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feb 07

In tivù da Fazio: La guerra è contro la creazione. Preghiera è affidarsi a Dio

Mimmo Muolo - da www.avvenire.it lunedì 7 febbraio 2022

Nell’intervista a “Chetempochefa”, Francesco ripercorre i temi del suo magistero e mette in guardia dalla mondanizzazione della Chiesa. “Mai dialogare con il male”. Soffrire con i bambini che soffrono

Il Papa per quasi un’ora su Raitre in prima serata. Con i temi a lui più cari del suo magistero sociale, ma anche e soprattutto a parlare di Gesù Cristo, il futuro della Chiesa, della preghiera, e della necessità di non scendere mai a patti con il male. L’intervista di Fabio Fazio a Francesco, durante il programma Che tempo che fa ha toccato tutti questi argomenti. Le guerre da fermare, i migranti da aiutare (”è criminale ciò che si fa con loro”), la “madre Terra” da preservare, la vicinanza agli altri che è anche un “toccare” e non un distogliere lo sguardo, il rapporto tra genitori e figli. E il perdono, che è “un diritto umano, se uno lo chiede”. Ma anche i gusti musicali del Pontefice e i suoi amici, pochi ma veri”. Smentendo tra l’altro l’assioma avanzato da alcuni ospiti di Fazio, poco prima che andasse in onda il colloquio con il Papa (preregistrato) di un Papa solo, in una Chiesa che gli rema contro.

Nette le parole contro la guerra definita “un controsenso della creazione”. È “un problema di categorizzazione”: le guerre, al primo posto; la gente, al secondo. Ne è esempio lo Yemen: “Da quanto tempo lo Yemen soffre la guerra e da quanto si parla dei bambini dello Yemen?”, domanda il Papa. “Ci sono categorie che importano e altre sono in basso: i bambini, i migranti, i poveri, coloro che non hanno da mangiare. Questi non contano, almeno non contano al primo posto”.

Sul futuro della Chiesa, invece, papa Bergoglio si è espresso così: “La immagino come l’ha immaginata san Paolo VI con la Evangelii nuntiandi. Una Chiesa in pellegrinaggio. Oggi - ha aggiunto il Pontefice - il male più grande della Chiesa è la mondanità spirituale. Il teologo De Lubac diceva che è il peggiore dei mali che può accadere, peggio ancora dei papi libertini e fa crescere una cosa brutta: il clericalismo che è una perversione della Chiesa che genera la rigidità. E sotto ogni tipo di rigidità c’è putredine sempre. L’ideologia prende il posto del Vangelo”. Papa Bergoglio è tornato qui a denunciare due eresie di ritorno: “Il pelagianesimo, cioè credere che con la mia forza posso andare avanti, quando invece la Chiesa va avanti con la forza di Dio, la misericordia di Dio e la forza dello Spirito santo. E lo gnosticismo una mistica senza Dio, una spiritualità vuota. Senza la carne di Cristo non c’è Chiesa possibile e non c’è redenzione possibile. Dobbiamo tornare a mettere al centro il Verbo che si è fatto Carne. In questo scandalo della croce del Verbo incarnato c’è il futuro della Chiesa”.

Anche sulla preghiera il Papa si è soffermato particolarmente. “Pregare è incontrare il proprio papà, come ci ha insegnato san Paolo. Quando dici papà a Dio, vuol dire che stai andando bene sulla via religiosa. Se pensi che Dio è quello che ti annienterà nell’inferno e se ne infischia della tua vita, la tua religione sarà superstizione”. In sostanza “bisogna imitare i bambini che vogliono che lo sguardo del papà sia su di loro perché questo gli dà sicurezza”. “Pregare significa guardare i nostri limiti, i nostri bisogni, i nostri peccati e dire papà guardami, il tuo sguardo mi purifica, mi dà forza, pregare è entrare con la forza oltre i limiti e l’orizzonte”.

Francesco ha parlato anche del male., partendo dal dolore dei bambini al quale ha detto come in altre occasioni di non saper dare una risposta. Ma, ha fatto notare, “Il Signore ha lasciato che suo Figlio morisse. È crudele? No, è un mistero che noi non capiamo bene, ma nel rapporto di Dio Padre con il suo Figlio potremo vedere che cosa c’è nel cuore di Dio quando succedono queste cose. Dio è onnipotente nell’amore. Con il male non si parla. Dialogare con il male è pericoloso. Gesù mai ha dialogato con il diavolo. E quando ha dovuto rispondere, nel deserto, ha risposto con la parola di Dio. O lo ha cacciato via, o ha risposto con la Bibbia. E quindi quando c’è la tentazione di spiegare perché soffrono i bambini io trovo una sola strada. Soffrire con loro. E in questo è stato un gran maestro Dostoevskij”.

Largo spazio nell’intervista hanno avuto i temi sociali. “Ci sono lager nella Libia”, ha detto il Pontefice e dobbiamo pensare alla politica migratoria e l’Europa deve farlo insieme. “L’Unione europea deve mettersi d’accordo” evitando che l’onere ricada solo su alcuni Paesi come l’Italia e la Spagna, ha detto il Papa, ricordando le sofferenze dei migranti che attraversano il Mediterraneo, “ormai diventato un cimitero”, per sfuggire alle guerre e alla fame. E allora non bisogna girarsi dall’altra parte. “Ci manca il toccare le miserie e il toccarle ci porta all’eroicità, penso a medici e infermieri che hanno toccato il male durante la pandemia e hanno scelto di stare lì. Il tatto è il senso più pieno”. “Toccare è farsi carico dell’altro”.

Occorre anche “prendersi carico anche della Madre Terra: i pescatori di San Benedetto del Tronto venuti da me hanno trovato una volta tonnellate di plastica e hanno ripulito quel tratto di mare. Buttare la plastica in mare è criminale, uccide la terra, dobbiamo tutelare la biodiversità, dobbiamo prenderci cura del Creato”. Poi uno sguardo alle famiglie. “Serve vicinanza con i figli: quando si confessano coppie giovani o parlo con loro chiedo sempre: ‘tu giochi con i tuoi figli?’ A volte sento risposte dolorose: ‘Padre, quando esco dormono e quando torno purè. Questa è la società crudele che allontana genitori dai figli. Anche quando i figli fanno qualche scivolata, anche da grandi, bisogna essere loro vicini, bisogna parlare ai figli. I genitori che non sono vicini non operano bene, devono essere quasi complici dei figli, quella complicità che permette di crescere insieme padri e figli”.

Infine la sua vita e i gusti personali. Sulla musica: “Mi piacciono i classici, tanto. E mi piace il tango”. E lo ballava anche perché “un porteno che non balla il tango non è un porteno” (si chiamano così gli abitanti di Buenos Aires). E sugli amici: “Sì, ho degli amici che mi aiutano”, “pochi ma veri” e con loro c’è un rapporto “normale”. Poi ha scherzato: “Non che io sia normale, ho delle mie anormalità ma mi piace stare con gli amici. Io ho bisogno degli amici. È uno dei motivi per il quale non sono andato ad abitare all’appartamento pontificio. Gli altri Papi sono santi ma io non sono tanto santo, ho bisogno dei rapporti umani”.

Da piccolo che cosa voleva fare, gli ha chiesto Fazio. “La prima cosa che volevo fare era il macellaio” perché “quando andavo a fare la spesa con la nonna vedevo il macellaio che aveva davanti una borsa dove metteva tanti soldi”, “sarà la mia radice genovese…”. Poi gli studi in chimica e la preparazione per entrare nella facoltà di medicina “ma poi è arrivata la vocazione”. E il senso dell’umorismo che fa tanto bene. “È una medicina che ti fa relativizzare le cose. Pregate con le parole di San Tommaso Moro”, raccomanda. Infine cita Vittorio De Sica che in un film chiedeva “cento lire”. “Io vi chiedo cento preghiere”.

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