«Confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri» (1Ts 5,11).
L’apostolo Paolo scrive alla comunità cristiana da lui fondata nella città di Tessalonica. Non può più tornare da loro, perché è dovuto fuggire da lì, a causa di gravi difficoltà e persecuzioni. Tuttavia, attraverso le sue lettere, continua ad accompagnare la loro vita con amore ed anzi li loda per la costanza e la perseveranza nella fede. Sono diventati testimoni esemplari!
Paolo conosce gli interrogativi profondi di questa comunità, le loro domande esistenziali: cosa ci aspetta dopo la morte? Se il Signore tornerà presto, come prepararci adeguatamente alla Sua venuta definitiva? Paolo non risponde con precetti da applicare, ma piuttosto professa nuovamente la sua fede: Gesù ha dato la sua vita per amore di tutta l’umanità ed è risorto, aprendo a tutti gli uomini la strada verso la Vita.
Per prepararsi al Suo ritorno, Paolo consiglia di vivere secondo il Vangelo nella quotidianità, continuando a lavorare onestamente ed a costruire una comunità fraterna:
«Confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri».
Paolo lo ha sperimentato in prima persona: il Vangelo fa germogliare il seme di bontà che Dio ha messo nel cuore umano. È un seme di speranza, che cresce nell’incontro personale e quotidiano con l’amore di Dio e fiorisce nell’amore reciproco. È uno sprone a combattere i cattivi semi dell’individualismo e dell’indifferenza che provocano isolamento e conflitti, a portare i pesi gli uni degli altri, ad incoraggiarci a vicenda.
È una Parola semplice, che tutti possiamo comprendere e mettere in pratica, ma che può rivoluzionare i nostri rapporti personali e sociali. È un consiglio prezioso, che ci aiuta a riscoprire la verità fondamentale della fraternità, radice di tante culture. Così la esprime il principio della filosofia bantu dell’Ubuntu: “Io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti”.
Questo è stato il pensiero guida dell’azione politica in Sud Africa del grande leader metodista Nelson Mandela, che affermava: «Ubuntu non significa non pensare a se stessi, ma piuttosto porsi la domanda: “Voglio aiutare la comunità che mi sta intorno?”»(1). La sua azione coerente e coraggiosa ha portato un capovolgimento storico nel suo Paese ed un grande passo avanti nella civiltà.
«Confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri».
Come vivere questa Parola?
«Cercando di crescere anche noi nell’amore scambievole all’interno delle nostre famiglie, del nostro ambiente di lavoro, delle nostre comunità o associazioni ecclesiali, parrocchie, ecc. Questa Parola ci chiede una carità sovrabbondante, cioè una carità che sappia superare le misure mediocri e le varie barriere provenienti dal nostro sottile egoismo. Sarà sufficiente pensare a certi aspetti della carità (tolleranza, comprensione, accoglienza reciproca, pazienza, disponibilità al servizio, misericordia verso le vere o presunte mancanze del nostro prossimo, condivisione dei beni materiali, ecc.) per scoprire tante occasioni per viverla. E’ evidente poi che, se nella nostra comunità ci sarà questo clima di amore scambievole, il suo calore si irradierà immancabilmente verso tutti. Anche quelli che ancora non conoscono la vita cristiana ne avvertiranno l’attrattiva e molto facilmente, quasi senza accorgersene, vi saranno coinvolti fino a sentirsi parte di una stessa famiglia» (2).
«Confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri».
In questo spirito, nella città di Palermo (Italia) è nato un gruppo di assistenza medica pluri-specialistica, psicologica e infermieristica a disposizione dei poveri della città. Queste le parole raccolte dagli stessi protagonisti: «Siamo un gruppo di medici ed operatori sanitari cristiani di varie chiese. Le parole del Vangelo ci spronano a riconoscere in ogni persona un fratello o una sorella, in particolare in quelli colpiti dalla malattia, ma che non riescono a soddisfare la propria esigenza di cura. Tra coloro che assistiamo ci sono anche persone colpite da malattie gravissime, o da dipendenze da gioco ed internet. Offriamo la nostra professionalità nei luoghi presso cui operiamo, potenziando ambulatori medici già esistenti sul territorio. Per mantenerci aggiornati tra noi e comunicare le varie necessità di intervento, abbiamo creato una chat di riferimento su whatsapp, una pagina facebook e una rete di indirizzi mail. Anche se nato da poco, questo gruppo è già operativo, soprattutto nei confronti della popolazione immigrata, in particolare con la comunità ghanese avventista presente in città. Un gruppo numeroso e gioioso, con cui sperimentiamo la gioia di aiutarci come fratelli, figli dell’unico Padre».
Letizia Magri
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