33^ GIORNATA PER LA VITA
“Educare alla pienezza della Vita”
Si comunica che il giorno
Domenica 6 febbraio 2011
- alle ore 16.00 presso la Cappella dell’Ospedale Civile di Voghera verrà recitato il Rosario per la Vita
- alle ore 18.00 presso la Parrocchia dei Padri Barnabiti sarà celebrata la S. Messa presieduta da S.E. Mons. Martino Canessa Vescovo di Tortona
“L’educazione è la sfida e il compito urgente a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo il ruolo proprio e la specifica vocazione. Auspichiamo e vogliamo impegnarci per educare alla pienezza della vita, sostenendo e facendo crescere, a partire dalle nuove generazioni, una cultura della vita che la accolga e la custodisca dal concepimento al suo termine naturale e che la favorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto. Continua a leggere
La parola di Dio fa vivere:
da 2000 anni risuona per la terra ed il cielo.
Chiesi a Dio d’esser forte
per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute
per realizzare grandi imprese:
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere
perché gli uomini avessero bisogno di me:
Egli mi ha dato l’umiliazione
perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
Mi ha lasciato la vita
perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente
di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e
quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini
nessuno possiede quello che ho io!
Nelle nostre società i re sono passati di moda,
ma l’amore di Dio rimarrà sempre
il dono regale di Dio all’uomo
Auguri di un Santo Natale
|
Comune di Voghera Commissione Comunale per le Pari Opportunità
INVITO AL CONVEGNO
“Le Vite Nascoste delle donne” |
|
Il giorno 4 dicembre 2010 alle ore 15
Al Museo Storico c/o Ex Caserma Cavalleria – Via Gramsci
Saluti delle autorità
IANNELLO Dott. Giancarlo
Direttore Sociale A.S.L. Pavia
DAGLIA Dott.ssa Annita
Ass.re Provinciale alla Solidarietà e Pari Opportunità
RONDINONE Dott.ssa Maria Carmela
Sostituto Commissario Questura di Pavia
RICCABONE Dott.ssa Ilaria
Maresciallo Carabinieri Stazione di Voghera
LOCONTE Dott.ssa Micaela
Psicoterapeuta – Ass. Famiglie Nuove
SARTORI Avv. Marco
Vice Presidente A.S.P. C. Pezzani – Consultorio La Nuova Aurora
moderatrice: DI MATTEO Dott.ssa Antonella
Presidente Provinciale Centro Italiano Femminile
Assessore alla Cultura e Pari Opportunità
Dott.ssa Marina Azzaretti
“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37)
dicembre 2010
La domanda di Maria, all’annuncio dell’Angelo: “Com’è possibile questo?” ebbe come risposta: “Nulla è impossibile a Dio” e, a riprova di ciò, le venne portato l’esempio di Elisabetta, che nella sua vecchiaia aveva concepito un figlio. Maria credette e divenne la Madre del Signore.
Dio è onnipotente: questo suo nome si incontra frequentemente nella Sacra Scrittura ed è usato quando si vuole esprimere la potenza di Dio nel benedire, nel giudicare, nel dirigere il corso degli eventi, nel realizzare i suoi disegni. Continua a leggere
«Il mondo ha bisogno di una cura di Vangelo. Ecco perché viviamo la Parola di Vita. Una sola potrebbe mutare il mondo. E tutti la possono vivere, perché Gesù è la luce per ogni uomo.»
“Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5,8)
La predicazione di Gesù si apre col discorso della montagna. Davanti al lago di Tiberiade su una collina nei pressi di Cafarnao, seduto, come usavano fare i maestri, Gesù annuncia alle folle l’uomo delle beatitudini. Più volte nell’Antico Testamento risuonava la parola “beato” e cioè l’esaltazione di colui che adempiva, nei modi più vari, la Parola del Signore.
Le beatitudini di Gesù riecheggiavano in parte quelle che i discepoli già conoscevano; ma per la prima volta essi sentivano che i puri di cuore, non solo, come cantava il Salmo, erano degni di salire sul monte del Signore , ma addirittura potevano vedere Dio. Quale era dunque quella purezza così alta da meritare tanto? Gesù l’avrebbe spiegato più volte nel corso della sua predicazione. Cerchiamo perciò di seguirlo per attingere alla fonte dell’autentica purezza.
“Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”
Anzitutto, secondo Gesù, vi è un mezzo sovrano di purificazione: “Voi siete già mondi in virtù della Parola che vi ho annunziato” . Non sono tanto degli esercizi rituali a purificare l’animo, ma la sua Parola. La Parola di Gesù non è come le parole umane. In essa è presente Cristo, come, in altro modo, è presente nell’Eucaristia. Per essa Cristo entra in noi e, finché la lasciamo agire, ci rende liberi dal peccato e quindi puri di cuore.
Dunque la purezza è frutto della Parola vissuta, di tutte quelle Parole di Gesù che ci liberano dai cosiddetti attaccamenti, nei quali necessariamente si cade, se non si ha il cuore in Dio e nei suoi insegnamenti. Essi possono riguardare le cose, le creature, se stessi. Ma se il cuore è puntato su Dio solo, tutto il resto cade.
Per riuscire in questa impresa, può essere utile, durante la giornata, ripetere a Gesù, a Dio, quell’invocazione del Salmo che dice: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene!” . Proviamo a ripeterlo spesso, e soprattutto quando i vari attaccamenti vorrebbero trascinare il nostro cuore verso quelle immagini, sentimenti e passioni che possono offuscare la visione del bene e toglierci la libertà.
Siamo portati a guardare certi cartelloni pubblicitari, a seguire certi programmi televisivi? No, diciamogli: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene” e sarà questo il primo passo che ci farà uscire da noi stessi, ri-dichiarando il nostro amore a Dio. E così avremo acquistato in purezza.
Avvertiamo a volte che una persona o un’attività si frappongono, come un ostacolo, fra noi e Dio e inquinano il nostro rapporto con Lui? E’ il momento di ripeterGli: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”. Questo ci aiuterà a purificare le nostre intenzioni e a ritrovare la libertà interiore.
“Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”
La Parola vissuta ci rende liberi e puri perché è amore. E’ l’amore che purifica, con il suo fuoco divino, le nostre intenzioni e tutto il nostro intimo, perché il “cuore” secondo la Bibbia è la sede più profonda dell’intelligenza e della volontà. Ma c’è un amore che Gesù ci comanda e che ci permette di vivere questa beatitudine. E’ l’amore reciproco, di chi è pronto a dare la vita per gli altri, sull’esempio di Gesù. Esso crea una corrente, uno scambio, un’atmosfera la cui nota dominante è proprio la trasparenza, la purezza, per la presenza di Dio che, solo, può creare in noi un cuore puro . E’ vivendo l’amore scambievole che la Parola agisce con i suoi effetti di purificazione e di santificazione.
L’individuo isolato è incapace di resistere a lungo alle sollecitazioni del mondo, mentre nell’amore vicendevole trova l’ambiente sano, capace di proteggere la sua purezza e tutta la sua autentica esistenza cristiana.
“Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.
Ed ecco il frutto di questa purezza, sempre riconquistata: si può “vedere” Dio, cioè capire la sua azione nella nostra vita e nella storia, sentire la sua voce nel cuore, cogliere la sua presenza là dove è: nei poveri, nell’Eucaristia, nella sua Parola, nella comunione fraterna, nella Chiesa. E’ un pregustare la presenza di Dio che comincia già da questa vita “camminando nella fede e non ancora in visione” fino a quando “vedremo faccia a faccia” eternamente.
Chiara Lubich
C.A.V. CENTRO DI ACCOGLIENZA ALLA VITA VOGHERESE
Sito: www.cav-voghera.it
facebook: Cav vogherese
e-mail: cavvoghera@virgilio.it
CENTRO DI ACCOGLIENZA ALLA VITA VOGHERESE
Via Mentana, 43
27058 VOGHERA
Tel. cell. 349 4026282
CHE COSA E’ IL CENTRO DI ACCOGLIENZA ALLA VITA?
E’ un servizio di volontariato a disposizione della donna che si trovi in difficoltà a causa di una maternità difficile.
CHI PUO’ RIVOLGERSI AL CENTRO DI ACCOGLIENZA ALLA VITA?
Ogni donna in una situazione difficile per la sua maternità
- la ragazza non sposata che attende un figlio
- la donna già madre che aspetta un altro bambino e ha bisogno di aiuto
Ogni donna che ha paura di un figlio, che non riesce ad accettarlo, che lo sente come un problema
“Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,39) ottobre 2010
Questa Parola la si trova già nell’Antico Testamento (2). Per rispondere ad una domanda, Gesù si inserisce nella grande tradizione profetica e rabbinica che era alla ricerca del principio unificatore della Torah, e cioè dell’insegnamento di Dio contenuto nella Bibbia. Rabbi Hillel, un suo contemporaneo, aveva detto: “Non fare al prossimo tuo ciò che è odioso a te, questa è tutta la legge. Il resto è solo spiegazione” (3). “Amerai il prossimo tuo come te stesso” Prossimo – lo dice chiaramente tutto il Vangelo – è ogni essere umano, uomo o donna, amico o nemico, al quale si deve rispetto, considerazione, stima. L’amore del prossimo è universale e personale al tempo stesso. Abbraccia tutta l’umanità e si concreta in colui-che-ti-sta-vicino. “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Sì, l’amore vero ama l’altro come se stesso. E ciò va preso alla lettera: occorre proprio vedere nell’altro un altro sé e fare all’altro quello che si farebbe a sé stessi. L’amore vero è quello che sa soffrire con chi soffre, godere con chi gode, portare i pesi altrui, che sa, come dice Paolo, farsi uno con la persona amata. E’ un amore, quindi, non solo di sentimento, o di belle parole, ma di fatti concreti.
Chiara Lubich
|
|
|
|
Loppiano 12 settembre 2010
Domenica, 12 settembre 2010, l’M.C.L. in gita con i Focolarini alla cittadella di Loppiano .
Loppiano, disposta in modo sparso su una verdissima collina toscana, è la sede internazionale del Movimento dei Focolari , fondato da Chiara Lubich.
Un posto speciale dove tutti, nella quotidianità del lavoro, dello studio, dell’ imprenditoria, della vita relazionale e sociale, cercano di vivere il Vangelo con tanto impegno perché la fragilità e le debolezze umane sono presenti in ognuno.
Ma non al punto di impedire uno stile di vita improntato alla fraternità.
Ragazzi, ragazze, operai, laureati, imprenditori, religiosi e famiglie che operano a Loppiano si muovono per muovere il mondo verso la Pace e verso
” la gioia piena “.
Visita delle strutture, contatto con giovani focolarini, S. Messa, pranzo al sacco, sosta al polo dell’ economia condivisa.
Una gita da cui nessuno è tornato a casa uguale a prima di partire .
————————————————
UN SOGNO
Ho fatto un sogno.
Era incredibile.
Era un posto fantastico.
Camminavo in pace e sereno.
L’ambiente entusiasmava.
L’atmosfera riempiva l’ anima.
Mi sentivo in pace e sereno.
Tutto era puro e leggero.
Mi sono domandato cosa potesse rendere tutto così magico.
Non ho trovato risposte.
Poi ho incontrato gente e ho capito.
Gente felice, serena.
Gente con la gioia negli occhi.
Gente che saluta e sorride.
Gente che parla con te.
Gente che s’interessa a tè ,che t’ascolta.
Gente a cui non chiedi perché dà.
Gente che dona il suo tempo
Gente che ti bacia e ti abbraccia.
Gente che ti da la mano.
Gente che non guarda chi sei,perchè sei come lei.
Gente in stato di grazia.
Gente che crea armonia .
Gente che crea benessere attorno a sé.
Allora stupito mi sono chiesto: “Che posto può mai essere questo? forse la città della Speranza?
Mi sono svegliato e ho trovato la: “CITTA’ DELLA FRATERNITA”
Ero a LOPPIANO.
“Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette” (Mt 18,22)
Settembre 2010
Gesù con queste sue parole risponde a Pietro che, dopo aver ascoltato cose meravigliose dalla sua bocca, gli ha posto questa domanda: “Signore, quante volte dovrò perdonare a mio fratello, se pecca contro di me? fino a sette volte?”. E Gesù: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”.
Pietro, probabilmente, sotto l’influenza della predicazione del Maestro, aveva pensato di lanciarsi, buono e generoso com’era, nella sua nuova linea, facendo qualcosa di eccezionale: arrivando a perdonare fino a sette volte. […]
Ma Gesù rispondendo: “…fino a settanta volte sette”, dice che per lui il perdono deve essere illimitato: occorre perdonare sempre.
“Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”.
Questa Parola fa ricordare il canto biblico di Lamech, un discendente di Adamo: “Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette” . Così inizia il dilagare dell’odio nei rapporti fra gli uomini del mondo: ingrossa come un fiume in piena.
A questo dilagare del male, Gesù oppone il perdono senza limite, incondizionato, capace di rompere il cerchio della violenza.
Il perdono è l’unica soluzione per arginare il disordine e aprire all’umanità un futuro che non sia l’autodistruzione.
“Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”.
Perdonare. Perdonare sempre. Il perdono non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà. Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l’ha commesso. Il perdono non consiste nell’affermare senza importanza ciò che è grave, o bene ciò che è male.
Il perdono non è indifferenza. Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell’accogliere il fratello e la sorella così com’è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. Il perdono consiste nel non rispondere all’offesa con l’offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” .
Il perdono consiste nell’aprire a chi ti fa del torto la possibilità d’un nuovo rapporto con te, la possibilità quindi per lui e per te di ricominciare la vita, d’aver un avvenire in cui il male non abbia l’ultima parola.
“Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”.
Come si farà allora a vivere questa Parola?
Pietro aveva chiesto a Gesù: “Quante volte dovrò perdonare a mio fratello?”.
E Gesù, rispondendo, aveva di mira, dunque, soprattutto i rapporti fra cristiani, fra membri della stessa comunità.
E’ dunque prima di tutto con gli altri fratelli e sorelle nella fede che bisogna comportarsi così: in famiglia, sul lavoro, a scuola o nella comunità di cui si fa parte.
Sappiamo quanto spesso si vuole compensare con un atto, con una parola corrispondente, l’offesa subita.
Si sa come per diversità di carattere, o per nervosismo, o per altre cause, le mancanze di amore sono frequenti fra persone che vivono insieme. Ebbene, occorre ricordare che solo un atteggiamento di perdono, sempre rinnovato, può mantenere la pace e l’unità tra fratelli.
Ci sarà sempre la tendenza a pensare ai difetti delle sorelle e dei fratelli, a ricordarsi del loro passato, a volerli diversi da come sono… Occorre far l’abitudine a vederli con occhio nuovo e nuovi loro stessi, accettandoli sempre, subito e fino in fondo, anche se non si pentono.
Si dirà: “Ma ciò è difficile”. Si capisce. Ma qui è il bello del cristianesimo. Non per nulla siamo alla sequela di Cristo che, sulla croce, ha chiesto perdono al Padre per coloro che gli avevano dato la morte, ed è risorto.
Coraggio. Iniziamo una vita così, che ci assicura una pace mai provata e tanta gioia sconosciuta.
Chiara Lubich
Commenti recenti