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Il Papa: fermare le guerre, Dio ce ne chiederà conto

Da www.avvenire.it martedì 20 ottobre 2020

Il grande evento di fraternità con i leader delle religioni: all’Ara Coeli e in Campidoglio gli appelli per la pace

Le parole del Papa in Campidoglio

C’è bisogno di pace, di più pace, nel mondo; e le religioni esprimono comunemente questo bisogno di pace, al di là delle diverse fedi, confessioni e tradizioni, al servizio del dialogo e della fraternità e non della guerra, del terrorismo, dei radicalismi e dei fondamentalismi che spesso si fanno scudo della religione per coprire o favorire ben altri interessi, nazionalisti o geostrategici. È l’invocazione di papa Francesco che, sul colle del Campidoglio, precede la lettura dell’Appello per la Pace sottoscritto dai rappresentanti di tutti le fedi religiose, dai cristiani agli ebrei, dai musulmani ai buddisti, alla presenza del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, tutti riuniti su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio e del suo fondatore Andrea Riccardi.

“Volgendoci indietro, purtroppo, riscontriamo negli anni trascorsi dei fatti dolorosi, come conflitti, terrorismo o radicalismo, a volte in nome della religione”, sottolinea il Pontefice. Ma al tempo stesso esorta a “riconoscere i passi fruttuosi nel dialogo tra le religioni: è un segno di speranza che ci incita a lavorare insieme, come fratelli. Così - ricorda - siamo giunti all’importante Documento sulla Fratellanza per la Pace mondiale e la convivenza comune, che ho firmato con il Grande Imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, lo scorso anno”.

Infatti, tiene a ribadire il Papa, “il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose. I credenti hanno compreso che la diversità di religione non giustifica ‘indifferenza o l’inimicizia. Anzi, a partire dalla fede religiosa si può diventare artigiani di pace e non spettatori inerti del male della guerra e dell’odio. Le religioni sono al servizio della pace e della fraternità.

Per questo, anche il presente incontro spinge i leader religiosi e tutti i credenti a pregare con insistenza per la pace, a non rassegnarsi mai alla guerra, ad agire con la forza mite della fede per porre fine ai conflitti”. “Mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto, a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra che hanno colpito i popoli! C’è bisogno di pace! Più pace!”, esclama papa Francesco.

I leader religiosi in Campidoglio

La preghiera è la radice della pace, ha detto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, aprendo la seconda parte dell’evento “Nessuno si salva da solo - Pace e fraternità“, promosso nello spirito di Assisi, dopo la storica giornata voluta da san Giovanni Paolo II nel 1986 ad Assisi. Dopo di lui ha preso la parola Sergio Mattarella, che ha sottolineato l’orgoglio dell’Italia per essere crocevia di dialogo e pace in un momento segnato da tante preoccupazioni per la pandemia. A questo proposito, il presidente ha sottolineato come “le cure e i vaccini che la scienza potrà offrirci devono essere disponibili per tutti, in tutto il mondo”.

Papa Francesco, accompagnato dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, è stato accolto nella piazza dal presidente della Repubblica Mattarella, poi ha salutato la sindaca di Roma Virginia Raggi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

La preghiera ecumenica nella Basilica dell’Ara Coeli

Pace in Afghanistan, in Bielorussia, nella Repubblica democratica del Congo, nella penisola coreana, in Libia… è lungo l’elenco dei Paesi o le regioni per i quali i leader delle religioni cristiane hanno pregato nel pomeriggio, nella suggestiva cornice della basilica dell’Ara Pacis, a Roma, nell’ambito della grande iniziativa “Nessuno si salva da solo - Pace e fraternità“, promossa dalla Comunità di S.Egidio. Intensa l’orazione di papa Francesco, accanto al patriarca ecumenico Bartolomeo e il vescovo Heinrich, presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania.

Essere “responsabili per gli altri. E l’altro sarà la via per salvare sé stessi: ogni altro, ogni essere umano, qualunque sia la sua storia e il suo credo. A cominciare dai poveri”, ha detto papa Francesco.

Esiste, ha spiegato il Pontefice, “una tentazione cruciale, che insidia tutti, anche noi cristiani: è la tentazione di pensare solo a salvaguardare sé stessi o il proprio gruppo, di avere in testa soltanto i propri problemi e i
propri interessi, mentre tutto il resto non conta. È un istinto molto umano, ma cattivo, ed è l’ultima sfida al Dio crocifisso. Ma così all’adorazione di Dio preferiamo il culto dell’io. È un culto che cresce e si alimenta con l’indifferenza verso l’altro”, ha aggiunto.

Nel comune pensare, ha sottolineato Bergoglio, circola un collegamento malizioso: insinuare che salvare, soccorrere gli altri non porta alcun bene”. È vero piuttosto il contrario: “Il ‘vangelo’ del salva te stesso non è il Vangelo della salvezza. È il vangelo apocrifo più falso, che mette le croci addosso agli altri. Il Vangelo vero, invece, si carica delle croci degli altri”.

Infatti “Dio non viene tanto a liberarci dai problemi, che sempre si ripresentano, ma per salvarci dal vero problema, che è la mancanza di amore. È questa la causa profonda dei nostri mali personali, sociali, internazionali, ambientali. Pensare solo a sé è il padre di tutti i mali”.

Si tratta del “grande duello tra Dio venuto a salvarci e l’uomo che vuole salvare sé stesso; tra la fede in Dio e il culto dell’io; tra l’uomo che accusa e Dio che scusa”. Uno scontro che le Scritture descrivono al momento della Crocifissione, sul Calvario.

“Chiediamo al Dio crocifisso la grazia di essere più uniti, più fraterni”, conclude il Papa, “E quando siamo tentati di seguire le logiche del mondo, ricordiamo le parole di Gesù: ‘Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà‘. Quella che agli occhi dell’uomo è una perdita è per noi salvezza. Impariamo dal Signore, che ci ha salvati svuotando sé stesso, facendosi altro: da Dio uomo, da spirito carne, da re servo. Invita anche noi a “farci altri”, ad andare verso gli altri”.

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