Locatelli (Cts): «I bambini vanno vaccinati. Subito»
Viviana Daloiso - da www.avvenire.it mercoledì 1 dicembre 2021
Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico: nessun dubbio sulla sicurezza della profilassi. Lezioni e contatti da preservare
«Vaccinare i bambini» per non tornare indietro. Per proteggerli, tutelando la loro salute fisica e psichica, i loro contatti sociali. E perché tutti i dati, tutte le evidenze scientifiche ci dicono che è sicuro farlo. Il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, elenca le ragioni per cui i genitori dovrebbero decidere per le somministrazioni sui più piccoli.
Professore, i bambini stanno pagando il prezzo più alto in termini di contagi a questa quarta ondata. Perché?
Intanto vorrei partire da un’osservazione generale, che merita d’essere ribadita con forza. La situazione epidemiologica in Italia è tra le più favorevoli dell’intero continente e questo si è ottenuto grazie alle alte percentuali di vaccinazioni e al fatto che le misure precauzionali sono state mantenute nei tempi e nei modi giusti: penso, per esempio, all’obbligo d’indossare mascherine nei luoghi chiusi e anche all’aperto in caso di assembramenti. In questo momento la fascia di età tra i 6 e gli 11 anni è quella che mostra l’incremento maggiore in termini di incidenza cumulativa rispetto alle altre: il dato è interpretabile alla luce del fatto che proprio per questa fascia d’età - dove attività scolastica ed extra-scolastica facilitano una diffusione del Coronavirus - non è iniziata l’offerta di vaccinazione.
Dunque, vaccinare. Questa possibilità, prevista per la fine del mese anche in Italia, crea molte preoccupazioni tra i genitori: perché dobbiamo vaccinare i bambini?
Primo: per preservare la loro salute. E questo anche se la malattia si sviluppa in maniera grave nei bambini solo in rari casi. Di Covid i bambini si ammalano e il Covid può portare con sé la sindrome infiammatoria multisistemica (Mis-C) e conseguenze protratte nel tempo, note come Long Covid. La seconda ragione, altrettanto importante: per tutelare la loro frequenza a scuola, oltre che i loro spazi ludico-ricreativi e i contatti sociali. Una loro limitazione significherebbe impattare negativamente sullo sviluppo psichico e su quello della personalità delle future generazioni. Terza e ultima ragione: vaccinandoli si tutelano anche i loro conviventi, specie quelli fragili, come per esempio i nonni.
L’Aifa ci ha abituati ad approvazioni rapidissime dopo le decisioni dell’Ema sui vaccini. Come mai quella sui bambini non è ancora arrivata? Si stanno aspettando maggiori certezze?
Assolutamente no. L’Aifa, semplicemente, aveva già calendarizzato le sue riunioni e non ha cambiato il programma visto che mancano ancora le forniture di vaccini nella formulazione pediatrica, che prevede un dosaggio di 10 microgrammi (cioè un terzo rispetto alle dosi degli adulti): non saranno disponibili fino ai giorni precedenti al Natale. La decisione, in ogni caso, arriverà presto. Quanto all’aspettare, sento dire e vedo scrivere su alcuni giornali che avrebbe senso “attendere i risultati” delle vaccinazioni sui bambini negli Usa e in Israele prima di procedere con quelle dei propri figli. La considero una posizione sbagliata e discutibile dal punto di vista etico. Immagini cosa accadrebbe se tutti facessero questa scelta.
«Pfizer è stato somministrato a 3 milioni e 330mila ragazzi tra i 12 e i 19 anni in Italia e non sono stati riscontrati eventi avversi di rilievo». Le miocarditi? «I dati indicano un’incidenza più bassa nei bambini più piccoli». Il ruolo dei pediatri e i percorsi “dedicati” negli hub
Uno degli argomenti ricorrenti di tale scelta è che il vaccino antiCovid non è stato sperimentato su un numero abbastanza grande di bambini durante i trial: Pfizer li ha effettuati su un campione di circa 3mila piccoli.
Chi lo dice non conosce le procedure dei trial pediatrici. In Europa il Pediatric investigation plan (Pip), cioè il piano che viene elaborato dalla ditte che sviluppano farmaci, viene sottoposto preliminarmente alla valutazione delle agenzie regolatorie. Sono le agenzie, cioè, a valutare se è adeguato il dimensionamento campionario previsto nei trial. Trovo singolare il mettere in discussione la credibilità e la terzietà delle agenzie regolatorie. Il vaccino di Pfizer è stato somministrato a miliardi di persone tra adulti e adolescenti: solo in Italia nella fascia d’età tra i 12 e i 19 anni lo hanno ricevuto oltre 3 milioni e 330mila ragazzi. Il sistema di farmacovigilanza non ha riscontrato eventi avversi di rilievo, confermando un profilo di sicurezza largamente favorevole. Quanto alle miocarditi e alle pericarditi, i dati riportati finora indicano un’incidenza più bassa nei bambini più piccoli. Nei grandicelli, in ogni caso, parliamo di forme di medio impegno clinico, che si risolvono nel giro di poco tempo.
I bambini faranno la terza dose?
Intanto faranno la prima e la seconda dopo tre settimane. Per la terza dobbiamo aspettare di vedere la risposta del loro sistema immunitario. Potrebbero rispondere in modo più brillante allo stimolo vaccinale: pensiamo all’influenza, in questo caso la risposta alla vaccinazione anti-influenzale è marcatamente più alta rispetto agli adulti.
Saranno vaccinati negli hub, con le stesse modalità degli adulti?
Vanno pensati dei percorsi che rendano tutto più confortevole e rassicurante, non tanto per i bambini di 10 o 11 anni, quanto per i più piccoli. E i pediatri di libera scelta dovranno essere coinvolti. La macchina si sta preparando: le settimane che ci separano dall’inizio delle vaccinazioni ci servirà per preparare al meglio questo momento.
Che adesione si aspetta?
Io mi aspetto una grande risposta: i genitori sono gli stessi che italiani che in questi mesi si sono vaccinati, si fidano della scienza e a maggior ragione devono fidarsi adesso. Vaccinare i propri figli, però, è soprattutto un grande atto d’amore: significa tutelarli da forme di patologie gravi, prevenire i pericoli che possono correre e tutelare la loro socialità.
Con i bambini vaccinati la curva epidemiologica tornerà a piegarsi? E di quanto?
La vaccinazione dei più piccoli contribuirà a ridurre la circolazione virale: l’Ecdc ha pubblicato modelli che stimano tale riduzione attorno all’11%. Ma voglio ribadirlo: non è la ragione per vaccinarli.
Professore, la variante Omicron ci deve preoccupare?
A oggi l’evidenza che arriva dal sequenziamento del Sudafrica è che questa variante ha rapidamente sostituito la Delta. Molto più rapidamente di quanto la Delta abbia fatto con la Alfa: inoltre, in quel Paese i casi sono aumentati del 258%. Vi è, dunque, evidenza di maggior contagiosità. Se poi la variante abbia maggiore, minore o uguale capacità di causare malattia grave e se la sensibilità dei vaccini sia inferiore, non lo sappiamo ancora. Fino ad ora, tuttavia, va ricordato, nessuna variante emersa si è dimostrata capace di determinare una riduzione significativa dell’efficacia dei vaccini ed è improbabile che ciò possa accadere anche per la variante Omicron.
Condivide la scelta del governo sul Super Green pass? Servirà a rallentare gli effetti della quarta ondata?
La condivido totalmente. È una decisione che va nella direzione della massima cautela, tutelando non solo la salute, ma anche le attività produttive, non bloccando la ripresa economica. E questa scelta avrà anche un impatto sulla curva dei contagi.
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