Marco Tarquinio - da www.avvenire.it sabato 6 novembre 2021
Caro direttore,
voglio chiederti di rilanciare una mozione che abbiamo raccolto dal mondo del volontariato. Questo, l’anno del ricominciamento e della ripartenza, è il momento giusto per affermare come il Volontariato sia un bene comune, un patrimonio di tutte le comunità e per tutti, e in quanto tale va riconosciuto e valorizzato. Lo hanno reso evidente la pandemia e i lunghi mesi del distanziamento fisico e delle città e paesi vuoti e muti in cui solo grazie ai volontari si sono potuti tener vivi e tessere i fili di una relazione amicale e di aiuto verso i più fragili e soli.
Fino a prima della pandemia si poteva ancora pensare che il volontariato fosse una dimensione del tempo del non-lavoro. Oggi ci siamo accorti di come la gratuità sia una qualità del gesto che può essere propria anche dell’attività professionale, del proprio ruolo ben esercitato con un’intenzione buona e una volontà di bene che va oltre il proprio dovere, si aiuti un anziano o si lavori in un ospedale, si faccia la cassiera al supermercato o si insegni in una scuola. Abbiamo scoperto una cosa formidabile, cioè che la cura di noi stessi è cura d’altri e la cura d’altri è cura di noi stessi. Ecco, tutto questo non solo non va disperso, ma va rilanciato all’attenzione della coscienza pubblica.
Sono passati trent’anni dalla legge - la 266/91 - che per la prima volta riconosceva all’articolo 1 «Il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo e per questo lo Stato ne promuove lo sviluppo salvaguardandone l’autonomia». Una legge che fu approvata all’unanimità tra gli applausi di tutto l’emiciclo in piedi.
Il volontariato che è sempre stato all’origine di ogni legge innovativa deve oggi recuperare ancor più spazio nella sfera pubblica non solo come partecipazione al bene comune, ma anche come capacità di anticipare i problemi, non avendo paura di assumersi nuove sfide culturali e politiche. Il virus ha evidenziato le ingiustizie strutturali della nostra società, le diseguaglianze. Il volontariato ha oggi il compito, insieme alle istituzioni, di allestire spazi di responsabilità aperti a tutti perché i cittadini possano tornare a sentirsi parte attiva di una comunità coesa.
Come ha ricordato nel 2020 a Padova, Capitale europea del Volontariato, il presidente Sergio Mattarella: «Il volontariato è una energia irrinunziabile della società. Un patrimonio generato dalla comunità, che si riverbera sulla qualità delle nostre vite, a partire da coloro che si trovano in condizioni di bisogno, o faticano a superare ostacoli che si frappongono all’esercizio dei loro diritti». È per queste ragioni che chiediamo al governo di dedicare il prossimo anno, il 2022, al Volontariato, come mossa prima di ogni connessione sociale e come valore indicato a tutti a partire dai decisori politici.
Riccardo Bonacina, fondatore di “Vita”
Certo che condivido, caro Riccardo. Condivido, rilancio e ti ringrazio per la lucidità e per la passione con cui ti fai portavoce di questa iniziativa. Mi piace la proposta di dedicare il 2022 al Volontariato. E prima ancora mi piace l’idea di chiedere all’Unesco di proclamare il Volontariato «patrimonio immateriale dell’umanità», e questo anche se penso che sia piuttosto inadeguato definirlo «bene immateriale». La straordinaria rete del Volontariato è «materiale» tanto quanto un tessuto urbano vivo e accogliente o vestigia suggestive o angoli di natura splendidi e, magari, incontaminati. Ma va bene anche così, l’importante è che si riconosca solennemente il valore dello spirito di gratuità e di solidarietà - o, se vogliamo, la “fraternità in atto” - che anima il Volontariato. Che non ha bisogno di omaggi formali, ma di riconoscimento e rispetto concreti e non solo quando la sua azione suscita applausi. Tanto per esser chiaro: anche quando i volontari agiscono sulle frontiere e sui crinali più difficili della nostra umanità, ai margini di città e nazioni, là dove camminano e soffrono e muoiono gli “irregolari” e gli “scartati”, là dove - troppo spesso - pietà l’è morta e Cristo è ancora crocifisso. Anch’io spero, dunque, che il presidente del Consiglio Mario Draghi e l’intero Governo italiano si dimostrino attenti e sensibili. E che, nella manciata di settimane che ci separa dalla fine del 2021, la proposta del 2022 come Anno del Volontariato si realizzi.
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