato di produrre uno spreco energetico notevole, cosa che oggi, anche secondo il governo, dovremmo proprio evitare, considerati gli aumenti dei prezzi di petrolio e gas a livello planetario.
Non solo. La Francia e la Germania, ad esempio, hanno chiuso le onde medie ma hanno una copertura del territorio ottimale, oltre che in Fm anche in digitale (Dab+). In Italia sono anni che parliamo della radio digitale. Ma alle chiacchiere è seguito troppo poco. Ci sono vaste aree del territorio nazionale, molto popolate, che ancora aspettano la Rai in Dab+. Non solo in Gran Bretagna da tempo si stanno attivando i trasmettitori digitali anche per le piccole emittenti locali, mentra da noi siamo anche qui assolutamente indietro. Eppure proprio nel Regno Unito le onde medie sono ancora attive e aperte anche ai privati.
Da noi lo sono formalmente, ma a imperversare sono la burocrazia e le regole incomprensibili, che complicano tutto. E se uno volesse accendere in onde medie anche solo una piccola emittente di quartiere (parrocchiale, sportiva, associativa, culturale…) non commerciale dovrebbe infilarsi in un’autentica “Mission impossible” scontrandosi contro i mulini a vento della burocrazia, inutili, dannosi ma invincibili. In Olanda, invece, mettere on air una radio fino a 100 watt di potenza è possibile senza impazzire.
Persino le forze politiche che parlano di federalismo, pure nelle Regioni dove governano, non hanno messo in grado le emittenti regionali e locali di essere presenti sul territorio in modo meno costoso e più efficiente. Nessuno se n’è preoccupato. Del resto gli stesso servizi regionali della Radiotelevisione pubblica sono piuttosto modesti. Potremmo pure dire ridicoli, se confrontati con altri Paesi europei. Cominciando dalla Svizzera. Le onde medie avrebbero poturo essere usate proprio per la programmazione regionale.
C’è perà un’eccezione: il solito Trentino Alto Adige. Qui la copertura della radio digitale della Rai è ottima e dove in digitale si possono ascoltare tante emittenti di qualità, comprese diverse svizzere, tedesche e austriache. Ennesima dimostrazione che le cose si possono fare. Se c’è la volontà, politica e manageriale.
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