LAVORO NEL NON PROFIT? STIPENDI ADEGUATI La nota CEI
nov 28

Suggerimenti sul “sistema lavoro per tutti”

Dal momento in cui l’uomo, femmina e maschio, è stato allontanato dal paradiso terrestre è diventato immediatamente precario, in quanto, non avendo più la certezza di quello che doveva succedere, si è sempre sentito soggetto alle esigenze della natura e dei suoi simili che aumentando di numero creavano senza volerlo una precarietà ancora più evidente. Nei secoli per sopperire all’esigenza della precarietà, l’uomo, femmina e maschio hanno cercato di unirsi ad altri uomini per affrontare insieme le difficoltà ed i percoli della vita.

Le comunità si sono sempre evolute raggiungendo dimensioni sempre più grandi articolandosi in nazioni, in cui tutti devono dare il loro contributo lavorativo in modo che tutti possano godere attraverso la dignità del proprio lavoro dei beni prodotti.

Nella situazione attuale in cui la maggioranza degli uomini e donne esistenti sulla terra restano esclusi da questi benefici perché non hanno la possibilità di lavorare, forse occorre per il mondo intero porsi alcune domande per risolvere a livello globale il sistema scorretto attuale.

I cristiani sono sicuramente chiamati a svolgere un’azione il più possibile incisiva perché tutti gli uomini, femmine e maschi, possano, attraverso la possibilità di avere un lavoro, partecipare al godimento dei beni prodotti, in parole povere lavoro per tutti. In questo momento l’unica voce che parla al mondo perché si lavori per raggiungere questo risultato è sicuramente il Santo Padre Papa Francesco. Occorre che tutti i cristiani ricomincino a partecipare in modo attivo allo sviluppo della società, portando il loro contributo per dare una risposta al problema, che non può essere solo una risposta di elemosina, ma deve essere una proposta di solidarietà che dia la possibilità ad ogni persona di avere la propria dignità attraverso il lavoro. La proposta potrebbe coinvolgere tutti i cristiani partendo dalle Parrocchie, dai gruppi di volontariato e di pensiero, che conoscendo le necessità possano attraverso incontri e proposte far ritornare la cultura della solidarietà attraverso il lavoro di tutti. Elemento unificante e obbiettivo da raggiungere.

Vengono in mente alcune considerazioni da cui partire:

4  Dieci Comandamenti ed il Vangelo sono ancora attuali e attendono solo di essere messi in pratica .

4  La solidarietà verso gli altri è applicabile senza togliere dignità a chi viene aiutato .

4  La famiglia quali esigenze ha e quale ruolo deve avere nello sviluppo della società.

4  La scuola, deve essere solo un percorso di specializzazione nell’indirizzo prescelto o deve essere uno strumento di conoscenza che permetta ad ogni persona di sviluppare i suoi talenti? .

4  In una società altamente e tecnologicamente avanzata sarà possibile dare a tutti la possibilità della dignità di un lavoro .

4  E’ possibile trovare un sistema che consenta l’effettivo reinserimento attraverso il lavoro di chi ha sbagliato .

4  Sarà possibile utilizzare il denaro, che è di tutti, a favore del lavoro e delle necessità di tutti e non della prepotenza di pochi .

4  E’ possibile preparare uomini di buona volontà disponibili a fare da delegati all’interno della società ponendo l’interesse di tutti ed il bene comune al di sopra dei propri interessi personali e di mira di potere .

4  Sarà possibile semplificare i rapporti di lavoro dando più responsabilità ad ogni singola persona.

In questo mio intervento non mi sono posto il problema se occorrono più contratti a tempo determinato o indeterminato, ritenendo che questo non debba essere l’oggetto del contendere, ma debba essere la ricerca di un sistema che permetta ad ogni persona di avere la dignità di un lavoro e non l’elemosina, che consenta allo stesso di non morire di fame e sentirsi estraneo alla società per tutta la vita. Con molta probabilità dovremmo riscoprire il fondamento della parabola del povero Lazzaro e del ricco Epulone.

Dopo queste mie considerazioni che la maggior parte delle persone considereranno astratte e senza costrutto, senza alcuna volontà di essere nel vero vorrei di seguito proporre alcune soluzioni al problema del lavoro e del precariato, partendo da alcune considerazioni di base.

Cosa ha bisogno un buon lavoratore o imprenditore esso sia ?

1)   di sapere in anticipo qual è il costo delle varie assicurazioni sociali (sanitaria, infortunistica, pensionistica )

2)   di sapere chi paga i lavoratori nel momento della malattia, maternità, infortunio, invalidità ecc;

3)   di sapere quanto è il salario minimo (da contrattare con i sindacati)

4)   di sapere quali sono le ore annuali di lavoro che comprendano anche le ferie

5)   di conoscere il tipo di contratto da stipulare sulla scorta della produzione che deve fare e dei relativi tempi di esecuzione

6)   di sapere cosa succede al momento della cessazione del contratto o della chiusura della fabbrica.

Sulla scorta di queste considerazioni che sicuramente lasciano altre possibilità si possono ipotizzare altre soluzioni:

a)   tutte le persone, femmine e maschi, devono essere coperti da assicurazioni di cui al punto 1);

b)   fino al termine del periodo scolastico scelto, ogni persona è coperta gratuitamente dalle assicurazioni di cui al punto 1);

c)    dal momento di entrata nel mondo del lavoro ogni persona deve svolgere una attività che le consenta di avere una vita dignitosa. In caso non ci sia la possibilità di un lavoro per tutti, si procederà ad attuare tutte quelle opere collettive, che non vengono fatte perché non redditizie, sostenute dal contributo solidaristico di tutti quelli che lavorano;

d)   dal momento dell’entrata nel mondo del lavoro ogni persona provvederà a versare direttamente il contributo di cui al punto 1);

e)   Il datore di lavoro saprà a priori quale sarà il costo del lavoratore sommando la parte del costo di cui al punto 1) al costo del salario concordato di cui al punto 3);

f)     il datore di lavoro dovrà solo aggiungere il costo di una assicurazione che copra eventuali errori commessi nella esecuzione del lavoro: sia in fase di sicurezza che di gestione;

g)   il lavoratore al momento in cui viene a mancare il lavoro (sia esso lavoratore a contatto, autonomo, imprenditore o altro), entra nella categoria del punto C) e può proseguire la sua vita senza grossi cambiamenti adeguando il suo stile di vita;

h)   il contratto di lavoro quindi potrebbe essere considerato a tutti gli effetti un contratto collaborativo che ha valore fino a quando le parti hanno interesse reciproco, quindi sparirebbe il concetto di dipendente che tutto sommato sà molto di schiavitù .

Tutto questo sicuramente non verrà preso in considerazione da molti. Ormai sta prevalendo il concetto che il problema va risolto pensando alle cose esistenti al momento. Invece, secondo il mio parere, bisogna affrontare i problemi immediati pensando al futuro, avendo quindi un obbiettivo ben preciso da raggiungere che è quello di avere un mondo più giusto, che permetta ad ogni persona di mettere in campo i suoi talenti senza nasconderli per paura di non essere al passo con i tempi e, con il proprio lavoro, godere assieme agli altri dei frutti della terra.

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