Sant’Antonio, 800 anni da frate. E le reliquie sorvolano Vo’
Sara Melchiori, Padova da www.avvenire.it 13 giugno 2020
Nella Basilica di Padova dove riposa si festeggia (senza processione) la “vocazione francescana” del santo taumaturgo. Lettera di papa Francesco: ebbe geniali intuizioni pastorali
Pensando ai colori, ai volti raccolti in preghiera, alle lunghe code per transitare davanti alla tomba di Sant’Antonio, alle affollatissime Messe fin dalle prime dell’alba, che solitamente connotavano la “festa del Santo” sarà a dir poco “strana” per la città di Padova e per i frati stessi quella di oggi: un 13 giugno diverso.
La Basilica pontificia antoniana apre comunque le porte alle 6 e le chiuderà alle 22.30. Otto le celebrazioni eucaristiche. Ma non ci saranno le consuete folle (sono infatti 200 i posti a sedere in Basilica, a cui si aggiungono 150 posti nel chiostro e 240 sul sagrato dove si potrà assistere alle celebrazioni tramite maxischermi), né ci sarà la tradizionale processione per le vie della città con la statua e le reliquie del taumaturgo.
I fedeli potranno seguire tutta la giornata in una diretta televisiva di 16 ore su Rete Veneta (canali 18 Veneto e 92 Friuli Venezia Giulia) o streaming sul sito della Basilica e su www.13giugno.org.
Sempre in diretta anche il momento forse più atteso e la novità di questa edizione condizionata dalla pandemia: alle 12.30 dall’aeroporto militare di Padova un elicottero si alzerà in volo portando il busto dorato che custodisce una reliquia ex massa corporis di sant’Antonio, in un viaggio “benedicente” che farà tappa all’ospedale (già Covid) di Schiavonia e poi riprenderà il volo passando sopra Merlara dove il coronavirus ha colpito duramente la casa di riposo e sull’ex zona rossa di Vo’ per proseguire verso Camposampiero (antico locus di memoria antoniana) e sorvolare la città di Padova.
Ma se il tono esterno apparirà un po’ dimesso, la festa di sant’Antonio di quest’anno ha un valore aggiunto, sottolineato anche da una lettera scritta da papa Francesco dal ministro generale dei frati minori conventuali l’argentino Carlos Alberto Trovarelli. Nel 2020 ricorrono, infatti, gli 800 anni della vocazione francescana di Antonio (al secolo Fernando), che da canonico agostiniano, particolarmente colpito dalla sobrietà di vita dei primi francescani giunti in Portogallo e poi dal martirio di alcuni di loro in Marocco, lasciò il monastero e vestì il saio francescano nell’estate 1220, partendo a sua volta per l’Africa con l’ardire di convertire a Cristo “gli infedeli” e ricevere la palma del martirio. Non andò così: anche in quella situazione una malattia stravolse i suoi progetti e il corso della sua vita, facendogli poi incontrare san Francesco e portandolo a essere il grande predicatore e il “santo dei miracoli”, come è ricordato in tutto il mondo. Una vocazione, una passione per la verità, la giustizia, la carità, che ancora oggi parla, come sottolinea papa Francesco che augura a religiosi e devoti di sant’Antonio «di sperimentare la stessa inquietudine che lo condusse sulle strade del mondo per testimoniare, con la parola e le opere, l’amore di Dio. Il suo esempio di condivisione con le difficoltà delle famiglie, dei poveri e dei disagiati, come pure la passione per la verità e la giustizia, possano suscitare ancora oggi un generoso impegno di donazione di sé, nel segno della fraternità».
Il pensiero del Pontefice va in particolare ai giovani: «Questo Santo antico, ma così moderno e geniale nelle sue intuizioni, possa essere per le nuove generazioni un modello da seguire per rendere fecondo il cammino di ciascuno». E a tutti l’augurio di ripetere con sant’Antonio «Vedo il mio Signore!». «È necessario - conclude - “vedere il Signore” nel volto di ogni fratello e sorella, offrendo a tutti consolazione, speranza e possibilità di incontro con la Parola di Dio su cui ancorare la propria vita».
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