apr 29

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 13,31-33.34-35.

Quando Giuda fu uscito, Gesù disse : «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.
immag-vang-2-5-10Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».

apr 29

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Nell’ultimo discorso di Gesù, l’amore è al centro: l’amore del Padre per il figlio, l’amore per Gesù che è osservanza dei suoi comandamenti.

Coloro che ascoltavano Gesù non facevamo fatica a riconoscere nelle sue parole un’eco dei Libri sapienzali: “l’amore è osservanza delle sue leggi”(Sap. 6,18) e “facilmente è contemplata - la Sapienza - da chi l’ama (Cf Sap. 6,12). E soprattutto quel manifestarsi a chi lo ama trova il suo parallelo veterotestamentario in Sap 1,2, dove si dice che il Signore si manifesterà a coloro che credono in Lui.

Ora il senso di questa Parola, che proponiamo, è: chi ama il Figlio è amato dal Padre, ed è riamato dal Figlio che si manifesta a Lui.

“Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.

Tale manifestazione di Gesù chiede però di amare.

Non si concepisce un cristiano che non abbia questo dinamismo, questa carica d’amore nel cuore. Un orologio non funziona, non dà l’ora - e si può dire che non è neppure un orologio - se non è carico. Così un cristiano, che non è sempre nella tensione di amare, non merita il nome di cristiano.

E questo perché tutti i comandamenti di Gesù si riassumono in uno solo:in quello per l’amore in Dio e il prossimo, nel quale vedere e amare Gesù.

L’amore non è mero sentimentalismo ma si traduce in vita concreta, nel servizio ai fratelli, specie quelli che ci stanno accanto, cominciando dalle piccole cose, dai servizi più umili.

Dice Charles de Foucauld: ” Quando si ama qualcuno, si è molto realmente in lui, si è in lui con amore, si vive in lui con l’amore, non si vive più in sé, si è distaccati da sé, fuori di sé”(C. de Foucauld, Scritti sprirituali, Città Nuova, VII, Roma 1975, p.110).

Ed è per questo amore che si fa strada in noi la sua luce, la luce di Gesù, secondo la sua promessa: “A chi mi ama …mi manifesterò a lui”(Cf Gv 14,21). L’amore è fonte di luce: amando si comprende di più Dio che è amore.

E questo fa sì che si ami ancora di più e si approfondisca il rapporto con i prossimi.

Questa luce, questa conoscenza amorosa di Dio è dunque il suggello, la riprova del vero amore. E la si può sperimentare in vari modi, perché in ciascuno di noi la luce assume un colore, una sua tonalità. Ma ha delle caratteristiche comuni: ci illumina sulla volontà di Dio, ci dà pace, serenità, e una comprensione sempre nuova della Parola di Dio. E’ una luce calda che ci stimola a camminare nella via della vita in modo sempre più sicuro e spedito. Quando le ombre dell’esistenza ci rendono incerto il cammino, quando addirittura fossimo bloccati dall’oscurità, questa Parola del Vangelo ci ricorderà che la luce si accende con l’amore e che basterà un gesto concreto d’amore anche piccolo (una preghiera, un sorriso, una parola), a darci quel barlume che ci permette di andare avanti.

Quando si va in bicicletta di notte, se ci si ferma si piomba nel buio, ma se ci si rimette a pedalare la dinamo darà la corrente necessaria per vedere la strada.

Così è nella vita: basta rimettere in moto l’amore, quello vero, quello che dà senza aspettarsi nulla, per riaccendere in noi la fede e la speranza.

Chiara Lubich

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