Un milione di nuovi poveri: la pesante eredità della pandemia
Cinzia Arena - da www.avvenire.it giovedì 4 marzo 2021
Sono due milioni le famiglie in grave difficoltà, 335mila in più rispetto al 2019. Nuclei numerosi a forte rischio mentre la presenza di un anziano dà stabilità economica. Il Nord soffre più del Sud
La povertà fa un balzo in avanti nell’anno della pandemia e tocca il record dal 2005. Un italiano su dieci si trova in grave difficoltà economica. Le stime preliminari dell’Istat per il 2020 indicano valori preoccupanti: ci sono un milione di nuovi poveri. L’incidenza della povertà assoluta cresce sia in termini di nuclei familiari in stato di profondo disagio che raggiungono quota due milioni (+335mila), sia in termini di individui che salgono a 5,6 milioni (+1,7% in un anno).
Si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019 ed emerge una crescita delle difficoltà più ampia al Nord che al Sud. Single e anziani restano le categorie meno esposte al rischio impoverimento che colpisce soprattutto le famiglie numerose. In crisi sempre più spesso i nuclei familiari in cui il capofamiglia non è disoccupato ma ha un lavoro da operaio o autonomo.
Famiglie numerose a rischio. Ad eccezione delle famiglie unipersonali, che presentano un’incidenza di povertà stabile (5,7%), la crescita riguarda tutte le famiglie, ma in misura più rilevante quelle con un maggior numero di componenti. Se, infatti, fino a quattro componenti l’incremento si mantiene sotto i due punti percentuali o poco più (per le famiglie di due persone passa dal 4,3% al 5,7%, per quelle con tre dal 6,1% all’8,6%, per quelle con quattro dal 9,6% all’11,3%), per quelle con almeno cinque persone peggiora di oltre quattro punti, passando dal 16,2% al 20,7%. A veder peggiorare la propria condizione sono soprattutto le famiglie con un solo genitore (l’incidenza passa dall’8,9% all’11,7%), le coppie con un figlio (da 5,3% a 7,2%) e quelle con due (dall’8,8% al 10,6%). La presenza di figli minori espone maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi. L’incidenza della povertà assoluta sale, infatti, di oltre due punti percentuali per i minorenni - da 11,4% a 13,6%, il valore più alto dal 2005 - per un totale di bambini e ragazzi poveri che raggiunge quota 1 milione e 346mila, 209mila in più rispetto all’anno precedente.
Anziani ancora di salvezza. Unico argine all’aumento della povertà sono gli ultra sessantacinquenni per i quali le condizioni di via rimangono sostanzialmente stabili. Anche nell’anno della pandemia, la presenza di anziani in famiglia - per lo più titolari di almeno un reddito da pensione che garantisce entrate regolari - riduce il rischio di rientrare fra le famiglie in povertà assoluta. La percentuale di famiglie con almeno un anziano in condizioni di povertà è pari al 5,6% (sostanzialmente stabile rispetto al 2019 in cui era pari al 5,1%); quelle dove gli anziani non sono presenti l’incidenza passa invece dal 7,3% al 9,1%.
Il Nord in affanno ma il Sud resta più povero. L’incremento della povertà assoluta registrato nel 2020 è maggiore nel Nord del Paese e riguarda 218mila famiglie (7,6% da 5,8% del 2019), per un totale di 720mila individui. Peggiorano anche le altre aree del Paese ma in misura meno drammatica. Il Mezzogiorno resta l’area dove la povertà assoluta è più elevata: coinvolge il 9,3% delle famiglie contro il 5,5% del Centro. In generale l’incidenza della povertà assoluta cresce soprattutto tra le famiglie con persona di riferimento occupata (7,3% dal 5,5% del 2019): si tratta di oltre 955mila famiglie in totale, 227mila famiglie in più rispetto al 2019. Tra queste oltre la metà ha come capofamiglia un operaio o assimilato, un quinto un lavoratore in proprio.
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