Fede e solidarietà Relazione
set 12

«Primo, difendere le vite innocenti». Per questo la vaccinazione è giusta

Da www.avvenire.it sabato 11 settembre 2021

Gentile direttore,
da cattolico mi pongo un interrogativo. È accettabile, a livello etico, l’attuale vaccino contro il virus Sars-CoV-2 in base alla Bibbia, ai Vangeli, al Magistero eterno, secolare, incancellabile e immutabile della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana? Io sono convinto di no. Il motivo è il medesimo della contrarietà all’aborto, ossia all’interruzione della gravidanza mediante o un intervento medico o un farmaco. Allo stesso modo, non è eticamente accettabile un farmaco, l’attuale vaccino contro il virus Sars-CoV-2, tra le cui possibili «reazioni avverse» ci sono patologie che possono comportare la morte o l’invalidità permanente di vite innocenti. Auspico che, per il futuro, venga realizzato un vaccino contro il Covid che non comporti un inaccettabile livello di rischio. In quanto alla scontatissima accusa di “fondamentalismo” che questa mia lettera potrebbe attirarmi, la prevengo e rispondo, anticipatamente, che, secondo me, la sacralità e l’inviolabilità della vita e della persona devono essere difese con il medesimo zelo, visto che il momento storico lo esige, con cui san Domenico di Guzmán predicò la fede cattolica. Non m’illudo che questa mia lettera venga pubblicata.
Luigi Pieri

Signor direttore,
sono un’italiana, romagnola e ultrasessantenne, in buona salute. Non mi sono vaccinata perché temo problemi a lungo termine, poi fra trombosi e morti mi sono convinta ancora di più per il no. Da subito ho praticato il distanziamento e continuo tuttora a seguire alla lettera le regole per la prevenzione del Covid. Sono abituata a rinunciare e se necessario lo faccio senza troppi problemi, ma quest’ultimo (per ora) divieto di entrare in ospedale senza Green Pass, anche solo per portare un cambio di biancheria pulita a un familiare in caso di ricovero, lo trovo davvero iniquo e disgustoso. Se la cosiddetta “cabina di regia” pensa di spingermi al vaccino con ricatti e minacce, ottiene esattamente l’effetto contrario. Per protesta contro il Green Pass ritiro la mia disponibilità alla donazione degli organi. Visto che ormai sono le ultime cose che posso gestire. Sono una carogna, lo so, ma è la mia unica e possibile risposta a divieti assurdi e discriminatori. Mi auguro che presto si torni a usare il buon senso, ma temo sarà molto difficile.
Livia R.

Metto insieme due lettere fortemente contrarie ai vaccini e polemiche in modo persino accorato. Potrei aggiungerne una terza, scritta da un signore che si dichiara credente, e si ritiene in quanto no-vax “vittima”, lui, di gravissime mancanze di rispetto e che perciò mette in fila detti e contraddetti di personaggi più o meno illustri. Ne faccio grazia ai lettori. La stragrande maggioranza dei quali, come noi della redazione di “Avvenire”, sono vaccinati, non odiano nessuno e neppure appiccicano «etichette» come quelle che voi due, gentili signor Luigi e signora Livia, vi auto-infliggete: «fondamentalista», l’uno, addirittura «carogna» l’altra.

Al signor Luigi, dico però con schiettezza che, oggi, nella lotta al Covid di eticamente inaccettabile c’è soltanto l’incombente e concreto (e non minimalissimo e appena eventuale) rischio per tante vite innocenti se la campagna vaccinale non abbraccerà con la necessaria rapidità non solo tutta l’Italia, ma il mondo intero. Non è un’opinione, è un fatto. Ripeto è eticamente inaccettabile aggravare il rischio per se stessi e per gli altri a fronte di una cura medica (i vaccini disponili) approvata dalle autorità sanitarie, che si sta dimostrando efficace e che anche le autorità religiose invitano a usare. Prego di riflettere non solo sui numeri (schiaccianti, è utile leggere o rileggere l’analisi – del professor Antonello Maruotti, statistico dell’Università Lumsa, che abbiamo pubblicato il 4 settembre scorso), ma anche sui volti e le storie delle persone che sono morte (e/o hanno contagiato i propri cari) a causa della loro opzione no-vax.

Quanto alla sua appassionata e solenne proclamazione di cattolicità, sarò all’antica, signor Luigi, ma penso e so che i cattolici sono quelli che vogliono bene alla Chiesa e al Papa , che li ascoltano quando parlano e li seguono quando s’incamminano. I cattolici hanno chiaro che la loro piena libertà di figli di Dio è, in radice, reciproca e fraterna responsabilità. Di immutabile e incancellabile, per me, c’è questa fedeltà, altrimenti ci si ritrova al fai-da-te spirituale e morale e al Magistero ridotto a “foglia di fico” delle nostre personalissime convinzioni su ciò che è o non è “cattolico”. Il Papa, nel videomessaggio del 18 agosto ai popoli dell’America Latina, ha detto chiaro e tondo che vaccinarsi, con i vaccini approvati dalle autorità competenti, è un «atto di amore» per sé e per gli altri. La Congregazione per la dottrina della fede il 21 dicembre 2020 ha spiegato perché, da un punto di vista cattolico, tutti i vaccini oggi disponibili sono «moralmente accettabili» e utilizzabili. La Presidenza della Conferenza episcopale italiana, appena pochi giorni fa, ha invitato tutti alla vaccinazione e l’ha caldeggiata per ogni operatore pastorale. Accanto alla vita innocente non si sta affermando di stimarla più di tutto, ma difendendola coi fatti.

A lei, signora Livia, vorrei dire invece che non si può dire di “no” al vaccino e lamentarsi delle ovvie restrizioni collegate. Ci vuole, quindi, proprio del buon senso. Auguro perciò anche a lei di ritrovarlo e di fare semplicemente la cosa giusta: vaccinarsi contro il Covid, soprattutto se deve e vuol frequentare, per amore di un suo congiunto, un ospedale. Nel nostro Paese - grazie a Dio e alla buona volontà di decine di milioni di uomini e donne guidati dalla parola e dall’esempio del presidente Mattarella - l’adesione alla campagna vaccinale è stata ed è vastissima. E continua. Non sarà, si teme, del tutto sufficiente perché il vaccino difende, ma non rende invulnerabili, soprattutto per l’aggressività di alcune nuove varianti del coronavirus. Lei, signora Livia, farà ciò che deve, ne sono certo: è impaurita, esigente, presa da un’idea di libertà tutta incentrata sull’autodeterminazione del singolo e magari è esasperata, probabilmente anche perché malamente informata sui vaccini disponibili, sulla loro natura e sul loro straordinario contributo al contenimento della pandemia. Se in Italia si finirà per arrivare alla vaccinazione obbligatoria anti-Covid, sarà perché è in atto una campagna disinformativa incredibile che ha generato una minoranza piccola e a volte aggressiva (soprattutto a parole, ma purtroppo non solo…). Se si decidesse in quel senso, nessun dramma: diverrebbe obbligatoria, proprio come le vaccinazioni della sua e mia infanzia. Che sono servite. La saluto con una speranza: che lei scelga di vaccinarsi il giorno prima dell’eventuale obbligo, e che resti donatrice di organi. Se lo farà, me lo scriva. Stavolta magari lasciandomi libero di pubblicare tutto il suo nome.

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