“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).
Nel Vangelo di Matteo, Gesù rivolge questo invito forte ai suoi, i suoi “inviati”. Egli ha incontrato personalmente una umanità smarrita e sofferente e ne ha avuto compassione. Per questo desidera moltiplicare attraverso gli apostoli la sua opera di salvezza, di guarigione, di liberazione. Essi si sono raccolti intorno a Gesù, hanno ascoltato le sue parole ed hanno ricevuto una missione, uno scopo per la loro stessa vita; per questo si sono messi in cammino: per testimoniare l’amore di Dio per ogni persona.
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
Ma che cosa hanno ricevuto “gratuitamente” da doverlo ridare? Gli apostoli, attraverso le parole, i gesti, le scelte di Gesù e tutta la Sua vita, hanno sperimentato la misericordia di Dio. Nonostante le loro debolezze e i loro limiti, hanno ricevuto la nuova Legge dell’amore, dell’accoglienza reciproca.
Soprattutto, hanno ricevuto il dono che Dio vuole fare a tutti gli uomini: se stesso, la sua compagnia per le strade della vita, la sua luce per le loro scelte. Sono doni senza prezzo, che superano ogni nostra capacità di ricompensa, “gratuiti”, appunto. Sono stati dati agli apostoli e a tutti i cristiani, perché diventino a loro volta canali di questi beni verso tutti quelli che incontrano giorno per giorno.
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
Così scriveva Chiara Lubich nell’ottobre 2006:
«Lungo tutto il Vangelo Gesù invita a dare: dare ai poveri, a chi domanda, a chi desidera un prestito; dare da mangiare a chi ha fame, il mantello a chi chiede la tunica; dare gratuitamente… Lui stesso ha dato per primo: la salute agli ammalati, il perdono ai peccatori, la vita a tutti noi. All’istinto egoista di accaparrare oppone la generosità; all’accentramento sui propri bisogni, l’attenzione all’altro; alla cultura del possesso quella del dare [...]. La Parola di vita di questo mese potrà aiutarci a riscoprire il valore di ogni nostra azione: dai lavori di casa o dei campi e dell’officina, al disbrigo delle pratiche d’ufficio, ai compiti di scuola, come alle responsabilità in campo civile, politico e religioso. Tutto può trasformarsi in servizio attento e premuroso. L’amore ci darà occhi nuovi per intuire ciò di cui gli altri hanno bisogno e per venire loro incontro con creatività e generosità. Il frutto? I doni circoleranno, perché l’amore chiama amore. La gioia si moltiplicherà perché “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”(Att 20,35)» (1).
Proprio come racconta Vergence, una ragazzina del Congo: «Andando a scuola, ero veramente affamata. Sulla strada, ho incontrato mio zio, che mi ha dato i soldi per comprare un panino, ma poco più avanti ho visto un uomo molto povero. Ho subito pensato di dare a lui questi soldi. La mia amica, che era con me, mi ha detto di non farlo, di pensare a me stessa! Ma io mi sono detta: io troverò da mangiare domani, ma lui? Così ho dato a lui i soldi per il mio panino ed ho provato una grande gioia in cuore».
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
La logica di Gesù e del Vangelo è sempre ricevere per condividere, mai accumulare per se stessi. È un invito anche per tutti noi a riconoscere ciò che abbiamo ricevuto: energie, talenti, capacità, beni materiali, e metterli a servizio degli altri.
Secondo l’economista Luigino Bruni, «La gratuità è [...] una dimensione che può accompagnare qualsiasi azione. Per questo essa non è il «gratis», anzi è proprio il suo opposto, poiché la gratuità non è un prezzo pari a zero, ma un prezzo infinito, a cui si può rispondere solo con un altro atto di gratuità» (2).
La gratuità supera dunque le logiche del mercato, del consumismo e dell’individualismo e apre alla condivisione, alla socialità, alla fraternità, alla nuova cultura del dare. L’esperienza conferma che l’amore disinteressato è una vera e propria provocazione, con conseguenze positive, inaspettate, che si diffondono a macchia d’olio anche nella società.
È quanto accaduto nelle Filippine, con una iniziativa cominciata nel 1983.
In quel momento, la situazione politica e sociale del Paese era molto difficile e tanti erano impegnati per una soluzione positiva. Anche un gruppo di giovani decise di dare il proprio contributo in modo originale: aprirono i propri armadi e tirarono fuori ciò di cui non avevano più bisogno. Vendettero tutto al mercatino dell’usato, ne ricavarono un piccolo capitale e iniziarono dal nulla un centro sociale, chiamato Bukas Palad, che nella lingua locale significa: “a mani aperte”. La frase del vangelo che li aveva ispirati: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt 10,8)”, diventò da allora il motto dell’iniziativa.
A questo impegno si unirono alcuni medici, con il proprio contributo professionale offerto in forma disinteressata, e molti altri che aprirono il cuore, le braccia, le porte di casa. Così è nata e si è sviluppata un’ampia azione sociale a favore dei più poveri, che ancora oggi offre servizi in diverse città delle Filippine. Ma l’obiettivo più importante raggiunto e consolidato in questi anni è stato di rendere protagonisti del proprio riscatto gli stessi destinatari del progetto.
Essi infatti ritrovano la loro dignità di persone e costruiscono rapporti di stima e solidarietà. Con il loro esempio ed il loro impegno, accompagnano molti altri ad uscire dalla povertà e ad assumersi la responsabilità di una nuova convivenza per se stessi e le loro famiglie, per i loro quartieri e le loro comunità, per il mondo (3).
Letizia Magri
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